La Varese Nascosta - 21 dicembre 2024, 07:55

LA VARESE NASCOSTA. La strega, la fanciulla e il cavaliere: la leggenda delle luminarie al Campo dei Fiori

Le luci che illuminano le notti di dicembre per Natale hanno origine antiche. Una leggenda fatta di mistero e amore ne racconta le origini, almeno sulla nostra montagna

LA VARESE NASCOSTA. La strega, la fanciulla e il cavaliere: la leggenda delle luminarie al Campo dei Fiori

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda. 

LA LEGGENDA DELLE LUMINARIE - La leggenda del cavaliere e della contadina

Questo racconto si svolse secoli fa nelle nostre terre. Si dice che il Campo dei Fiori fosse abitato da una strega che ai piedi del monte aveva una casupola e alcuni animali domestici. Nessuno la vedeva mai e si diceva perciò fosse brutta e anziana. Si era ritirata anni prima  quando l’inquisizione faceva tremare ogni donna avesse Conoscenza e Sapienza. Era giunta con un carro, aveva fatto acquisti in città e poi si era ritirata presso il monte. Aveva allora circa sessanta anni. Il popolino ricorreva a lei per unguenti e rimedi erboristici. In cambio delle sue prestazioni riceveva pane, latte, qualcosa per vivere il quotidiano. 

Nessuno aveva notato che con lei c’era però una bimbetta. Appena arrivata la piccola dormiva sul carro sotto una grande coperta e alla casupola, a ogni visita del popolo, si ritirava nella stalla. Quando la vecchia morì era la sera di ognissanti. Scese sola in paese per la prima volta dopo vent’anni, si diresse ai piedi di una grande quercia e come fanno i saggi di ogni tempo e luogo lasciò libera la sua anima in serenità. Il popolino e il parroco si occuparono “de far ul corp” (funerale). La nipote non scese in città neppure in quell’occasione, in fondo nessuno sapeva della sua esistenza e visti i tempi era meglio così.  

Calò la notte e tutto era tenebre, solo che dalla casa della vecchia Strega si vedeva accendersi la luce come quando lei era ancora viva. Ovviamente era la nipote che con una flebile fiamma di candela affrontava la serata. Non vi erano persiane ma grate alla finestre ed esili stoffe a  far da tenda. I borghi non avevano illuminazione e perciò anche un esile fiamma subito era vista da lontano. Il popolino cominciò a parlare di streghe, demoni, folletti e fantasmi, e il periodo di inizio novembre, con le sue nebbie, alimentava queste fantasie. 

Il parroco era ottuagenario e stanco, non se la sentiva di affrontar diavoli e malie, si offrì allora un cavaliere di andar a scacciare quel fantasma. Gli uomini sono realisti e il cavaliere credeva, in realtà, di trovare nella capanna della vecchia qualche brigante o vecchia strega che avesse occupato la casupola. Entrò nella stamberga a suon battuto, con fare e arroganza, con la spada in mano atta a colpire. Ma il suo sdegno si tramutò in incanto. Era una giovane contadina dai capelli color dell’oro e gli occhi come la notte. Non la colpì certo con l’arma ma con la promessa di un grande amore. Tornò e ritornò nella casupola fino al giorno in cui il suo signore non lo chiamò per una battaglia. Al ritorno avrebbe sposato quella giovane che strega o non strega lo aveva ammaliato. 

Una guerra fino all’ ultimo sangue, con un nemico che non dava tregua. I Francesi e gli Spagnoli fino a Tornavento e poi il ritorno.  Un ritorno amaro… la giovane braccata dall'inquisizione era fuggita. Il cavaliere girò boschi, case e villaggi col timore che non si fosse salvata. I meriti di battaglia lo avevano fregiato di un titolo e il suo signore lo aveva preso in grande considerazione e l’ inquisizione, nel timore di sì nobile famiglia fece passo indietro…  ma rimaneva il dilemma di come ritrovare  la fanciulla!  

Il popolino ammirato e  commosso decise di accendere lanterne, di posar fiori di stoffa e alzare falò: il borgo era una festa di luci. Ma non bastava; come poteva capire la giovane che tutto quel da fare era per lei? Si penso allora di salire sul monte. Ogni abitante del borgo, con una candela in mano o una lanterna, si pose in fila fino a giungere in alto  e ognuno prese  un posto fino a disegnare un enorme stella.

Poi due cuori: la fanciulla capì e tornò trovando la strada. Da allora stelle e fiori, fiocchi e cuori sono le insegne che decorano ogni luogo nelle magiche notte di dicembre. E come allora segnano la strada a chi  vuole ascoltare il linguaggio misterioso dell’Universo e a chi, sa condividere, la propria opera nell’ impegno per la comunità.

Cesarina Briante (C) per la Varese Nascosta

da La Varese Nascosta

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