Economia - 21 novembre 2024, 16:32

Le voci dal corteo degli operai della Beko: «E' chiara la volontà dell'azienda di non investire più in Italia, ma Cassinetta non si tocca»

Una giornata di forte protesta e di rabbia quella di oggi a Cassinetta. Lo sfogo di Emiliano dipendente proprio nel reparto frigoriferi, quello più a rischio: «E' impossibile che uno stabilimento come quello di Biandronno possa sopravvivere solo con le fabbriche del "caldo" e tre linee del "freddo". Quando chiude una fabbrica è come una bomba sul territorio»

Le voci dal corteo degli operai della Beko: «E' chiara la volontà dell'azienda di non investire più in Italia, ma Cassinetta non si tocca»

Da questa mattina, lo stabilimento Beko di Cassinetta è circondato dai lavoratori in protesta, a seguito delle dichiarazioni rilasciate ieri dall’azienda turca sulla dismissione delle linee del freddo e del licenziamento, entro fine 2025, di 541 operai. (LEGGI QUI e QUI)

Emiliano Barile, operaio impiegato proprio in uno dei reparti frigoriferi destinati a chiudere, ha spiegato la posizione dei lavoratori, facendosene portavoce: «Il nostro slogan è “Cassinetta non si tocca. Non uno in meno”. Stiamo manifestando dalle 5 di questa mattina alla portineria dello stabilimento. L’azienda ha dichiarato quasi 2000 esuberi totali in Italia, che verranno tagliati entro dicembre 2025. A fronte di ciò, tutti gli stabilimenti in Italia hanno messo in atto azioni di mobilitazione perché è chiara a questo punto la volontà di Beko di non investire più nel nostro Paese».

«Come giustificazione per questi tagli, ci è stato detto che le nostre produzioni in Europa non sono più competitive, i competitor asiatici aggrediscono il mercato ed è aumentato molto il costo delle materie prime - racconta Emiliano - malgrado non prospettino la totale chiusura della sede di Cassinetta ma solo di 2 linee del freddo, noi lavoratori crediamo che sia impossibile che uno stabilimento di queste dimensioni possa sopravvivere solo con le fabbriche del caldo e tre linee del freddo, che già spesso sono protagoniste di importanti giornate di cassa integrazione».

Oggi è la giornata della rabbia, della protesta che riguarda tutti i 2200 lavoratori del sito, impiegati compresi, senza parlare dell'indotto. 

«L’azienda parla di piano industriale, ma piano industriale significa investire negli stabilimenti e nelle produzioni, non dismetterli. Con queste manovre vengono intaccate tutte le funzioni, sia a livello impiegatizio che operaio in tutti gli stabilimenti italiani» si sfogano gli operai in corteo. 

«Questo avrà un forte impatto anche su molte altre aziende del territorio che lavorano sul tessuto industriale che gira intorno a Beko - prosegue Emiliano -quando chiude una fabbrica è una bomba sul territorio. La chiusura di uno stabilimento è un disastro sotto l’aspetto sociale sul territorio in termini di occupazione e di ricchezza. Come si voleva dimostrare gli esuberi dichiararti presso la Beko purtroppo creano grosse difficoltà in diverse aziende del territorio con licenziamenti e cassa integrazione».  

Questa mattina si sono unite allo sciopero anche la Lamikos, azienda attiva all’interno dello stabilimento di Cassinetta e la fabbrica BDG a Bardello, fornitori di Beko.

Ilaria Allegra Vanoli

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