- 06 ottobre 2024, 14:41

VIDEO. Delpini a San Michele: «Celebriamo questo anniversario non solo per ringraziare per il bene compiuto, ma per la bellezza di guardare avanti»

L'arcivescovo a Busto per i 100 anni della prepositurale: «Non siamo gente che si rassegna, ma ascoltiamo il Signore e siamo capaci di opere di bene»

Monsignor Delpini a San Michele. Si ringrazia per la collaborazione Laura Rigolio

Monsignor Delpini a San Michele. Si ringrazia per la collaborazione Laura Rigolio

È una giornata speciale, per San Michele a Busto Arsizio: i 100 anni della prepositurale sono un traguardo importante, celebrarli «significa non solo ringraziare per il bene compiuto, ma camminare sulle strade di Dio e sentire la bellezza di guardare avanti».

Parla così monsignor Mario Delpini alla comunità. In chiesa arriva l'arcivescovo di Milano e qui vicino intanto si sta svolgendo la Corsa della speranza, organizzata dalla Fondazione Bianca Garavaglia (LEGGI QUI). Speranza è una delle parole chiave anche durante questa celebrazione, che chiude la patronale di San Michele con momenti importanti quali l'affidamento del mandato agli educatori. 

Il 6 ottobre coincide esattamente con il centenario di elevazione a prepositurale di questa chiesa nel cuore di Busto (LEGGI QUI) e la presenza di monsignor Delpini chiude due settimane intense, che ha visto unite la parrocchia e i commercianti. Il suo discorso è un potente generatore di speranza ed energia. Evoca l'importanza di «sentire qual è oggi la missione della Chiesa, proprio qui, tra queste case, dove andiamo a lavorare, studiare, passare il tempo libero».

Ci sono il parroco don Giorgio Fantoni, don Fabio Ercoli legge il Vangelo; in prima fila il consigliere Simone Orsi con la fascia tricolore, l'assessore Chiara Colombo, il consigliere Francesco Attolini.

Monsignor Delpini sprona a non essere rassegnati, a non soffermarsi solo sui tempi passati, quando le cose potevano apparire diverse, ma a seminare le opere di bene con speranza e fiducia. E tra i termini che usa e hanno lasciato un segno, c'è lo stupore, ma anche «stima di sé».  Perché siamo costruttori «dell'opera di Dio e possiamo esserne fieri, noi non siamo la gente che si rassegna ma ascoltiamo il Signore e gli chiediamo di indicarci le vie da percorrere. E Lui risponde: anzitutto l'opera di Dio, la docilità, poi le buone ragioni per avere stima di se stessi ed essere incaricati di costruire la comunità. La grazia di Dio, la stima di sé, la costruzione della comunità».

Quella capacità di opere buone che non si deve mai far demoralizzare dalla mera conta dei risultati, ma che deve sempre trovare nuovo slancio come quello che dovrà vivere la comunità.

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Ma. Lu.

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