«Riflettiamo sul protagonismo industriale del varesotto. Il nostro territorio non potrebbe sopportare un ulteriore impoverimento del tessuto industriale che negli anni ha portato la nostra provincia ad essere tra le realtà più industrializzate della Lombardia. Una eventuale crisi dell’azienda Beko o, peggio, la chiusura, rischierebbe di annoverare la provincia, in particolar modo il centro nord di Varese, in un'area depressa.
Certamente abbiamo altre carte da giocare: il terziario, il turismo, il terzo settore; tuttavia insufficienti per colmare il vuoto che lascerebbe la chiusura del polo industriale di Cassinetta. Un'azienda storica, leader al mondo per lungo tempo, nella produzione di elettrodomestici, la cui chiusura lascerebbe un vuoto incolmabile al territorio, creando una preoccupante aumento della disoccupazione locale e renderebbe ancora più fragile la nostra realtà anche dal punto di vista dell'innovazione. Una crisi che andrebbe a sommarsi alla tragica chiusura della ILMA, che già ha causato una crisi non solo occupazionale nel Verbano. Dobbiamo mettere in campo tutte le energie per sostenere il nostro territorio e pretendere che Beko rispetti gli impegni e sviluppi, anche attraverso nuove ed innovative produzioni».
Così Gianni Lucchina, Segretario Generale di Aime: «Aime è vicina al territorio e al suo tessuto industriale. L'appello di Aime nasce dalle notizie di stampa intercorse: la situazione Beko, polo industriale dell’Elettrodomestico, vede un periodo di crisi delle vendite di alcuni segmenti, tra cui l’area frigo».
«Questa situazione ha portato a mesi di cassa integrazione prima, che sta sfociando, oggi, a interi ripensamenti della funzione dei poli di Biandronno-Cassinetta. La crisi di questo settore metterebbe in ginocchio il territorio, non solo per l’eventuale perdita di posti lavori (ad oggi 2.000 nello stabilimento) ma anche tutto il comparto delle forniture e delle sub-forniture».
L’appello lanciato dal Presidente Giuseppe Albertini «è che il governo si mobiliti con interventi forti e decisivi, nonché risolutivi, per salvare la realtà industriale. Non solo ma ritiene indispensabile che il Governo sia capace di introdurre un vero e proprio piano industriale a sostegno dello sviluppo, dell'occupazione del settore industriale in particolare dell'elettrodomestico».
«Il Governo deve tornare ad essere protagonista nel favorire un percorso che coinvolga tutte le realtà interessate, Istituzioni nazionali, regionali, locali, associazioni datoriali e organizzazioni sindacali, insomma un'iniziativa corale per il futuro della nostra industria e del nostro territorio».