Da Luino a Dakar, capitale del Senegal, un viaggio di 6.000 chilometri attraverso l’Europa e l’Africa, sfidando deserto, vento e intemperie, con un obiettivo ambizioso: raccogliere fondi per i villaggi SOS Children’s Village del Senegal e per altri progetti nella regione natale di suo padre e, allo stesso tempo, onorare la sua memoria.
Così, il 14 dicembre, con una bicicletta carica di sogni e speranze, dopo oltre due mesi di pedalate, (era partita da Ochsenhausen in Germania, città della mamma, il 2 settembre scorso) Juliana è arrivata a destinazione.
«In Europa ho spinto forte, un po’ perché non vedevo l’ora di arrivare in Africa», racconta Juliana. Durante il tragitto europeo ha dormito in ostelli, tende e talvolta da amici. A Almería, in Spagna, ha trovato ospitalità dal luinese Marco Cimino, che gestisce un ristorante con il fratello. Da lì, è proseguita verso Tarifa, dove il 22 ottobre ha preso il traghetto per Tangeri, in Marocco.
«Il Marocco è un paese straordinario: mare, deserto, spiagge e persone ospitali. La bici potevo lasciarla ovunque, e non mi sono mai sentita in pericolo». Juliana ha esplorato Rabat, Meknès, Essaouira e molte altre città. A Marrakech si è riunita con il fratello Denis, un grande amante della montagna. Insieme hanno attraversato l’Atlas e l’Anti-Atlas, dormendo sempre in tenda.
Attraversare il Sahara occidentale e la Mauritania è stata una delle sfide più dure del viaggio. «Pedalavo 160 chilometri al giorno, con il vento contro per ore. Le strade erano ben asfaltate in Marocco, ma peggioravano in Mauritania e Senegal. I camion mi superavano a velocità elevata, un pericolo costante». Nel deserto, il caldo, il vento e le distanze tra i rifornimenti di benzina, spesso di 80-100 chilometri, rendevano ogni giorno un’impresa.
Un momento difficile è stato quando Juliana ha stirato l’inguine. «Il vento colpiva sempre il lato che mi faceva male. Ho detto a mio fratello che avrei preso un autobus per Dakhla, ma lui ha proseguito da solo. Ero preoccupata per lui, ma non avevo scelta”. Nonostante il dolore, dopo due giorni di riposo, Juliana ha ripreso a pedalare.
L’ingresso in Senegal ha segnato una svolta emotiva nel viaggio. «La gente è straordinaria, con abiti dai colori vivaci e una grande apertura mentale. Attraversare in bici il parco nazionale degli uccelli prima della frontiera è stato magico».
L’arrivo a Dakar il 14 dicembre è stato il momento più emozionante. «Quando ho portato il risultato della raccolta fondi al villaggio dei bambini, ho capito che ogni chilometro percorso ne è valso la pena. I bambini mi hanno accolto con una lavagnetta con scritto “Merci, Madame Juliana” e mi hanno regalato un quadro che raffigurava me in bici nel deserto. Un ricordo che porterò sempre nel cuore».
Grazie alla raccolta fondi, Juliana ha donato 15.000 euro al villaggio SOS Children’s Village, dove 49 bambini vivono in quattro case, ognuna con una mamma affidataria. I restanti 5.000 euro sono stati divisi tra progetti locali: 2.500 euro sono stati destinati alle donne del villaggio natale del padre per installare una batteria per pannelli solari e un sistema di irrigazione, utili per gestire al meglio un campo di coltivazione; altri 2.500 euro sono stati assegnati ai giovani per la costruzione di una biblioteca.
«Sono partita con l’idea di raccogliere 5.000 euro, ma il sostegno ricevuto mi ha permesso di fare molto di più. Volevo onorare la memoria di mio padre e aiutare chi ne ha bisogno, e credo di esserci riuscita», spiega Juliana.
Durante il viaggio, Juliana ha incontrato molte persone che sognavano di lasciare il Senegal per cercare fortuna in Europa. «Tutti pensano che l’Europa sia un Eldorado. Chi riesce a lavorare là torna in Senegal per costruirsi una casa, ma molti giovani muoiono lungo il tragitto. È straziante». Il viaggio di Juliana non è solo un’impresa sportiva, ma anche un messaggio di speranza per chi rimane.
A marzo, Juliana presenterà il suo progetto in Germania. «In sole 24 ore abbiamo fatto il tutto esaurito per l’evento. Voglio raccontare che anche un piccolo gesto può fare la differenza, magari riusciremo ad organizzare anche una serata a Luino».
Il viaggio di Juliana Sambou non è stato solo una sfida personale, ma un atto d’amore verso il prossimo. La sua impresa rimarrà un esempio per tutti coloro che credono che la solidarietà possa cambiare il mondo.