«Cos’ho detto ai ragazzi alla fine? Che siamo tutti sulla stessa barca, che in campo ognuno deve sapere che, se aiuta, verrà aiutato. Sappiamo quali sono i nostri problemi e cosa dobbiamo fare per migliorarci: se i ragazzi ci mettono il focus, l’attenzione, poi starà a me trovare la strategia migliore per affrontare le partite».
Così coach Herman Mandole davanti ai microfoni dopo l’allenamento del venerdì, antivigilia del match che la Pallacanestro Varese affronterà domenica contro la Dolomiti Energia Trento. Sarà dunque una delle squadre più convincenti delle prime due giornate di campionato a vagliare i “problemi” di cui sopra.
Due vittorie su due partite, contro Reggio Emilia fuori e contro Venezia in casa, al termine di una battaglia epica. Un’ala possente e completa come Lamb (19,5 punti di media) e il talento di Jordan Ford a tirare il gruppo, i 10 rimbalzi di media di Selom Mawugbe che per ora in Serie A sono secondi solo a Kabengele, un 4 fisico come Niang, un parco stranieri in generale completo e affidabile: insomma, non sarà facile. E Mandole sa bene che - a dispetto del fatto che la squadra allenata dall’ex Paolo Galbiati giochi un basket simile a quello della Openjobmetis per velocità e scelte - l’impatto a rimbalzo dei padroni di casa potrà essere devastante contro la leggerezza mostrata dai biancorossi: «Non so sarà un’avversaria più “giocabile” per noi negli accoppiamenti - risponde l’argentino a precisa domanda - Loro sono bravissimi a rimbalzo offensivo, sono la prima squadra della LBA in questo e noi non siamo stati brillanti nelle prime due partite».
Tra i tanti temi caldi di questi giorni al Campus c’è anche la compatibilità tra Nico Mannion e Jaylen Hands: il secondo pare sparire quando il primo è in campo con lui. Nemmeno qui Mandole si nasconde: «L’assenza di Nico in precampionato non ha aiutato, ma non mi piace trovare scuse. La responsabilità è mia, sono io che devo trovare il modo di mettere Jaylen a proprio agio e di renderlo compatibile con Mannion. Non possiamo prescindere dal fatto che giochino insieme: così siamo stati costruiti e così dobbiamo giocare».
In generale - per questa e altre questione - «il tempo è poco - continua il coach - e io stesso non sono una persona molto paziente. Certo è vero che abbiamo bisogno di tempo, ma non possiamo permetterci di aspettare partita dopo partita per imparare».
Mandole riserva un pensiero anche al suo ex collega - sulla panchina di Matt Brase - appunto Paolo Galbiati: «Ho tanti ricordi con Paolo. È stato il primo a congratularsi con me quando ho fatto la partita da capo allenatore con la nazionale argentina e io sono stato il primo a congratularmi con lui quando è diventato allenatore dell’under 20 italiana. Abbiamo condiviso una stagione insieme e tante pizze, poi è chiaro che domenica entrambi vorremo vincere».
Infine due parole su Alviti, dopo l’espulsione di domenica per la “rissa” con Gorham e la conseguente squalifica convertita in una multa da 5000 euro pagata dal giocatore di tasca sua: «Ho parlato con lui, non è stato bene per quello che è successo. Sa che non può lasciare la squadra da sola come è accaduto, soprattutto dopo la partita che stava facendo. Davide è un giocatore importantissimo per noi e so che non succederà più un episodio come quello».