Varese - 12 agosto 2024, 10:00

La Festa della Montagna è partita alla grande. E grazie agli Alpini Varese ritrova il suo Campo dei Fiori

La città si riappropria della sua identità e della sua vetta: gli alpini vogliono proprio questo, ridare alle persone la scioltezza di un sorriso e di una canzone, magari dopo una bella birra fresca. Tante le iniziative per tutti i gusti. Ma il Grand Hotel si apre anche alla memoria grazie al Fai

Grande afflusso per la Festa della Montagna (foto Roberto Bof)

Grande afflusso per la Festa della Montagna (foto Roberto Bof)

Il mastodonte ha un sussulto di vita, le antiche pietre, i ferri battuti, le terrazze si colorano di un nuovo arcobaleno, e il Grand Hotel Campo dei Fiori, per cui l’architetto Giuseppe Sommaruga perse le notti tra progetti e disegni, rinasce almeno in parte per una settimana, quella di Ferragosto, grazie alla pervicacia del Gruppo Alpini Varese che anno dopo anno son sempre lì, a organizzare al millimetro la grande “Festa della Montagna”. L'evento è subito partito alla grande, con grande affluenza alle navette gratuite che consentono di raggiungere la vetta e godersi la festa (leggi QUI le informazioni)

Per un pugno di giorni la città si trasferisce all’ombra degli abeti, Varese si sveglia dal torpore e si ricorda che una volta c’erano le feste popolari, le sagre in cui si cantava e ballava al suono della fisarmonica, e tutti erano felici per il tempo di una mazurka e una fetta di anguria. 

Gli alpini vogliono proprio questo, ridare alle persone la scioltezza di un sorriso e di una canzone, magari dopo una bella birra fresca, spillata con il sistema che non prevede emissione di CO2, perché oggi si deve obbligatoriamente avere un occhio costante rivolto alla tutela ambientale, non possiamo più sbagliare. 

E le penne nere si adeguano, incentivando la raccolta differenziata, eliminando la plastica monouso, sostituita da materiali biodegradabili e compostabili, e obbligando giustamente gli ospiti a raggiungere l’albergo soltanto con le navette in partenza dal Piazzale del Palazzetto dello Sport dalle 10 alle 24 con frequenza ogni venti minuti, con un biglietto del costo di 1 euro e 60 acquistato alla partenza. 

Il 2024 è anche una data importante per la montagna che all’inizio del ‘900 era una meta turistica nota in Europa: cade infatti il 50° anniversario dell’inaugurazione della Via Sacra che conduce alle Tre Croci, rifatte allora per l’occasione, anche grazie all’interessamento di don Tarcisio Pigionatti, anima del Collegio “De Filippi”.

Perché salire fino al Campo dei Fiori in queste atroci giornate canicolari, in cui dà fastidio anche la pelle? Perché la festa è lì, è un appuntamento atteso come il Falò di Sant’Antonio del 16 gennaio, l’occasione per ritrovarsi davanti a un piatto di risotto giallo e una fetta di polenta con la “luganega”, fare quattro passi nel bosco, cantare, partecipare al torneo di burraco, o tornare indietro nel tempo, agli anni della “Milano da bere”, scatenandosi nella disco dance con Radio Village osservando le stelle cadenti il 10 agosto. 

Ce n’è per tutti i gusti, perché la notte è giovane e la si può trascorrere ascoltando del buon jazz -grande successo di Paolo Tomelleri venerdì scorso- oppure, lunedì alle 21, il quartetto composto da Umberto Cesarano, batteria, Dorotea Mele, voce, Luca Pedroni, chitarra e il basso di Marco Re impegnati nel concerto dal titolo “Doctor Soul” (ingresso libero). 

Ma il ventre del Grand Hotel Campo dei Fiori si apre alla memoria, grazie alla Delegazione Fai di Varese, nelle persone dell’architetto Marco Colnago e di Giulia Pozzi, che ha allestito nella hall (ingresso, dalle 11 alle 17, a contributo libero) la mostra “Diario dei ricordi”, visitata in media da oltre 200 persone al giorno, un viaggio nel tempo attraverso le immagini d’epoca, fornite dal collezionista Fausto Brianza e da chi scrive, di quando l’albergone era visitato da famiglie reali, personaggi dello spettacolo e ricchi milanesi. Ci sono manifesti e locandine, alcuni registri del Grand Hotel, dépliant turistici in stile Liberty, cartoline e una serie di pannelli esplicativi a raccontare un’epopea purtroppo scomparsa per sempre. 

Gli Alpini fanno le cose per bene, e così tutti i giorni alle 15,30 si può visitare la Grotta Marelli con un contributo di 2 euro e la guida di Donatella Reggiori, andare a lezione di Ginnastica posturale del sorriso con Gigi Bellaria, mercoledì alle 11, 14,30 e 16, pagando 5 euro, visitare martedì 13 alle 10,30 la Casa Museo Pogliaghi del Sacro Monte con le guide di Archeologistics prenotando a info@sacromontedivarese.it al costo di 7 euro, oppure l’Osservatorio astronomico nei giorni 12, 13 e 14 agosto partendo a piedi dalla Festa della Montagna alle 14 e prenotando la visita entro le 12 del giorno precedente, con un biglietto di 5 euro per gli adulti e 3 per i ragazzi da 6 a 17 anni.

Chi vuol sfidare la canicola, pagando 15 euro può partecipare, lunedì alle 11,30, e martedì alle 18, alla Camminata metabolica, con una tecnica che sviluppa distretti e muscoli specifici, dal Grand Hotel al Forte di Orino, andare e tornare dal Campo dei Fiori al Sacro Monte martedì 13 alle 10 e alle 14,30 con i volontari del Cai, oppure fermarsi alla festa e lo stesso giorno visitare, con l’Associazione culturale “Immagina” e 2 euro, le architetture di Giuseppe Sommaruga oppure, martedì e mercoledì alle 17,30, la “Via del Caravati”, recentemente tracciata, che illustra le sculture all’aperto lasciate da Edoardo Caravati e ricavate dalla rocce carbonatiche del monte (prenotazione nel gazebo delle Guardie Ecologiche volontarie). 

Per i più pigri non manca alle 17,30 l’Aperitivo letterario, con Sergio Rossi che intervisterà lunedì 12 Ines Rita Domenechini, danzaterapeuta, coreografa e infermiera e autrice dei racconti di “Un giorno felice”, martedì la giallista varesina Laura Veroni con l’ultimo libro “L’ombra della sciarpa blu”, e mercoledì l’architetto Gigi Bellaria che ha scritto “Abitare la tua casa, il tuo corpo”.

«Per una settimana il Campo dei Fiori torna a essere la meta preferita per i nostri cittadini», scrive il capo del Gruppo Alpini Varese, Antonio Verdelli, ma la speranza è che il mammuth che dorme dagli anni Sessanta in cima alla montagna possa regalarci sempre la sua accoglienza, restaurato e riportato, assieme alla Stazione delle funicolari e al Ristorante Panoramico, allo splendore di un tempo, quando Varese era una delle capitali turistiche italiane, non solo a parole. Alpini e Fai ce la mettono tutta, istituzioni e privati un po’ meno. 

Mario Chiodetti

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