Hockey - 18 marzo 2025, 23:53

Caldaro più forte, spirito giallonero svuotato (2-3). Il nostro Mvp? Alex Bertin

Gli altoatesini vincono anche gara 2 e giovedì alla Raiffeisen Arena possono approdare in finale. Schina prova a riaprire i giochi a poco più di due minuti dalla fine e per poco non segna anche il 3-3 sulla sirena, ma è stata una fiammata. Glavic va avanti fino in fondo sulla sua strada. Che noi non abbiamo ancora capito

Gaber Glavic furioso in panchina: ma con chi? (Fotografia Galbiati)

Gaber Glavic furioso in panchina: ma con chi? (Fotografia Galbiati)

Mvp? Alex Bertin.

Lui chi è. È il Caldaro ed è più forte, ma lo sapevano anche i sassi tranne chi disse, prima della final four di Coppa Italia, di sapere come batterlo. Se accettassimo lo 0-2 nella serie di semifinale e il 2-3 di gara 2, che il Varese ha riaperto solo negli ultimi tre minuti con il gol di Schina dopo che Glavic si era finalmente deciso a togliere il portiere e, poi, quasi pareggiato sulla sirena con lo stesso numero 3, dicendo solo che il Caldaro è più forte non saremmo Mastini, ma perdenti. E, visto che non lo siamo e non vogliamo esserlo, diciamo che la forza del Caldaro inizia dove finisce la debolezza del Varese e che se i Mastini venissero eliminati in semifinale dopo esserlo stati allo stesso identico punto in Coppa, dovrebbero accettare il risultato ma non potrebbero essere soddisfatti della stagione, tutt'altro.

Lui chi è, ma chi siamo noi? Una squadra che ha creduto di poter vincere solo nel primo tempo di gara 1 e negli ultimi 2'24" di gara 2 e che ha mostrato il vero spirito dei Mastini solo a lampi: uno spirito normalizzato o, in parte, svuotato, e comunque incanalato su binari che alla vigilia di gara 3 lasciano in mano ben poco, perché giovani, stranieri e allenatore non paiono aver conquistato un futuro da protagonisti con questa maglia e, comunque, non valgono il prezzo di un gruppo storico troppo presto messo in discussione, sballottato in retrovia o in tribuna, come nell'immagine tristissima, almeno per noi che viviamo di passione e sentimento, ma anche di buonsenso, di Alex Bertin inchiodato all'ultimo posto della panchina anche stasera, come se non avesse più nulla da dire o da dare (noi pensiamo esattamente il contrario, visto che è l'unico giocatore della rosa capace di mettere sotto fisicamente i corazzieri del Caldaro).   

Se l'obiettivo di Glavic era solo quello di dare spazio ai nuovi al posto dei vecchi, al di là di tutto e tutti, e non può che essere così dopo aver visto in penalty killing prima Matonti, Raskin, Tilaro e Allevato, poi Ghiglione, Makinen, Kuronen e Crivellari - quando se devi giocarti la vita da Mastino hai solo da schierare Vanetti, Borghi, Piroso e Schina, senza se e senza ma - allora il traguardo è raggiunto: ora sappiamo esattamente cosa ci aspetta l'anno prossimo. Buona fortuna. 

Se uno vale uno, ma così non è se la linea Raskin-Matonti è intoccabile (il primo perde il disco da cui nasce il primo gol avversario, come già accaduto in più occasioni), se i giocatori migliori misteriosamente non giocano in prima linea, da dove è stato levato Piroso - il primo ad avere riacceso il fuoco giallonero - e se si cambiano linee ad ogni partita come se fossimo in NHL e non nell'umile e piccola IHL, dove si vince con continuità, regolarità, poche idee ma ben chiare, l'obiettivo di Glavic è stato centrato. Quale obiettivo? Capendo che gli avversari sono evidentemente troppo forti, lo sloveno deve aver pensato a fare test ed esperimenti per il futuro, con i suoi dettami e i suoi uomini messi sempre su un piano superiore a chicchessia, compreso lo spirito del posto in cui si trova e chi lo rappresenta. Bastava dirlo subito, invece di dipingerlo come un santone vincente sforna talenti.

Avranno pensato la stessa cosa il Caldaro e il trentanovenne Marko Virtala, quando quest'ultimo è andato a protestare per un presunto bastone alto di Piroso sul primo gol giallonero strappato con orgoglio, attributi e fortuna nel terzo periodo dopo la coltellata di Wieser dello 0-3? O, magari, senza lo spirito di quel trentanovenne il Caldaro non avrebbe un piede e mezzo nella seconda finale stagionale?

