Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.
Storia degli ultimi orsi e lupi sul nostro territorio.
Nel 1476 un plantigrado per poco non sbranò il duca di Milano, a Bisuschio. A Brinzio, nel 1741, fu ucciso un esemplare che terrorizzava tutti.
Nella Val Ceresio, nell’anno 1476, un orso che pesava 250 libbre “guastò tre homeni e amazò un cane” e per poco non sbranò Galeazzo Maria Sforza, Duca di Milano, venuto per una battuta di caccia a Bisuschio presso il casino di caccia di Agostino Mozzoni, uno dei capostipiti della nobile famiglia milanese, casino di caccia che in seguito verrà trasformato nella bellissima villa Cicogna-Mozzoni. Sprezzante del pericolo, il Mozzoni affrontò l’orso con la spada e grazie all’aiuto di un suo cane (che ebbe la peggio…) riuscì ad uccidere l’orso.
In segno di gratitudine per avergli salvato la vita, il Duca gli concesse nello stesso anno un’esenzione perpetua dal pagamento di alcune imposte. Eppure nonostante questa disavventura, Galeazzo Sforza nel 1493 emanò una grida in cui si vietava l’abbattimento dell’orso nelle riserve di caccia, in quanto ritenuto selvaggina nobile, mentre al di fuori, vi erano taglie in denaro per incentivare gli abbattimenti.
Nel dicembre del 1741 un altro esemplare maschio di 215 libbre venne ucciso e scuoiato nei pressi di Brinzio, dopo che per qualche tempo aveva spaventato i paesani e cagionato danni alle loro bestie.
Le ultime attestazioni ufficiali inerenti al pericoloso plantigrado risalgono invece ai primi anni dell’800: Il 28 ottobre 1816 nei boschi circostanti Runo (Dumenza, ndr) fu uccisa una femmina adulta, mentre il 26 ottobre dell’anno successivo è attestato l’abbattimento di un esemplare di 5 anni di età nei boschi di Curiglia. Qualcuno invece ricorda un ultimo esemplare abbattuto nei pressi di Monteviasco nel 1876.
Ad attestare la presenza degli orsi nei territori limitrofi anche diversi toponimi: sopra al Colmegnino si trova una grotta dell’orso così come altre omonime si trovano in Valganna e nel massiccio del Campo dei Fiori, (prossimo mio post dedicato a questa grotta)sopra la Fontana Marella. Vi è poi una “valle Orsera” nei pressi di Cremenaga e “la bolla dell’orso” a Due Cossani.
Sicuramente più numerosa e documentata invece la presenza dei lupi: nel 1500 secondo le cronache narrate da un anonimo cronista luganese, nella vicina Svizzera i lupi sbranarono 30 adolescenti che si trovavano nei boschi circostanti, impegnati nella custodia delle greggi.
In Valdumentina invece, scendendo da Agra verso Colmegna, si può visitare il Santuario di Santa Maria Nascente detto della Lupera in quanto secondo la tradizione, l’edificazione risalente al XVI secolo è attribuibile ad un voto fatto da alcuni locali per richiedere l’intercessione della Vergine Maria riguardo al flagello dei lupi. Determinante fu uno scampato attacco ad alcune fanciulle che invocarono il soccorso, ottenendolo.
Nel 1769 una donna di Mesenzana morì a causa del morso di un lupo affetto da rabbia mentre prima della fine del ‘700 i pastori che frequentavano San Michele facevano dir messa presso l’omonima chiesa per invocare anch’essi la protezione propria e delle greggi, dai molti lupi presenti. Ancora nella prima metà dell’800 il lupo era ampiamente presente in tutto il territorio dell’attuale provincia di Varese, non solo nei boschi ma anche nelle zone di pianura (forse anche appena sopra a Germignaga), ma di fatto venne praticamente sterminato entro la seconda metà del secolo, per effetto delle numerose taglie assegnate a chi uccideva questi animali.
Ancora nell’aprile del 1882 nel nostro circondario era consentita la caccia ai lupi e agli orsi con fucile carico a palla. Per chiudere sdrammatizzando l’argomento riporto ancora due segnalazioni: la prima citata da Piero Chiara nella sua raccolta di racconti, “Di casa in casa la vita”, quando descrivendo l’arrivo degli antichi romani nella piana della Margorabbia scrive: “Pare di vederli quei romani mentre camminavano tra l’erba mettendo i piedi per primi là dove sarebbero sorti Cittiglio, Brenta, Canonica, Cantrevia e gli altri paesi che ora costellano la valle. Non c’era un solo abituro lungo il loro percorso e neppure se ne vedevano nei contrafforti. Solo uccelli, volpi, talpe, tassi e sui monti lupi e orsi appiattiti a veder passare i romani…”. E l’ultima con una segnalazione certa inerente al nostro comune: non spaventatevi quando avvisterete un orso salendo lungo il Sentiero “Alto Verbano” e sarete arrivati al “Bosco delle Fate”, è assolutamente innocuo, non graffia, non morde, non vuole nulla. Aspetta solo di fare una foto ricordo con Voi…
da La Varese Nascosta, post di Davide Sottocasa (A cura di Renzo Fazio, dalla pagina Facebook “Germignaga, ricordi dal passato”)