«Schinaaa, Schinaaa, Schinaaa»: l'urlo di Max Airoldi in diretta radio dall'Alto Adige arriva come un tuono a Varese. Arriva e schiaffeggia. Arriva e fa ballare. Arriva e fa commuovere. Dopo 70 minuti e 12 secondi. Arriva per certificare che i Mastini sono infiniti come l'anima di uno dei loro giocatori più vincenti di sempre. Arriva dopo un overtime in cui il Caldaro avrebbe potuto arrivare in finale, se non si fosse trovato di fronte il muro di Ohanzhanian, ma arriva anche meritatamente a certificare che il Varese - nei dieci e rotti minuti di supplementare con occasioni a go go da una parte e dall'altra, e il cuore qui a scoppiarci tra le mani - aveva creato e voluto di più quest'epilogo, bloccato solo da un Rohregger forse ancor più gigantesco di Oggy.
Volevano tornare a Varese e ce l'hanno fatta: avevamo titolato così dopo gara 6 vinta qui nell'anno del double e, oggi, solo per rispetto a quanto fatto dal numero 3 giallonero, piombato come un falco davanti alla porta per segnare un altro dei suoi gol della vita, spostiamo semplicemente una riga più in basso questa formula. Che rimane magica, come il cuore degli uomini che indossano questa maglia - che non sono professionisti, come qualcuno li vorrebbe, ma restano semplicemente uomini che lavorano, soffrono, vivono, sbagliano e vincono - e in quell'abbraccio finale che vedete in fotografia. In quell'abbraccio ci siamo dentro tutti (il carro non è di chi ci sta sopra, ma di chi lo ha sempre spinto). E sabato saremo tutti al nostro posto di battaglia: se c'è una squadra al mondo che può arrivare alla bella, quella squadra si chiama Varese.
III° Atto - Resistere, resistere, resistere
Dopo aver dato tanto, più degli avversari, per due periodi i Mastini si complicano la vita con due penalità (una è figlia di un'ingenuità di Matonti che getta fuori volontariamente il disco dalla pista) che li costringono a soffrire in quattro contro cinque. Ma il Varese si stringe e si salva, mentre c'è chi continua a non capire, o forse capisce benissimo, da che parte tira il metro arbitrale (la seconda penalità a Erik Mazzacane poteva essere doppia, visto che s'aggancia con un altoatesino). L'urlo "Va-re-se, Va-re-se" della cinquantina di cuori gialloneri serve a resistere fino all'overtime, con batticuore aggiuntivo nel finale: Erik Mazzacane salva un gol fatto, poi Perino in contropiede mette fuori.
II° Atto - Orgoglio, vantaggio e rabbia
Ripresa piena zeppa di orgoglio giallonero, penalità che dovevano essere fischiate e non lo sono, sempre a senso unico (i fallacci su Schina e Marcello Borghi vengono tollerati, mentre Piroso viene mandato in panca puniti per nulla), power play non sfruttati dal Varese (3) finché al quarto tentativo in superiorità gli ospiti sfondano il muro Rohregger - il migliore dei suoi - con il meritatissimo pari segnato da Kuronen dopo il miracoloso intervento del portiere di casa su Makinen. Lì si vede la voglia di vincere del Varese, con il killer Tilaro che, come ai bei tempi di un anno fa, colpisce sotto misura su assist di Michael Mazzacane dopo un'azione aperta da Ghiglione. Dal vantaggio in avanti sale in cattedra Ohandzhanian, che salva tutto più volte finché un disco regalato in uscita (come già accaduto in gara 1 e gara 2), stavolta da Ghiglione, manda in porta il feroce contropiede di Maximilian Soelva che timbra il 2-2.
I° Atto - C'è chi sbaglia i gol e chi li fa
Il Varese nel primo tempo crea almeno 6-7 nitidissime occasioni per il vantaggio ma fallisce il bersaglio, mentre il Caldaro, che ne ha sulla stecca appena un paio, una la capitalizza, ovviamente in power play (anche i gialloneri ne hanno a disposizione un paio, ma finiscono nel nulla) con De Donà che spara da sei metri sotto la traversa fulminando Ohandzhanian. È la dura legge del cinismo, anche se la penalità da cui nasce l'1-0 è del tutto inventata (Marcello Borghi sfiora un altoatesino e si becca due minuti per carica scorretta).
Prima e dopo - Edo, dovrai aspettare ancora prima di lasciarci...
Varese senza Bertin ma con i soliti, puntualissimi cambi: stavolta Perino è in prima al posto di Ghiglione (scende in terza), mentre Piroso parte in seconda con Vanetti e Marcello Borghi, e Raimondi, che è entrato in pista come un ragazzino quando è stato chiamato in causa, è in quarta e dovrà aspettare almeno fino a sabato se vorrà dirci addio. A modo suo, a modo nostro.
Caldaro-Varese 2-3 all'overtime (1-0, 1-2, 0-0, 0-1)
Reti: 15' De Donà (Felderer, Vinatzer) in sup. 1-0; 29'11" Kuronen (Makinen, Marcello Borghi) in sup. 1-1, 31'22" Tilaro (M.Mazzacane, Ghiglione) 1-2, 38'33" Maximiliam Soelva (Jonas Oberrauch, Vinatzer) 2-2; 70'12" Schina (Tilaro, Perino) 2-3
Caldaro: Rohregger (Cerato); Massar, Michael Soelva, Siiki, Wieser, Marko Virtala; Clericuzio, Valentini, Selva, Maximiliam Soelva, Jonas Oberrauch; Reffo, Schoepfer, De Donà, Vinatzer, Felderer; Anderlan, Oberhuber, Erschbamer, Bastian Andergassen, Max Oberrauch. Coach: Teemu Virtala.
Varese: Ohandzhanian (Filippo Matonti); Makinen, Crivellari, Perino, Kuronen, Franchini; Matonti, Raskin, Piroso, Vanetti, Marcello Borghi; Schina, Erik Mazzacane, Ghiglione, Michael Mazzacane, Tilaro; Fanelli, Raimondi, Allevato, Pietro Borghi. Coach: Gaber Glavic.
Arbitri: Andrea Benvegnù, Mirco Fabrizio Da Pian (Fabrizio De Toni, Andrea Rivis) Note - Tiri Cal 33, Va 26. Penalità Cal 8', Va 12'.
Semifinali - Al meglio delle cinque gare
Gara 3: Caldaro-Varese 2-3 all'overtime (serie: 1-2), Aosta-Feltre 6-4 con tripletta di Christian Buono (serie: 3-0 e Aosta in finale)
Gara 4 (sabato 22 marzo): Varese-Caldaro (18.30)
Eventuale gara 5 (martedì 25 marzo): Caldaro-Varese (20.30)