«I medici non scappano dagli ospedali pubblici perché vogliono più soldi ma perché sono disamorati, prigionieri della sanità dei protocolli. La situazione cambierà, sta cambiando perché c’è una forte pressione in tal senso e perché l’alternativa non è l’altro sistema spietato e ingiusto delle cure a pagamento applicato in America. Lì le condizioni di salute sono peggiori di quelle dell’India. Da noi va superata la logica della medicina di stampo razionale e scientifico, direi tayloristico, che ha caratterizzato gli ultimi quarant’anni. E allora correttivi sì, tornare indietro noi. Correttivi in un modello di cogestione con gli enti di volontariato, patrimonio assai prezioso. Un modello pluralistico, sussidiario, comunitario».
Invitato a Varese dalla Fondazione Circolo della Bontà, il professor Stefano Zamagni, economista dell’università di Bologna, presidente emerito della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha illustrato davanti a un pubblico numeroso e attento le ricette per guarire le ferite al sistema sanitario nazionale.
Tutte logiche care alla Fondazione Circolo della Bontà che sostiene gli ospedali di Asst-Sette Laghi nell’interesse di pazienti e operatori e che nel «prendersi cura di risorse umane fondamentali condivide i principi dell’economia civile, non speculativa, la quale distingue il bene totale, che è un numero, dal bene comune, che è un valore» ha detto il presidente Gianni Spartà presentando Zamagni e ringraziandolo per il suo impegno.
«In un momento di grande incertezza c’è di bisogno di pensieri positivi. San Giovanni Paolo Secondo vedeva attorno a sé una società sazia e disperata”. Zamagni è un intellettuale di consumata esperienza, a 80 anni è lucido, attivo, determinato, gioioso.
Davanti a sé aveva le istituzioni laiche e religiose di Varese, il prefetto Salvatore Pasquariello, il vicario episcopale don Franco Gallivanone, il prevosto don Gabriele Gioia, il dg di Asst-Sette Laghi Giuseppe Micale, assessori comunali e consiglieri regionali. «La sanità dei protocolli è un peccato mortale, che rischia di depauperare i nostri ospedali e di scoraggiare i migliori medici e infermieri. Le regole non possono essere più importanti delle persone».