Lo strapotere fisico e difensivo di Reggio Emilia ci uccide qualsiasi fantasia questa sera, ora che ci tocca prendere “la penna” in mano.
Avversaria indigesta se ce n’è una per Varese, con le sue torri corpulente e verticali sotto canestro, con le sue ali fisiche ma duttili, con le sue guardione che soffiano come dei mastini napoletani cui hanno tolto un osso da sotto il naso, la batte con la stessa perentorietà dell’andata, almeno nella sostanza.
Le uniche differenze si sono rinvenute nello spirito e nella disciplina dei biancorossi, fratelli difensivi di quelli che per un pelo non sbancavano la Trapani che ieri ha riscritto contro Trieste il libro dei record della pallacanestro italiana e che sono arrivati a un fallo non commesso dall’espugnare Casale Monferrato. Ma stavolta mettere ogni goccia del proprio sudore nel tentativo di proteggere il canestro amico, però, non è bastato, fondamentalmente per due ragioni.
La prima è che la Openjobmetis odierna non è stata all’altezza del compito offensivo richiesto, producendo nei numeri e negli occhi una delle prove peggiori del campionato. Mani gelate, troppi palleggi, pochissime incursioni a canestro, non poche palle perse e, in generale, scarsissima pericolosità, oltre alla risaputa mono-dimensionalità. Merito di Reggio, certo, ma l’impressione più preoccupante la dà la ricognizione dell’impalpabile dose di talento residuo in casa prealpina.
E allora, rivoltata come un calzino la retroguardia, sarà possibile sistemare anche l’attacco, in un deserto in cui solo Hands è in grado di tirare fuori giocate estemporanee? E che alternative ha questo gruppo alle giornate balisticamente asciutte o alle difese aggressive? E come si combina tutto questo con l’atavica mancanza di chili e centimetri?
Quanto pesano i peccati originali…
Qui arriviamo alla seconda ragione: è troppo difficile far diventare tonda una compagine costruita quadrata. Kastritis è entrato nelle vene di Librizzi e sodali - si vede, si sente, si apprezza - ma Varese ogni domenica da ottobre a oggi sta regalando a chi la incontra un’ala forte come ruolo vorrebbe, un centro di esperienza, una guardia un po’ più pesante…
I voli pindarici del Moreyball, che ha dettato in maniera sconsiderata il mercato estivo, si stanno facendo insomma maledettamente sentire e si uniscono all’estrema difficoltà di trovare un sostituto al rinnegato Johnson, figlia dei visti finiti a novembre, altro errore enorme, decisivo, tramortente.
Il dio del basket non voglia, ma un’inopinata retrocessione sarebbe tutta qui, in queste “mele rubate” quando tutto era ancora possibile.
Ora non lo è più.