Chi non va mai al cinema, non sa cosa si perde». Un Nanni Moretti loquace e anche ironico ha parlato alla seconda serata del Baff, nella cornice del cinema Fratello Sole a Busto Arsizio. Dopo il benvenuto di rito da parte delle istituzioni e qualche rapida foto, il dialogo con il direttore del festival Giulio San Giorgio sul palco.
Una serata importante nella sala di via Massimo D'Azeglio, con la proiezione speciale di “Io sono un autarchico” di Moretti alla presenza del regista. Pluripremiato con la Palma d’Oro a Cannes per La stanza del figlio (2001), Orso d’Oro al Festival di Berlino per La messa è finita (1986) e autore di grandi classici come Ecce Bombo (1978) e Caro diario (1993), ha introdotto il film in cui compare, per la prima volta, il suo alter ego Michele Apicella.
Un film girato in Super8 con amici, familiari e intellettuali, tra i quali Beniamino Placido e Paolo Flores D’Arcais come attori, dopo un passaggio al Filmstudio di Roma il primo lungometraggio di Moretti uscì al cinema in 16 mm l’anno successivo. Il film è una satira lucida della cultura post-sessantottina.
«Con mezzi di oggi è più facile per un giovane regista girare e mostrare il proprio lavoro» premette Moretti. E cita le proprie influenze, parla del cinema d'autore degli anni Sessanta: «Come spettatore e regista sono legato a quel cinema lì, che rifletteva sul mezzo espressivo che stava usando. Rifletteva sul cinema ma anche sulla realtà. Prefigurava un nuovo cinema e una nuova società: nuove reazioni, un nuovo modo di lavorare».
Per quanto riguarda gli attori, rimarca come sia «una bella sfida vedere un non attore che cosa può recitare e come». Suo padre è stato coinvolto nei suoi primi film e in "Io sono un autarchico" sono tutti non attori. Anche «in Ecce Bombo mi portai dietro tanti amici non attori cercando di dare loro un po' di rigore e professionalità. Insieme c'erano anche attori di teatro a cui invece cercavo di togliere un po' di mestiere... Durante Ecce Bombo c'era una tale voglia di ridere . Raro che un film sia divertente che drammatico. A me sono venuti tutti così. E col tempo ho sentito gli attori più vicini a me».
Nel '75 scrive una sceneggiatura per esordire nel cinema vero, racconta ancora: «Dopo qualche mesi capii che nessuno mi avrebbe prodotto quel film, ma non sarei nemmeno riuscito a farla leggere in certi case di produzione. Invece di lamentarmi e di prendermela con l'industria cinematografica, capii che l'unico modo per fare dei film era continuare a girare in Super8, con i miei mezzi». Difatti, "Io sono un autarchico" è un film a basso costo rispetto a quegli anni, ma per essere in Super8 era costoso: «3,3 milioni di lire che mi feci prestare da mio padre».
Poi Bianca e La messa è finita, «in cui diversa importanza viene data alla sceneggiatura e alla trama - spiega - Mi faceva piacere se il pubblico si emozionava». Ai giovani: «Per un ragazzo o una ragazza che inizia, è importante sapere quello che si vuole ma anche quello che non si vuole da montatore, costumista, scenografi. Vedere film brutti e cominciare a formare il proprio senso critico è importante. Da giovane andavo al cinema anche per indignarmi. Chi comincia deve sapere bene quello che non gli piace per difendersi dal "mestiere" in senso deteriore».
Infine la richiesta dell'augurio al cinema di oggi: «Chi non va mai al cinema non sa cosa si perde. Io quando faccio film penso alla sala, alla proiezione al buio, a spettatori che non si conoscono. E il me spettatore influenza il me regista, e da spettatore ho stessa curiosità che avevo a 20 anni ad andare al cinema a vedere storie che mi raccontano altri. Come regista ho ancora tanta voglia immaginare storie che possono essere viste al cinema dalle persone».
A fine dibattito Moretti si ferma per qualche rapido scambio d'opinione e autografi con il pubblico di Busto.
GUARDA IL VIDEO