Quando è difficile aggrapparci solo al presente e a chi crede che i conti si facciano soltanto con il qui e ora, o che il nome sulla maglia e sotto l'articolo, così come il grande cuore che batte nel petto, possano essere sostituiti con quelli di chiunque altro, ci guardiamo dentro e indietro.
E ritroviamo l'immagine della Meranarena con quella final four di Coppa Italia che rappresenta la prima volta dai tempi della finale scudetto tra Shimano e Bolzano in cui il popolo giallonero tornò in massa in Alto Adige, come poi sarebbe accaduto sempre più spesso. Chiudiamo gli occhi e ascoltiamo la voce dell'emozione che ci riporta a gara 4 dei quarti persa con l'Appiano nel marzo 2019 in un palaghiaccio ancora gelido ma mai così pieno per un'altra svolta, stavolta casalinga, nel riconquistare l'amore della gente (quella fu la scintilla da cui nacque la certezza di poter tornare grandi), alle macchinate con cui Andrea Vanetti e compagni tornavano da soli da Como e dall'Agorà non solo per le partite ma anche per gli allenamenti, esuli per anni da via Albani e sostenuti esclusivamente da passione e cuore. E poi, facendo di nuovo macchina avanti nel tempo, ecco i lanciatissimi Mastini 2020 del Pastore Tedesco approdati in semifinale (quella, a nostro avviso, fu la squadra più forte di questi anni: sarebbe arrivata al titolo senza lo stop del campionato) in un palaghiaccio deserto per via del Covid, dopo aver battuto il Caldaro in gara 3 davanti alle telecamere e alla diretta di VareseNoi, che stabilì grazie a tutti voi il record di pubblico in diretta per l'hockey varesino dai tempi del 1995, con diecimila persone incollate allo schermo quella sera o in differita, rinchiuse in casa ma con un cuore grande così che batteva per quegli uomini guidati da Da Rin, simbolo vincente di una città ferita.
Acqua passata non macina più, forse, e dovrà certamente lasciare spazio al futuro, ma senza ricordare da dove veniamo non capiremo mai dove arrivare: senza il sacrificio dei pochi di allora, in pista, sugli spalti e anche in società, non sarebbero arrivati i molti e i moltissimi di oggi. Tutto ciò ha un nome, questo: identità e appartenenza, radici e fedeltà alla maglia - una maglia senza prezzo, soprattutto per i giocatori - che, unendosi al presente e contaminando i giocatori e gli allenatori di oggi, portano nel futuro.
Per questo noi crediamo e crederemo sempre che, al di là di schemi e condizioni psicofisiche, dei tanti professionisti che indossano la maglia dei Mastini o che li guidano, dei talenti in pista e del loro carattere, sia stata e sarà l'anima profonda della squadra a fare vincere le Coppe e i titoli, o almeno a provarci, e infatti se Vanetti e Marcello Borghi non fossero arrivati esausti e spolpati di ogni più piccola energia a Pergine in gara 7, dopo mesi in cui si è forse "abusato" del loro potere anche quando era meno necessario, oggi saremmo ancora campioni.
È vero, senza le parate di Rocco Perla - ognuno, se si fa permeare dallo spirito giallonero, può essere un vincente - non avremmo rialzato alcun trofeo, ma quelle parate erano figlie di un fuoco, in pista, in spogliatoio e sugli spalti, che nasceva da lontano, dal lungo esilio da casa e dalla vittoria e nel cuore del gruppo (Drolet e Desautels si comportavano e giocavano da varesini doc, come fossero fratelli gemelli o almeno cugini di Vanetti, Raimondi, Mazzacane, Borghi, Odo, Privi ma anche di Franchini e Piroso: il primo è un mago, e solo i maghi appaiono per cambiare le sorti della realtà, l'altro è un guerriero che quando c'è odore di sangue si getta sulla preda per consegnarne lo scalpo alla folla).
A parità di fame, vincerà la classe individuale superiore dell'Aosta oppure l'essere squadra come nessun'altra e le sette vite del Caldaro. Se alla fame, alla classe e all'essere squadra del Varese, però, s'aggiungerà quello spirito giallonero unico e inimitabile da ricercare nelle persone che lo hanno impresso nel Dna e nelle pieghe delle situazioni, spesso al limite, che possono sprigionarlo, i Mastini potranno farcela.
Queste cose è giusto dirle proprio ora, alla vigilia di Varese-Feltre (assente Piroso infortunato, e non sarà una cosa di pochissimi giorni, oltre a Fanelli) che domani in via Albani alle 18.30 metterà in palio il terzo posto e a due settimane dalle final four di Coppa Italia, perché non vorremmo un giorno doverci rimproverare di non avere cercato ogni strada per evitare che la vera differenza tra i Mastini e le altre squadre rimanga all'angolo, impoverita o inutilizzata, quando, invece, è ancora lì, a disposizione di tutti. Usiamola e usatela fino all'ultima goccia.
Master Round
Prima di ritorno
Sabato 25: Varese-Feltre (18.30, clicca QUI per i biglietti), Appiano-Caldaro (19.30), Aosta-Alleghe (20).
Classifica
Caldaro 36 punti. Aosta 29. Feltre, Varese 25. Alleghe 16. Appiano 13.
Le altre gare giallonere del ritorno: Alleghe-Varese (sabato 1° febbraio, 20.30), Varese-Appiano (sabato 15 febbraio, 18.30), Aosta-Varese (giovedì 20 febbraio, 20), Varese-Caldaro (sabato 22 febbraio, 18.30).
Qualification Round (le prime due ai quarti playoff)
Settima giornata
Sabato 25: Bressanone-Como (18), Valpellice-Dobbiaco (20.30), Fassa-Pergine (20.30). Riposo: Fiemme
Sesta giornata
Giocata giovedì: Bressanone-Fassa 2-11, Valpellice-Como 5-3, Fiemme-Pergine 7-2. Riposo: Dobbiaco
Classifica
Fiemme 24 punti. Fassa* 22. Dobbiaco* 19. Valpellice* 18. Pergine* 16. Bressanone* e Como* 4. *una gara in meno