Dall'avvocato Giacinto Tunesi, un secolo dopo, una lezione senza tempo. E con tanta emozione, che si percepiva oggi nel tribunale di Busto Arsizio dove è stato scoperto il busto di quel presidente che qui aveva svolto con rigore e umanità al contempo il proprio incarico (LEGGI QUI) all'inizio del Novecento, dedicandosi poi - una volta in pensione - con tutto se stesso agli ex detenuti e ai minorenni in difficili contesti familiari.
Se la ricerca - che ha visto uniti la Croce Rossa di Busto e lo storico Paolo Ferrario - è stata appassionante, la cerimonia ha colpitotutti oggi. Perché l'insegnamento del presidente Tunesi si avverte con forza, perché le parole e l'esempio sono importanti anche nella società attuale.
«Una vicenda che unisce passione, impegno e curiosità, i sentimenti che hanno indotto a cercare di dare un nome a questo busto - ha osservato il presidente del tribunale Miro Santangelo - Mi ha toccato che il presidente dopo aver magari anche condannato le persone, già durante l'attività e ancor più dopo la pensione si sia dedicato ai detenuti. Del resto se interpretiamo come missione il lavoro, questa missione ci deve accompagnare per tutta la vita. Bentornato a casa, caro presidente».
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Riflessioni e sentimenti che hanno coinvolto tutti. L'assessore alla Cultura e all'Identità (termine chiave, quest'ultimo, che non a caso caratterizza il titolo della cerimonia dato dalla Croce Rossa accanto a "Storia) Manuela Maffioli ha sottolineato nel ringraziare tutti i protagonisti: «Credo che il presidente Tunesi sia tornato davvero a casa. Un'operazione di memoria, di storia e anche di coscienza».Proprio Ferrario - che ha ringraziato l'input dalla Cri con la «sorella Giovanna Bonvicini» - ha ricostruito con la sua precisione che passa anche dal cuore, la vicenda dell'avvocato Tunesi: quell'indizio al cimitero, il nome dello scultore, un atto di matrimonio fondamentale per risalire alla data di nascita del personaggio il cui busto giaceva senza un nome nella vecchia sede della Croce Rossa. Ma non ci si voleva rassegnare all'oblio. E proprio il presidente di quest'ultima Giulio Turconi ha voluto ringraziare i protagonisti di questo lavoro comune di ricerca e riconoscenza. Un ringraziamento speciale a Emiliana Puteo, funzionaria dell'ufficio del Gip.
La lettura delle parole sulla necessità di dare una chance a chi usciva dal carcere, sono state affidate a don David Maria Riboldi. Il cappellano del carcere, impegnato a fondo nel recupero delle persone carcerate con la Valle d'Ezechiele, non ha potuto che sentire la forza delle stesse, «quando ho letto la statura morale di quest'uomo, mi sono profondamente commosso».
Poi tutti insieme per una foto, anche con il procuratore Carlo Nocerino. L'emozione ha fatto fatica a uscire da quegli spazi, dove l'avvocato Tunesi ora resterà per sempre.
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