Attualità - 02 settembre 2024, 18:12

Strage di Paderno. La riflessione del sindaco di Brenta: «Gli adolescenti di oggi sempre più preoccupati, fragili, timorosi o rancorosi»

E' una chiamata alle responsabilità della politica, a partire da quella locale, quella di Gianpietro Ballardin: «Nella confessione il 17enne ha parlato di "malessere". Occorrono politiche sociali adeguate, la politica superi la sua staticità, superando la logica fatalista che ci porta a dire "una volta si stava meglio" o a dubitare sul futuro dei nostri giovani»

La villetta di Paderno Dugnano dove si è consumata la strage (foto Adnkronos)

La villetta di Paderno Dugnano dove si è consumata la strage (foto Adnkronos)

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione del sindaco di Brenta Gianpietro Ballardin sulla strage di Paderno Dugnano e la condizione giovanile:

La giovinezza è quel periodo della vita che dovrebbe essere protesa verso il futuro con ottimismo e dovrebbe alimentarsi di grandi sogni e speranze.

Ma il panorama attuale descrive una situazione ben diversa: i timori sono maggiori delle speranze, l’ottimismo è stato sostituito con il pessimismo, gli adolescenti e i giovani adulti, lo si vede nel difficile rapporto quotidiano con la gente, sono sempre più preoccupati, disillusi, fragili e timorosi o rancorosi di quanto non fossero i loro predecessori anche nella situazione difficile di un recente passato.

La nostra è diventata una società che non offre più alcun punto fermo: come ad esempio, le principali tappe che in passato conducevano il percorso al “diventare adulti”: autonomia economica – indipendenza - acquistare una casa - mettere su famiglia.

Queste condizioni, se ancora raggiungibili, si sono spostate sempre più in avanti e rientrano sempre più nelle quotidiane difficoltà delle classi intermedie del paese che vivono “la paura prevalente del futuro”, che sostanzialmente deriva da “un’insicurezza e da un’instabilità che è tutta nel presente”.

È purtroppo recente il caso che ha visto sulle cronache la strage avvenuta in famiglia a Paderno Dugnano, dove un 17enne ha ucciso padre, madre e fratello a coltellate, parlando nella sua confessione di un "malessere", questo il termine messo a verbale dal ragazzo davanti a inquirenti e investigatori, non solo in relazione alla famiglia, ma anche e più in generale verso la società per spiegare quel senso di "oppressione", solitudine ed estraniamento.

I giovani di oggi esprimono il loro disagio e malessere in molti modi.  Senso di solitudineinsicurezzafragilità, stati e condizioni che spesso originano ansia e malessere, e si sa, quando c’è ansia, gli attacchi di panico sono dietro l’angolo. 

Sui banchi di scuola, fin dall’infanzia gli studenti si confrontano con un ambiente competitivo che chiede sempre di più. Bisogna essere bravi, perfetti. Lo impone la società, ma anche i genitori (in modo più o meno consapevole) e i ragazzi si sentono sempre più sotto pressione. Una società che non ammette errori, dove lo sbaglio non è accettato e accolto come possibilità di crescita, per fare meglio, ma viene vissuto spesso come una sconfitta.

QUINDI DOVE BISOGNA AGIRE?

Gli esperti ci dicono che è necessario lavorare per dare una risposta comunitaria e collaborativa al disagio psicologico, sia in termini di agenzie educative, investite nell’ultimo periodo da una crisi di ruolo, sia politica con finanziamenti che non riducano le risorse necessarie allo sviluppo di una azione preventiva ma vengano indirizzate nella direzione di interventi calibrati rivolti alla prevenzione del disagio. Anche se questa condizione non è facile da attuare.

È innegabile come l’assenza di adeguate politiche sociali, anche per effetto di una carenza di fondi necessari, abbia contribuito ad accrescere il disagio psicologico dei giovani e acuito le situazioni pregresse, rendendo esponenziale un problema fin troppo disatteso mentre invece necessita di urgenti interventi in termini di prevenzione e sostegno per frenarne l’evidente esplosione. Così come sembra evidente che la crisi sanitaria degli ultimi anni, dal covid in poi, si stia trasformando in crisi psicologica dove i disturbi come l’ansia, l’irritabilità, lo stress, i disturbi del sonno, direttamente o indirettamente sembrano connessi alla condizione di isolamento del passato lockdown.

Così come dobbiamo verificare che non esiste, purtroppo la nostra capacità e degli strati della nostra società di intervenire, anche attraverso lo sviluppo delle azioni politiche necessarie, capaci di ridurre o di far diminuire Il facile consumo di alcol e delle diverse sostanze che illusoriamente danno soluzione ai problemi dei minorenni.

La politica, a partire dal livello locale, deve trovare necessariamente le strade per superare la sua staticità. Dobbiamo tutti assieme, immaginare e promuovere azioni di forte progettualità e di incisivo impatto territoriale in grado di supportare e agire su una partita educativa complessa, che non può che essere “pubblica” in grado, nella sostanza e nella complessità del tema, di coinvolgere tutta la comunità.

La società, tutti noi, dobbiamo vivere il nostro tempo senza aspettare che qualcuno venga a risolvere i problemi che sono vissuto quotidiano nei nostri territori, nei comuni che amministriamo o nei distretti socio sanitari di riferimento in cui siamo presenti, superando una logica fatalista che ci porta a dire che “una volta si stava meglio” o a dubitare sulla possibilità di un futuro per i nostri giovani.

Dobbiamo dimostrare di saper raccogliere la sfida attraverso la costruzione di percorsi pro attivi, non passivi ed in questo complesso percorso invito tutti noi al superamento delle “barricate” per evitare che i fatti gravi, che sono avvenuti anche sul nostro territorio, “non trovino terreno fertile”, promuovendo le necessarie azioni sovracomunali che ci consentano di ridurre l’evidente disagio manifestato dai giovani, dalle famiglie e dalla nostra società.

Il Sindaco del Comune di Brenta

Gianpietro Ballardin

Redazione

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