Territorio - 15 marzo 2025, 15:41

«Tra turni di lavoro massacranti, stipendi bassi, aggressioni e "fuga" in Svizzera, i giovani oggi non vogliono più fare gli infermieri»

Intervista a tutto campo con il segretario territoriale del sindacato Nursind Varese Salvatore Ferro e con quello amministrativo Vito Michele Antonucci sui temi d'attualità per difendere e rilanciare la professione infermieristica: «Gli infermieri vivono una costante situazione di stress e frustrazione, sempre più professionisti abbandonano il cosiddetto posto fisso per dedicarsi alla libera professione. Vanno costituiti sportelli psicologici gratuiti, le aziende devono costituirsi parte civile per i dipendenti vittime di aggressioni»

Il segretario territorio di Nursind Varese Salvatore Ferro e il segretario amministrativo Vito Michele Antonucci

Il segretario territorio di Nursind Varese Salvatore Ferro e il segretario amministrativo Vito Michele Antonucci

Essere e fare gli infermieri oggi, tra tante criticità come gli stipendi bassi, turni massacranti, aggressioni subite e proposte per migliorare le condizioni di una professione fondamentale dalla quale però i giovani si stanno allontanando sempre di più.

Di tutto questo e altro abbiamo parlato con Salvatore Ferro e Vito Michele Antonucci, rispettivamente segretario territoriale e segretario amministrativo del sindacato Nursind Varese. 

Cosa significa oggi essere e svolgere la professione di infermiere?

Riteniamo che mai come adesso in un’ottica di ripensamento del Servizio Sanitario Nazionale occorrano azioni concrete volte a potenziare e a tutelare le professioni infermieristiche: sebbene quella dell’infermiere sia una professionalità ampiamente riconosciuta dai pazienti, essa sconta alcune criticità che stanno letteralmente allontanando le nuove generazioni dall’intraprendere questa carriera, a partire dalle condizioni di lavoro e dagli stipendi, combinati a un gravoso carico di responsabilità.

Quali sono i problemi più urgenti che stanno vivendo in questo periodo storico gli infermieri?

La carenza di personale si fa sempre più grave e risulta impossibile reclutare personale qualificato in numero adeguato a rispondere alle necessità del momento, nonostante numerosi concorsi espletati e avvisi vari. In questa condizione il carico risulta essere più pesante per chi lavora nei reparti di degenza. Il monte ore dovuto non sempre viene rispettato e sempre più spesso il personale deve saltare qualche riposo per coprire le criticità del momento. A questo impegno aggiuntivo non sempre viene riconosciuto il giusto valore economico. Il personale infermieristico che lavora nel SSN ha un età media di 55 anni e molti hanno limitazioni/prescrizioni dal medico competente. In alcuni casi l’infermiere deve sopperire alle carenze di altre figure come se fosse un factotum (demansionamento).

I giovani oggi vogliono ancora svolgere la professione di infermiere?

Per effetto di questi fattori ed altri la professione sta attirando sempre meno giovani. Basti pensare che nel 2020 il numero di laureati in medicina supera quello degli infermieri. I dati relativi alle iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica sono in costante diminuzione, con casi nel Nord Italia in cui le domande sono inferiori ai posti disponibili (evento unico tra tutte le professioni sanitarie). Il numero di laureati in infermieristica nel 2022 è stato di 16,4 per 1000 abitanti rispetto alla media OCSE di 44,9, delineando uno scenario futuro di insostenibilità. Allo stesso tempo, la domanda di assistenza per la gestione della cronicità e fragilità è destinata a crescere continuamente. Sempre meno infermieri determina un eccessivo carico di lavoro. Altra piaga emergente è quella delle aggressioni sia fisiche che verbali, soprattutto nei pronto soccorso. Questo fenomeno mette a dura prova il personale che già in condizioni normali lavora costantemente sotto stress per affrontare le urgenze sanitarie.

Quali sono le proposte del sindacato Nursind per risolvere tutti questi problemi?

