«Negli ultimi giorni sono rimbalzate due notizie riguardanti Varese, che a prima vista appaiono lontanissime: la triste chiusura del ristorante Milano del nostro Sacro Monte e il roboante annuncio, da parte dell’amministrazione, della conferma della misura “park and bus”, che obbliga di fatto tutti coloro che vengono a Varese a parcheggiare in periferia e prendere i mezzi pubblici – manco fossimo una metropoli – lasciando spesso vuoti i parcheggi anche ai margini del centro perché resi costosi e poco pratici, oppure a salassarsi negli autosilo cittadini. Al di là della visione ideologica che mira ad obbligare, anzi “educare”, i cittadini a prendere i mezzi pubblici, mai come oggi il piano sosta di Varese è il primo elemento che fa perdere attrattività e competitività al capoluogo. Varese non è New York e se diventa disagevole andarci le persone optano, quando possibile, per i centri commerciali o altre città. Sarà anche per questo che si contano ormai a decine i negozi vuoti, facendo di fatto perdere a Varese quella vocazione commerciale che ha sin dal medioevo rendendola meno viva, meno ricca e, di fatto, anche meno frequentata e sicura.
Stesso discorso per il Sacro Monte, a cui non servirebbe un solo parcheggio, ma addirittura tre: uno alla Prima Cappella e due in vetta, rendendolo il più accessibile possibile con ogni mezzo. Forse, con qualche parcheggio in più, le tante realtà del Sacro Monte soffrirebbero di meno e se ne aprirebbero di nuove; invece, – come lamentato da chi il Sacro Monte lo vive – la funicolare va a singhiozzo, vi sono poche corse del bus e soprattutto vi sono pochissimi parcheggi: non è questo il modo di amare e tutelare il nostro amatissimo patrimonio UNESCO che ha potenzialità enormi. Se però risulta inaccessibile, i visitatori andranno altrove, e così fanno, verso altre mete e altre città.
Siamo ancora in attesa, inoltre, dei famosi “stati generali” del Sacro Monte, un impegno derivante da un atto del consigliere comunale e attuale segretario del PD Manuela Lozza, approvato in Consiglio Comunale nel 2022. Dovevano tenersi nel 2023, siamo quasi nel 2025: per ora è l’ennesima promessa da marinaio di chi è abituato alle parole e non ai fatti.
I nodi però devono pur venire al pettine, ed è anche ora che qualcuno si dimetta, o chi gli Stati Generali li ha proposti o chi, nella Giunta Comunale, proprio non vuole farli. Ma per quale ragione non si fanno? Forse perché si correrebbe il rischio di ammettere qualche errore del passato e finalmente proporre qualcosa di sensato che scontenterebbe qualche ideologo di sinistra? O forse perché a qualcuno, purtroppo, Varese piace così: in crisi, come non mai».
Marco Bordonaro
Segretario Lega Varese