Fuoco fuochino

La fortuna aiuta gli audaci, e così sullo 0-2 si mette di traverso al tiro a porta vuota di Kuronen sulla sirena del secondo periodo, ingigantendo quel minuscolo palo su cui si schianta il disco scagliato dall'attaccante che di fare gol non ne ha mai voluto sapere. Prima è Ohandzhanian a tenere in piedi con due parate fantastiche su Solva e Siiki la baracca di un Varese timido, spaesato e, ovviamente, svuotato finché emerge un po' di orgoglio nel finale di tempo con un simil assedio, due occasioni di Michael Mazzacane e il palo sopra citato. Troppo poco per tornare in partita.  

Svuotati, parte II

L'avvio di gara 2 pare una prosecuzione del 7-1 subito in Coppa: squadra priva di idee e di quello spirito giallonero indomabile che fino alla scorsa stagione era un marchio di fabbrica e, così, nel marasma dei cambi di linea che imperversano da inizio stagione, con giocatori che dalla terza o quarta linea si trovano improvvisamente in prima, e viceversa, mentre gli intoccabili restano intoccabili anche quando sono impalpabili, il Caldaro colpisce con facilità irrisoria e in 8 minuti spiana il primo tempo. Prima con Siiki in velocità dopo un disco perso, ovviamente, da Raskin, che continua a giocare perfino in power play, poi con un assalto Clericuzio-De Donà per il raddoppio. Dopo ci sono soltanto i power play inconcludenti, anche in 5 contro 3, ed errori capitali nelle poche occasioni offensive (quello che deve essere il sosia di Makinen, arrivato cotto al finale di stagione dopo aver pattinato e girovagato sul ghiaccio come una trottola per mesi, spara fuori davanti alla porta, mentre Franchini viene murato da Rohregger). La fiammata d'orgoglio giallonero nel finale non cancella ciò che c'è stato prima. 

Varese-Caldaro 2-3 (0-2, 0-0, 2-1)
Reti: 3'07" Siiki (Wieser) 0-1, 8'15" Clericuzio (Felderer, Valentini) 0-2; 44'36" Wieser (Soelva, Virtala) 0-3, 48'37" Piroso (M.Borghi, Kuronen) in sup. 1-3, 57'37" Schina (Makinen, M.Borghi) 2-3
Varese: Ohandzhanian (Filippo Matonti); Makinen, Crivellari, Franchini, Kuronen, Ghiglione; Schina, Raskin, Marcello Borghi, Vanetti, Perino; Marco Matonti, Erik Mazzacane, Piroso, Michael Mazzacane, Tilaro; Bertin, Allevato, Pietro Borghi. Coach: Gaber Glavic. 
Caldaro: Rohregger (Andergassen); Massar, Michael Soelva, Siiki, Wieser, Marko Virtala; Clericuzio, Valentini, Selva, Maximiliam Soelva, Jonas Oberrauch; Reffo, Schoepfer, De Donà, Vinatzer, Felderer; Bianco, Anderlan, Erschbamer, Bastian Andergassen, Max Oberrauch. Coach: Teemu Virtala.
Arbitri: Jeremy Bassani, Simone Soraperra (Thomas Formaioni, Riccardo Pignatti) Note - Tiri Va 28, Cal 35. Penalità Va 8', Cal 10'. Spettatori: 910.

Semifinali - Al meglio delle cinque gare
Gara 2: Varese-Caldaro 2-3 (serie: 0-2), Feltre-Aosta 2-4 (serie: 0-2)
Gara 3 (giovedì 20 marzo): Caldaro-Varese (20.30), Aosta-Feltre (20)
Eventuale gara 4 (sabato 22 marzo): Varese-Caldaro (18.30), Feltre-Aosta (19.30)
Eventuale gara 5 (martedì 25 marzo): Caldaro-Varese (20.30), Aosta-Feltre (20)

Andrea Confalonieri


Vuoi rimanere informato sui Mastini Varese e dire la tua?
Iscriviti al nostro servizio gratuito! Ecco come fare:
- aggiungere alla lista di contatti WhatsApp il numero 0039 340 4631748
- inviare un messaggio con il testo MASTINI VARESE
- la doppia spunta conferma la ricezione della richiesta.
I messaggi saranno inviati in modalità broadcast, quindi nessun iscritto potrà vedere i contatti altrui, il vostro anonimato è garantito rispetto a chiunque altro.
VareseNoi.it li utilizzerà solo per le finalità di questo servizio e non li condividerà con nessun altro.
Per disattivare il servizio, basta inviare in qualunque momento un messaggio WhatsApp con testo STOP MASTINI VARESE sempre al numero 0039 340 4631748.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU