Basket - 23 marzo 2025, 23:09

Record societario di sconfitte di fila: è l’ennesimo fondo toccato dall’era tecnica Scola

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Con l’88-86 di Treviso la Openjobmetis 2024/2025 è riuscita a battere i 7 insuccessi consecutivi della Cimberio 2007/2008, quella che finì all’inferno. Ora le tre partite che valgono una stagione - Scafati, Cremona e Napoli - e un appello: statele vicino, perché questa Varese da sola non si salva…

Record societario di sconfitte di fila: è l’ennesimo fondo toccato dall’era tecnica Scola

Otto sconfitte consecutive: mai così male una Varese in 80 anni di storia.

Con l’88-86 registrato a Treviso la Openjobmetis di Mandole e Kastritis, ma soprattutto la Openjobmetis di Maksim Horowitz e Zach Sogolow, e - più di tutto e tutti - la Openjobmetis di Luis Scola è riuscita a battere il record di insuccessi di fila che apparteneva alla Cimberio 2007/2008, che perse 7 incontri su 7 tra la giornata numero 7 e quella numero 13 del girone d’andata.

Come finì quell’anno lo sapete tutti.

Ed è l’ennesimo fondo toccato da quest’era tecnica, che - lo ricordiamo - è riuscita anche “nell’impresa” di scrivere la quinta e la settima partita con più punti subiti di sempre, la partita casalinga con più punti subiti di sempre, la partita casalinga con il maggior scarto di punti a sfavore di sempre, la seconda partita in assoluto con il maggior scarto di punti a sfavore di sempre e pure la terza, sempre per quanto riguarda lo scarto passivo.

I due punti persi a Treviso sono tra i meno dolorosi (salvo che per una classifica che non cambia) e colpevoli di una stagione in cui spesso ci si è dovuti sportivamente vergognare di questo gruppo: da quando sulla panchina siede un allenatore degno - a livello di esperienza necessaria - di questo nome, lotta, dignità e voglia di superare i propri limiti sono tornati a essere fattori rilevabili nella compagine prealpina. Poi fa male ugualmente, non solo perché è la terza partita su quattro smarrita per strada nel finale, ma perché è uno spaccato crudo e inequivocabile di quello che è diventata questa Varese in fondo a una stagione in cui la dirigenza ha sbagliato quasi tutto lo sbagliabile, a partire dall’estate.

Un ratto del PalaVerde sarebbe stato figlio solo dell’orgoglio e degli errori altrui, perché per onestà va detto che oggi come oggi il residuato di tutti questi mesi e di tutti gli errori commessi è una squadra modestissima nella qualità offensiva e che continua a commettere peccato “dietro” (almeno a livello individuale…) nonostante la cura greca, una squadra che deve contare su giocatori che non paiono avere le spalle abbastanza larghe per uscire dal crepaccio in cui sono finiti, una squadra in cui i rinforzi presi sul mercato sono diventati inutili se non deleteri, una squadra che regala due giocatori ogni domenica agli avversari, una squadra cui manca palesemente un’ala e pure un centro, ma che anche sugli esterni - Hands e Alviti a parte - non mostra di possedere la benché minima pericolosità, quella figlia del talento, quella che può scompaginare le carte.

Una squadra che, oggi come oggi, non si vede come possa salvarsi, anche se ancora assistita da una classifica che per tutto il nugolo di formazioni sul fondo si muove con la lentezza di un bradipo.

E allora una prece, adesso che il calendario propone la resa dei conti, ovvero Scafati, Cremona e Napoli, le tre partite da dentro o fuori, due delle quali in casa: statele vicino…

Fino all’ultimo respiro, ingoiando nel gargarozzo qualsiasi desiderio di contestazione, qualsiasi segno di disappunto, qualunque voglia di mollare. 

Questa Varese non si salva da sola. E la Serie A è un bene troppo importante per non provarle tutte.

Fabio Gandini


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