Basket - 05 gennaio 2025, 15:13

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Desonta, quella normalità che conta…

Da un anno Varese non vinceva almeno due partite di fila: allora fu il genio del Red Mamba a procurare i successi, oggi gli stessi sembrano invece frutto di una crescita che sta avvenendo contando sulle proprie, ancora fragili, gambe, su giocatori logici e in forma e sulla correzione degli errori, a tutti i livelli. Come quello di non difendere sempre o di considerare Hands un “numero 9” invece che un “numero 10”: nella sua libertà di creare, sparare e anche sbagliare è scritto il ratto di Sassari

Desonta Bradford oggi a Sassari

Desonta Bradford oggi a Sassari

Il carro è lì, lo vediamo. Eppur si muove, avrebbe detto qualcuno…

No, non ci saliamo per ora: troppe ne abbiamo viste in questi anni scoliani - sul campo, rigorosamente sul campo - per accedervi con occhi sognanti e cuore libero, troppe volte - tra talamo, ipotalamo e ipofisi - il cervello ci ha mandato segnali di disturbo, dissenso, insicurezza e soprattutto irrazionalità e anormalità rispetto alle immagini che si sono susseguite partita dopo partita.

Serve altro per farci ricredere e, d’altronde, di carristi della prima ora (i più spregiudicati, vedrete…) e della seconda ne è pieno il mondo, si può guardare altrove.

Però…

Varese non vinceva in trasferta da sette mesi, l’ultima volta fu a Pistoia, a inizio maggio 2024, quando non contava nulla. Bisogna invece andare indietro di un anno preciso preciso per trovare almeno due vittorie consecutive nel ruolino di marcia biancorosso: all’epoca furono addirittura tre - Pesaro, Reggio Emilia e Treviso - e coincisero con l’avvento sul pianeta prealpino di un extraterrestre (in senso relativo e non assoluto) di nome Nico Mannion.

Che gancio che è il Red Mamba per marcare una differenza che a nostro giudizio appare davvero da sottolineare…

La Openjobmetis 2023/2024 imbarcò il Rosso e venne almeno parzialmente e temporaneamente trasformata dalla sua classe superiore, dal brivido lungo di una stella - o potenziale tale - accesa sul proprio cielo, da giocate personali, esclusive, di talento puro, ascrivibili a lui e a quelli come lui, ovvero giocatori rari, sopra la media. Fu Nico a cambiare canale, con la sola partecipazione di Spencer: i tre successi sopracitati arrivarono così.

L’ambo Napoli-Sassari, questo digiuno spezzato, questa classifica che almeno per una domenica pomeriggio permette di respirare a pieni polmoni piuttosto che di cercare l’aria e non trovarla, come se si abitasse perennemente al Colle Sud dell’Everest, ha invece il volto normale e le giocate normali di Desonta Bradford. 

Ispirati come un giovane rampante di Publitalia negli anni 80’, vi lanciamo anche lo slogan: Desonta, la normalità che conta.

Perché, a proposito di conti: un conto è esplodere come una supernova quando vieni investito dalla potenza di fuoco del genio e della stoffa, un conto è fare un passo in avanti con le proprie, martoriate, fragili, gambe. 

Il primo è un abbaglio, la seconda - forse - è una crescita.

Sì, pare crescere Varese. E le giocate normali, di un giocatore normale, come Bardford, la stanno aiutando nello scopo: invece di inseguire chimere, di vagare nell’iperspazio del mercato senza costrutto, seguendo le logiche dell’inesperienza dove invece è l’esperienza a contare (anche qui, quante ne abbiamo viste in questi anni…), bastava un elemento in forma fisico-atletica decente, che sapesse passare la palla e ogni tanto arrivare al ferro - aprendo così il campo o trovando addirittura soluzioni non scritte nel prontuario del Moreyball - per guadagnare senso.

Un senso che, faticosamente, sta trovando anche Jaylen Hands, tipologia di cestista che rimane agli antipodi di tante nostre convinzioni. Ma non possiamo non riconoscere che, accoppiato con il nuovo arrivato e con un Librizzi dagli alti e bassi fisiologici, stia finalmente trovando la sua dimensione. Risolvendo un equivoco che ci chiama in causa tutti: Jaylen non è un “numero 9” (scusate la metafora calcistica), come in tanti ci siamo ostinati a credere, ma un “numero 10”: deve avere la palla in mano, deve essere libero di creare, di sparare, di sbagliare.  

Oggi ha marchiato a fuoco una partita e una vittoria con questa libertà.

Sta crescendo Varese, nel segno della normalità. E normalità, a casa nostra, che non è l’NBA, né la G-League (Zach, Maks, Luis… ci siamo?), né il campetto dietro casa, significa difesa. Anzi: difesa difesa. E allora, sempre con onestà, va ammesso che tra i sorrisi isolani andati in archivio a pranzo c’è anche un grattacapo difensivo di non poco conto risolto in corsa: i giochi a due avversari orchestrati da Bibbins, una spina nel fianco nel primo e (a tratti) secondo quarto, un ricordo anestetizzato dall’aggressività (davvero notevole) varesina nel terzo e quarto periodo.

Merito che diamo a Herman Mandole e a Marco “normalità” Legovich, che più di altri sono degni di questa Epifania sportivamente serena sotto al Sacro Monte. 

Fabio Gandini


Vuoi rimanere informato sulla Pallacanestro Varese e dire la tua?
Iscriviti al nostro servizio gratuito! Ecco come fare:
- aggiungere alla lista di contatti WhatsApp il numero 0039 340 4631748
- inviare un messaggio con il testo PALLACANESTRO VARESE
- la doppia spunta conferma la ricezione della richiesta.
I messaggi saranno inviati in modalità broadcast, quindi nessun iscritto potrà vedere i contatti altrui, il vostro anonimato è garantito rispetto a chiunque altro.
VareseNoi.it li utilizzerà solo per le finalità di questo servizio e non li condividerà con nessun altro.
Per disattivare il servizio, basta inviare in qualunque momento un messaggio WhatsApp con testo STOP PALLACANESTRO VARESE sempre al numero 0039 340 4631748.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GENNAIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU