Busto Arsizio - 18 ottobre 2024, 15:15

Filippo Galli: «Il mio calcio è eretico, ecco perché. Ai ragazzi bisogna insegnare a rapportarsi agli altri»

L'incontro a Busto con il mitico giocatore rossonero, dirigente del settore giovanile e ora scrittore: «Il calcio non è semplice come dice Allegri, ma complicato»

Filippo Galli: «Il mio calcio è eretico, ecco perché. Ai ragazzi bisogna insegnare a rapportarsi agli altri»

Un aperitivo a parlare di calcio con un personaggio che ha fatto la storia di questo sport sul campo, come giocatore, poi dirigente del settore giovanile ed ora anche scrittore. Filippo Galli, conosciutissimo non solo dai tifosi del Milan, ha presentato il suo libro “Il mio calcio eretico” giovedì all'Officina Caffè di Sacconago, presenti diversi aficionados rossoneri. Un happy hour organizzato promosso in collaborazione con l’associazione Starbene Aps e ben orchestrato da Matteo Toia e Giovanni Castiglioni che hanno fatto da anfitrioni al pluridecorato stopper milanista vincitore di scudetti, coppe dei campioni e coppe del mondo. Presenti il vicesindaco e assessore allo Sport di Busto Luca Folegani  e l'assessore all'Economia Alessandro Albani (da lui lo spunto, quand'era ancora consigliere, LEGGI QUI).

Non il consueto incontro con una stella del pallone per rievocare episodi, aneddoti, magari anche sugosi, vissuti coi compagni e con gli allenatori. Non un amarcord, ma un'ora intensa per disquisire di calcio a livello alto.

Singolare l'aggettivo che Galli ha voluto dare al suo scritto in cui racconta la sua esperienza di calciatore, ma soprattutto di responsabile del settore giovanile rossonero quando ha deciso di appendere le classiche scarpine al chiodo. “È un titolo un po' forte – ammette - ma l'ho voluto perché nel calcio, chi smette di giocare ed intraprende la carriera di allenatore oppure vuole lavorare nei settori giovanili, ritiene di conoscere tutto del pallone. Invece non è così. È chiaro che porti con te la tua esperienza, però cambia la prospettiva e quindi devi conoscere, approfondire, studiare. Si è sempre fatto così e quindi proseguo su questa strada. No. Non funziona. Il calcio non è semplice come dice Allegri, ma complicato. Devi studiare, aggiornarti; di fronte hai persone che hanno una propria sensibilità e, nei settori giovanili, va costruita giorno per giorno».

È un messaggio importante: «Devi farlo crescere, quel ragazzo nelle sua qualità tecniche e se poi ha del talento, deve sempre giocare, ma gli devi anche insegnare a rapportarsi con gli altri: che si vince di squadra. La sua giocata potrà cambiare la partita, ma ti è stata permessa dalla collaborazione dei tuoi compagni. Devi dargli uno stile di vita che gli potrà tornare utile anche fuori dal calcio, nel mondo del lavoro, perché non tutti arrivano in fondo».

Giovanni Toia

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