Noi tifosi del Varese a un certo punto, quando soffiava il vento e urlava la tempesta, ci eravamo sempre aggrappati all'anima dei senatori e delle bandiere giallonere ma oggi, visto il ruolo sempre più marginale a loro concesso e di fronte a una prima linea da questo punto di vista irriconoscibile nella capacità di entrare nel nostro cuore, non possiamo più farlo. E, quindi, chiediamoci cosa è successo.
Faremmo un torto ai tifosi del Varese che si sono radunati dietro le balaustre e sono rimasti in piedi ad applaudire comunque la squadra al giro finale se scrivessimo soltanto che questo 6-1 subito dal Feltre chiude il discorso terzo posto e mostra un'inferiorità a tratti oceanica e inquietante, nella sua normalità, dei Mastini apparsi stanchi, quasi esausti, pieni di fili staccati speriamo solo nelle reti regalate, nelle penalità ingenue, nei gol sbattuti sul palo (quattro alla fine). E lo faremmo ancora più grande se non lasciassimo alcuna speranza in vista delle final four dicendo che la prima linea Korkiakoski-Foltin-Kadlec (quest'ultimo è senz'ombra di dubbio il giocatore più forte del campionato visto contro i gialloneri) ha letteralmente fatto a pezzi ogni possibile resistenza della squadra di Glavic.
Equivarrebbe inoltre a una pugnalata nel cuore ammettere che, in via Albani, mai avevamo visto un gruppo incapace di aggrapparsi a qualunque cosa, e a qualunque uomo, anche a quelli simbolo, per provare a resistere all'onda feltrina, montante, spietata, travolgente, e che questo è probabilmente il peggior Varese, o il più remissivo che è peggio, dell'era Glavic, ma anche di quella Czarnecki, Devèze e Da Rin (forse solo un paio di sconfitte a Como gli si avvicinano), per non aver lasciato quasi traccia di sé nei 60 minuti, a parte quei quattro pali - ma siamo certi che se quei tiri fossero stati scoccati dalla prima linea ospite avrebbero spaccato la rete e non i legni - e il pareggio momentaneo di Franchini a inizio secondo tempo. Ma farebbe ancor più male dire che la differenza tra Feltre e Varese, anzi tra la prima linea e gli stranieri del Feltre e il Varese, ora, è questa.
E, allora, pur avendo detto tutto ciò per onestà intellettuale (dentro di noi pensiamo in realtà che il problema, se non è emersa l'anima indistruttibile della squadra, sia ben altro e cioè legato al fatto che quest'anima è sempre più ai margini, divisa tra prima e terza linea in un caso, sempre più confinata nelle retrovie o persino in quarta, come accadeva con Piroso prima dell'infortunio, oppure perfino non più a Varese, sacrificata sull'altare dell'impetuoso e travolgente, in ogni senso, vento dell'est), dobbiamo aggiungere che se questo stesso Varese aveva messo in scacco l'Aosta, battuto due volte il Caldaro, rivaleggiato con tutti - pur salvato spesso da Filippo Matonti, Perla e stasera solo a sprazzi dal povero Ohandzhanian - ed era riuscito a regalare un posto da protagonisti ai giovani, ai neoacquisti, a Kuronen e Makinen, non può che essere stata una questione fisica, o psicofisica, a giustificare questo tracollo.
Non possono essere stati che l'intensità e l'energia caricati, o scaricati, dall'infallibile sistema Glavic, l'unico che può davvero rispondere di quanto abbiamo "ammirato" stasera, in vista delle final four alla base di questo passaggio a vuoto clamoroso. Il mirino di colui che tutto vede e prevede da mesi, in piedi sulla sua panchina, era ed è puntato solo sull'arrivare in fondo tra due settimane, a costo di andare a fondo oggi.
Gli strafalcioni visti in fase difensiva, anche da parte di chi non ne commette mai o lo fa raramente, l'incapacità di fare male davanti alla gabbia avversaria, l'impossibilità di individuare un Mvp giallonero (mentre è stato molto facile farlo con Kadlec), il mare piatto o fuori - la sfortuna e la fortuna sono figli della ferocia o della normalità con cui si affrontano le partite - devono essere stati certamente conseguenza di ciò che proveremo a essere ancora nella semifinale con il Caldaro e proprio questo 1-6 saprà certamene unire, ribaltare e vendicare tutto ciò che abbiamo visto. Forse o anche senza forse.
Sperando di aver fatto contenti o scontenti tutti, e aggiungendo di non dover scrivere poco più di nulla di un terzo tempo mai giocato, finito 0-3 e dominato da Satana Kadlec e dai suoi diavoli, possiamo solo aggiungere che ci attendiamo una reazione poderosa dai Mastini, anzi speriamo che tutto quanto enunciato possa favorirla, a costo di andare in giro al palaghiaccio con un mirino stampato sulla fronte.
