Cultura - 11 settembre 2024, 15:05

Giorgio Mastorgio e la natura, i viaggi, il tempo. Quando la passione diventa vita

Intervista all'ideatore, fondatore e direttore del Museo di Storia naturale della Lombardia, con sede a Jerago con Orago, che giorno dopo giorno si è costruito una cultura quasi enciclopedica sulle specie animali e vegetali di tutto il mondo, viaggiando in oltre 30 Paesi. E oggi la mette a disposizione del nostro territorio

Giorgio Mastorgio e la natura, i viaggi, il tempo. Quando la passione diventa vita

Ci sono persone per le quali la passione si sovrappone alla vita stessa e a volte quasi la cancella, forte com’è di un’assoluta certezza di intenti, che ci spingono a compiere azioni al limite dell’incredibile. Giorgio Mastorgio è una di queste, con l’esistenza dedicata alla raccolta di ogni cosa rappresenti il regno animale e vegetale, ma anche la cultura delle popolazioni, gli oggetti d’uso quotidiano, quelli dei nonni e dei bisnonni, la pagella degli anni Sessanta come l’uovo di Aepyornis maximum, l’estinto uccello elefante del Madagascar, della capacità di quasi 9 litri.

Mastorgio è l’ideatore, il fondatore e il direttore del Museo di Storia naturale della Lombardia, che ha sede dagli anni ’90 nelle scuole medie di Jerago con Orago, e raccoglie l’intera fauna italiana, dagli invertebrati agli insetti, ai rettili agli anfibi, fino a pesci, uccelli e mammiferi, tutti esemplari delle sue collezioni, raccolti in anni di ricerche e imbalsamati in proprio. 

Un museo d’altri tempi, nato dalla voglia di condividere la passione per la zoologia -una delle tante di Mastorgio - e divulgarla, con l’organizzare visite guidate per le scolaresche della provincia, e anche mostre complementari, con il materiale sempre attinto dalle sue sterminate raccolte.

«La passione per la natura l’ho sempre avuta, avevo sette anni quando la maestra trovò nel sussidiario le piume degli uccelli dei nostri boschi, che raccoglievo e catalogavo. In tasca avevo sempre qualche guscio di lumaca, e sistemavo gli insetti nelle scatole di fiammiferi», spiega Giorgio, 78 anni, erede di una premiata forneria di Jerago, fondata dal nonno nel 1919, portata avanti da quattro generazioni e oggi dalla figlia Laura.

«Quando ero ragazzo, ad Albizzate c’era una bottega di imbalsamatori sfollati da Milano durante la guerra. Mio padre cacciava, un giorno portò uno scoiattolo da impagliare e per me fu la folgorazione. Cercavo di imbalsamare i piccoli uccelli e più avanti andavo dal farmacista del paese a farmi preparare le pomate arsenicali per la concia delle pelli. Nel frattempo avevo trovato uno splendido manuale del nonno e imparato il mestiere di tassidermista, coltivato per tutta la vita, in parallelo al mio vero lavoro di panettiere».

Giorgio Mastorgio si è costruito giorno dopo giorno una cultura vastissima, quasi enciclopedica sulle specie animali e vegetali di tutto il mondo, ha viaggiato visitando oltre 30 Paesi, dai quali ha portato a casa ogni genere di animale o di oggetto, dalle frecce delle tribù amazzoniche, ai tamburi della Nuova Guinea, facendo impazzire i doganieri quando si presentava con la pelle di un alce o il cranio di un ippopotamo. 

«Negli anni ’80 pensai di esporre da qualche parte la collezione della fauna italiana, e all’inizio trovai ospitalità al museo di Taino, che poi chiuse i battenti. Portai tutto a casa, ma l’allora sindaco di Jerago mi propose di allestire delle vetrine nella sede delle scuole elementari. Solo in seguito, all’inizio degli anni ’90, nacque l’idea del museo comunale, in quest’ala delle scuole medie. Siamo aperti con lo stesso orario della biblioteca, lunedì 18 – 20, martedì, mercoledì e venerdì 15 – 18,30 e sabato dalle 9,30 alle 12,30», dice Mastorgio, che è stato in Amazzonia, Madagascar, a tu per tu con i Masai, ha compiuto la traversata del Sahara e girato le isole Seychelles su un carro trainato da buoi anni prima del turismo di massa.

«Andavo e portavo a casa di tutto, ho più di duemila specie diverse di conchiglie, compresa la Tridacna gigas che pesa un quintale e mezzo, altrettante di farfalle esotiche, migliaia di semi di tutto il mondo, oggetto di una mostra e oggi al Museo Paleontologico di Clivio, un erbario di centinaia di piante delle nostre zone raccolte in fioritura e catalogate, collezioni complete di echinodermi, lepidotteri, crostacei, rettili, pesci, aracnidi, e decine di mostre già pronte, perfettamente inscatolate. La curiosità per la scienza è una malattia di famiglia, mio nonno conosceva ogni erba e pianta, si confezionava le medicine in casa, era un erborista provetto, e mio fratello Carlo, era archeologo e studioso di lingue antiche, fece aprire il Museo archeologico di Arsago, che gli ha dedicato il salone. L’altra mia figlia, Sara, segue invece l’impianto di piscicoltura che ho aperto anni fa per allevare anguille e storioni».

Il museo di Jerago è la sua seconda casa, visto che la prima, di fianco alla panetteria, è stracolma di decine di collezioni diverse, tutte perfettamente catalogate nella sua mente e inscatolate, pronte per l’eventuale esposizione. Così Giorgio Mastorgio organizza periodicamente mostre a tema nel salone del museo.

«Ne posso fare decine con il mio materiale, cerco di trasmettere ai ragazzi il mio sapere e di metterli in guardia sugli sprechi della nostra società dei consumi. Tra le esposizioni passate ci sono quelle sui rettili, sugli erbari e la lavorazione della canapa, sull’Amazzonia, sulla storia dell’alimentazione, le case degli animali, il mare, il Sahara e sulle origini della specie umana».

L’ultima e ancor allestita è intitolata “Passato e presente”, e descrive, con l’ausilio di decine di oggetti d’epoca di uso quotidiano, la semplice vita di una volta, quando in casa c’era la stufa a legna, l’asse per lavare, la “sidella” del carbone, i bambini andavano a scuola con la merenda nel cestino di vimini, giocavano con le biglie colorate e pesantissimi palloni di cuoio. 

«Allora non si buttava via niente, tutto veniva aggiustato o riciclato, non c’erano gli sprechi che abbondano oggi. Desidero che questo messaggio passi, e le nuove generazioni si facciano più accorte e attente all’ambiente». Giorgio Mastorgio è iperattivo, non si ferma un attimo e racconta aneddoti della sua vita a getto continuo, mentre ci mostra le migliaia di reperti che ha in casa, raccolti in settant’anni di ricerche nel mondo, rubando il tempo al suo mestiere di panettiere. «Dormo sì e no quattro ore per notte, il resto del tempo lo impiego nei miei studi. Una volta ho dormito cinque ore abbondanti, mia moglie Aurelia pensava che fossi morto…»

Mario Chiodetti

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