A tutti ha lasciato qualcosa. Una mano tesa, soprattutto. Carlo Lucchina, scomparso a 75 anni, è stato omaggiato nell'ultimo viaggio nella chiesa di San Carlo da una folla silenziosa, commossa e incredula come lo siamo tutti quando si chiude un ponte su cui siamo passati in tanti e, soprattutto, sono passate tante persone per arrivare al porto sicuro della salute o, comunque, della sofferenza da vivere con la massima dignità e l'aiuto possibili.
Non è vero che di fronte al dolore di una perdita siamo tutti uguali: ognuno, ieri a Sam Carlo, aveva qualcosa in fondo al cuore di diverso di fronte a chi, come è stato giustamente scritto, è stato sia da una parte che dall'altra della barricata della sanità lombarda e cittadina, direttore e "volontario" nell'animo in mezzo ai volontari e a contatto con i pazienti e con la sofferenza a volte più grande.
Rappresentanti delle istituzioni, affetti e persone semplici si sono riunite nella stessa famiglia, quella della moglie Letizia e dei figli Franca e Marco, mai così grande e unita nel salutare una persona che ha donato tutto se stesso alla "missione" o, come ha detto senza possibilità di aggiungere null'altro don Luigi Pisoni, «ha servito la città degli uomini».