Secondo periodo marchiato a fuoco dai soliti noti, anche se il mago Franchini dopo 14 secondi appare e colpisce in 5 contro 3 con disco imprendibile da sinistra a destra nell'angolino per l'1-1. Ma Kadlec è mostruoso e, insieme ai suoi due degni alleati Korkiakoski e Foltin, fa impazzire Ohandzhanian, che salva i suoi (con gambale alzato in spaccata, con la pinza e il braccio allungato come un elastico), prima del patatrac. Disco regalato a metà pista e il Feltre, come in occasione del primo gol, colpisce impietosamente con Zampieri (1-2). Poi una serie di penalità subite fiacca la resistenza del Varese, che comunque resiste in 4 per 4 minuti consecutivi, prima di un nuovo segnale nefasto: Vanetti colpisce il palo interno (è il secondo della serata) prima del tris capolavoro ospite. Kadlec, invece, colpisce al volo dopo un'azione condotta a velocità supersonica dalla linea dei sogni. C'è tempo solo per la rabbia. Perino due volte è solo: nella prima non dà il disco per un facile gol, nel seconda scarta anche Manfroi che, poi, di bastone impedisce una rete fatta. A parti inverse, il Feltre avrebbe segnato sempre e qui sta la differenza.
Primo tempo? Linea illegale (che sta sul ghiaccio tantissimo)-Mastini normali 1-0. Primo disco della serata regalato per il contropiede micidiale di Kadlec che mette davanti alla porta al gemello Korkiakoski, insaccare è un gioco da ragazzi: un'occasione, un gol mentre sua maestà Foltin osserva compiaciuto i compagni. Poi, nel nostro personale tabellino, c'è scritto che il pari sarebbe stato più giusto perché se il portiere ucraino Ohandzhanyan salva due volte il Varese, nel conto c'è un palo clamoroso di Tilaro con il puck che poi, invece di entrare, danza sulla linea e qualche buon assalto.
Sfortunati o svuotati, qui sta il dilemma.
Varese-Feltre 1-6 (0-1, 1-2, 0-3)
Reti: 6'22" Korkiakoski (Kadlec) 0-1; 20’14” Franchini (Borghi M., Makinen) in doppia sup., 27’14” Zampieri 1-2, 37’57” Lytvynov (Kadlec, Korkiakoski) 1-3; 41'12" Kadlec (Foltin, Korkiakoski) 1-4, 49’33” Da Forno (Longhini) 1-5, 51’11” Foltin (Kadlec, Lytvynov) 1-6
Varese: Ohandzhanian (Matonti F.); Makinen, Raskin, Ghiglione, Kuronen, Borghi M.; Matonti M., Schina, Mazzacane M., Perino, Franchini; Bertin, Crivellari, Raimondi, Vanetti, Tilaro; Mazzacane E., Borghi P., Allevato, Fornasetti. All. Glavic.
Feltre: Manfroi (Bortoli); De Giacinto, Atamanchuk, Zampieri, Dall’Agnol L., Dall’Agnol M.; Lytvynov, Geronazzo, Foltin, Korkiakoski, Kadlec; Damin, Voulfson, Longhini, Broch, Da Forno; Simionato, Forato, Sperandio. All. Ekrt.
Arbitri: Alessio Bedana, Patrick Theo Gruber (Andreas Bicciato, Matteo De Cristofaro) Note - Tiri Va 43, Fe 32. Penalità Va 8', Fe 10'. Spettatori: 987.
Master Round
Prima di ritorno
Varese-Feltre 1-6, Appiano-Caldaro 1-4, Aosta-Alleghe 3-2.
Classifica
Caldaro 39 punti. Aosta 32. Feltre 28. Varese 25. Alleghe 16. Appiano 13.
Seconda di ritorno
Venerdì 31 gennaio, 20.30: Feltre-Appiano
Sabato 1° febbraio: Caldaro-Aosta (19.30), Alleghe-Varese (20.30)
Le altre gare giallonere del ritorno: Varese-Appiano (sabato 15 febbraio, 18.30), Aosta-Varese (giovedì 20 febbraio, 20), Varese-Caldaro (sabato 22 febbraio, 18.30).
Qualification Round (le prime due ai quarti playoff)
Settima giornata
Bressanone-Como 2-0, Valpellice-Dobbiaco 5-3, Fassa-Pergine 5-3. Riposo: Fiemme
Ottava giornata
Giovedì 30 (20.30): Pergine-Bressanone, Valpellice-Fiemme, Fassa-Dobbiaco. Riposo: Como
Classifica
Fassa 25 punti. Fiemme 24. Valpellice 21. Dobbiaco 19. Pergine 16. Bressanone 7. Como 4.