Importante è l'adeguamento degli stipendi e delle indennità di turno che sono parte integrante dello stesso. Riconoscimento economico della formazione post-base, turni che rispettano un’adeguata programmazione vita/lavoro. Assicurare almeno due week end liberi per permettere di avere anche una vita sociale al di fuori del contesto lavorativo, specie per i più giovani. Lavoro notturno adeguatamente remunerato o in alternativa che faccia maturare ore aggiuntive da usare come riposi compensativi. La maggior parte degli infermieri che lavorano a turni prediligono la notte singola per permettere un giusto recupero psicofisico. Per i più anziani esclusione a richiesta dell’attività notturna e delle pronte diponibilità.

Quali altri soluzioni chiedete?

Proponiamo anche la costituzione dello sportello psicologico gratuito per arginare il problema del burnout e dell’abbandono della professione, nonché supportare i dipendenti vittime di aggressioni. Inoltre richiediamo per le aziende obbligo di costituirsi parte civile considerato che anche la giurisprudenza inizia a rivalersi nei confronti dei datori di lavoro. Sostegno ai genitori per la gestione dei figli piccoli attraverso asili nido aziendali e baby parking. Riconoscimento dei buoni pasto a tutti i lavoratori che non possono usufruire del  servizio mensa per ogni turno di lavoro (mattino, pomeriggio e notte).

Un problema sentito e urgente nei territori di confine come la provincia di Varese è quella della "fuga" di lavoratori in Svizzera e gli infermieri non fanno eccezione vero?

Il problema della fuga degli Infermieri è legato essenzialmente agli stipendi offerti aldilà del confine. Stipendio che diventa molto competitivo per i colleghi che hanno lo status di frontaliere. I 5000 franchi circa offerti in Svizzera sono alquanto allettanti ed è questo il motivo principale della fuga dei nostri infermieri. Oltre agli stipendi ottimi per i frontalieri si registra un carico di lavoro molto più sostenibile e un percorso di carriera che valorizza il merito. Molti infermieri tornerebbero in Italia se ci fosse uno stipendio di almeno 2600 netti e una giusta valorizzazione delle competenze acquisite (master, specialistiche cliniche). La doppia tassazione non ha fermato questo esodo e mentre gli ospedali si svuotano gli infermieri del SSN aspettano invano l’indennità di confine che doveva rappresentare un incentivo economico per evitare la fuga di massa. La Svizzera avrà sempre più bisogno di infermieri stranieri in futuro e, secondo noi, nonostante la doppia tassazione, saprà come colmare questo divario economico rispetto ai vecchi frontalieri per attirarne di nuovi.

Un altro tema sul tavolo è quella della formazione degli infermieri. 

La formazione post base offre un’ampia offerta formativa ma i corsi sono sempre a totale carico del professionista. Per alcuni master non è previsto in automatico un giusto riconoscimento economico dopo l’acquisizione del titolo. Sarebbe più produttivo organizzare formazione sul campo in base al proprio contesto lavorativo. Secondo noi la formazione dovrebbe avere una traccia scritta delle competenze acquisite in modo da certificare la completa autonomia del professionista in un dato reparto. La formazione sul campo dovrebbe essere oggettivabile anche quando si introducono nuove apparecchiature elettromedicali o presidi che richiedono una conoscenza approfondita per la loro gestione in completa autonomia.

In conclusione, come possiamo definire la situazione lavorativa degli infermieri di oggi?

In molte occasioni le istanze degli infermieri/ostetriche vengono ignorate dalle Direzioni e sempre più spesso il sindacato deve ricorrere al Giudice del lavoro per veder riconosciuti taluni diritti. Questa condizione crea una frustrazione tra i lavoratori che li allontanano dal SSN per guardarsi in giro. Sempre più professionisti decidono di abbandonare il cosiddetto posto fisso per dedicarsi alla libera professione. Welfare aziendale assente e in molte aziende i lavoratori devono pure pagarsi il posteggio per poter lavorare. A proposito di diritti negati che allontanano i lavoratori dal SSN. Facciamo  presente che è del Nursind Varese la recente vittoria per il riconoscimento del cosiddetto "buono pasto" a favore di un gruppo di lavoratori in servizio presso Asst Valle Olona e siamo in attesa della pronuncia del giudice del lavoro competente per quanto riguarda l'Asst Sette Laghi.

Matteo Fontana

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