«Non è facile entrare in un ambiente teso e in una partita così importante, senza sapere nulla del nostro sistema e forse nemmeno i nomi dei compagni di squadra, ed essere importante come lo è stato Desonta per noi contro Napoli. Proprio per questo siamo emozionati nell’immaginare i suoi prossimi passi avanti…».
Difficile non essere d’accordo in pieno, questa volta, con le parole del gm di Pallacanestro Varese Zach Sogolow: se il buongiorno si vede dal mattino, l’orizzonte biancorosso di Desonta Bradford potrebbe essere interessante.
I punti segnati alla bisogna, gli attacchi al ferro, la difesa, gli assist, il fisico (a oggi è l’unico esterno della Openjobemetis dotato di una certa prestanza…), lo stato di forma: il contributo del classe 1996 è stato importante per non avere paura durante lo scontro di bassa classifica contro i partenopei.
Keifer Sykes, insomma, può recuperare tranquillo. Anzi...
Bene per Varese e bene per la guardia americana, che ha ripreso il filo del discorso con la sua carriera dopo lo stop dello scorso anno per stare vicino alla famiglia (in un momento non facile) e dopo l’inizio di questa stagione interlocutorio con Piacenza in A2: «Questo di Varese è una grande opportunità per me, un passo avanti per la mia carriera - ha detto oggi durante la sua conferenza stampa di presentazione nei meandri di Masnago - Sono molto soddisfatto di come è andata con Napoli. Ora bisogna continuare così».
«Tutto è stato velocissimo - ha continuato parlando del suo arrivo sotto al Sacro Monte - però sono sempre stato allenato, quindi entrare in campo non mi ha creato grandissime difficoltà e la pallacanestro è una cosa naturale per me. Poi tutti mi hanno accolto a braccia aperte e allora è facile che tutto ti venga bene quando succede».
Sul suo ruolo: «Mi piace giocare con molta energia, mi piace correre e lavorare in difesa. Ciò che ci chiede lo staff tecnico ritengo sia adatto alle mie caratteristiche, posso dare molto alla squadra».
Un’opinione sulle difficoltà che la squadra ha incontrato fin qui, soprattutto in trasferta: «Giocare in casa ti dà una spinta molto forte che arriva dai tifosi, qui soprattutto. Penso tuttavia che sabato ci siamo aiutati l’uno con l’altro e abbiamo messo attenzione ai piccoli dettagli che in realtà piccoli non sono. Se continueremo a farlo miglioreremo, anche in trasferta».
Bradford è tornato anche sul suo passato - so far - in Italia, ovvero appunto Piacenza e prima ancora Trento, brani esistenziali che ha commentato dentro e fuori dal parquet: «La prima è stata una tappa fondamentale perché mi ha fatto conoscere il campionato italiano, la sua fisicità, il fatto che qui ci siano squadre da Eurolega e avversari molto forti: così ho capito il livello che devo raggiungere per stare in questo contesto. A Piacenza invece il livello era sicuramente più basso. Fuori dal campo entrambe le realtà mi sono sembrate più piccole e decentrate rispetto a Varese, che mi ricorda tanto la mia città natale (Humboldt, nel Tennessee ndr): l’ho detto anche alla mia famiglia e non vedono l’ora di raggiungermi».