Respinta la seconda mozione presentata dalle minoranze in meno di 20 giorni sul futuro di area e immobili oggi utilizzati dall’ospedale di Gallarate (mozione nel file infondo all’articolo). Si è chiuso così l’ennesimo Consiglio comunale di Gallarate con all’ordine del giorno il destino dell’ospedale Sant’Antonio Abate.
Una decisione che divide
Da un lato, c'è chi sostiene che il privato, parte integrante del sistema sanitario nazionale, possa portare investimenti e opportunità. In particolare il sindaco, Andrea Cassani, e il consigliere Stefano Deligios (Lega) hanno sottolineato come sia, fra l’altro, da scongiurare il rischio che, con il futuro ospedale unico, aree del Sant’Antonio Abate restino abbandonate a lungo, come avvenuto altrove (in altre discussioni è aleggiato a più riprese lo “spettro Legnano”). Dall’altro, c'è chi teme che aprire le porte a iniziative private significhi indebolire, e alla lunga compromettere, il diritto a una sanità pubblica universale e accessibile. Il sindaco ha definito la mozione "strumentale", accusando l’opposizione di sfruttare l’ospedale per fare politica. «Non dobbiamo precluderci eventuali investimenti, siano essi pubblici o privati» la sua posizione. L’eventuale arrivo di una Rsa, ha esemplificato, potrebbe portare servizi utili in un un’area da sfruttare. In generale, la maggioranza ha insistito nel definire il privato non un nemico, ma un possibile alleato.
Le preoccupazioni dell’opposizione
Le opposizioni hanno messo in guardia contro i rischi di uno scenario in cui il pubblico venga progressivamente marginalizzato. I consiglieri di minoranza, con toni diversi ma un messaggio comune, hanno ricordato che il Sant’Antonio Abate è un patrimonio della città, da difendere a tutti i costi. «Non è una questione ideologica - ha ribadito Massimo Gnocchi, Ocg – c’è la necessità di proteggere un bene pubblico a favore dei cittadini». Parole che trovano eco nell’intervento di Cesare Coppe (Cèv) che ha sottolineato come la mozione mirasse a mandare un messaggio chiaro a Regione Lombardia: rivedere i piani per la sanità gallaratese e garantire che il pubblico rimanga al centro delle decisioni. Michele Bisaccia (lista Silvestrini) ha legato il buon funzionamento del futuro ospedale unico a convincenti programmi e presenza della medicina territoriale, in particolare a Gallarate. Gli annunci, ha affermato, non bastano, serve una strategia concreta e sostenibile.
L’accordo di programma
È il documento che “disegnerà” il futuro del sedime ospedaliero. «Sarà il Consiglio comunale a votarlo» ha sottolineato il primo cittadino. Essendo chiamato il Consiglio a esprimersi, questo il ragionamento, non serve impegnare sindaco e Giunta, come chiesto dalla mozione, a chiedere ad Arexpo e Regione «…che siano preservate quante più funzioni sanitarie territoriali ed essenziali pubbliche possibili» o di «…escludere espressamente» che siano contemplati insediamenti compensativi o alternativi di strutture cliniche private o convenzionate nell’area del Sant’Antonio Abate. Al di là di prese di posizione giudicate ideologiche, il documento presentato dalle minoranze verrebbe superato dai passaggi che l'Accordo deve affrontare. «I contenuti di quel documento - ha replicato Giovanni Pignataro (Pd) – vengono definiti prima di arrivare in Consiglio comunale». Di qui la necessità, e il senso della mozione, di porre paletti.
Maggioranza e opposizioni compatte, il documento ha incassato 14 voti contrari e 8 favorevoli.