Varese - 06 agosto 2024, 09:00

L'INTERVISTA. La Varese di Babini Cattaneo: «Vivace e mondana. Ora manca un'identità»

Parla l'imprenditore che, con la sua famiglia, a partire dal capostipite Achille, ha scritto parte della storia di questa città, a partire dalla trasformazione della Valle Olona per arrivare a Villa Mylius. Critico il suo occhio: «E' una città turistica che si vede ben poco e vedo tanti spazi vuoti. All'ex caserma Garibaldi metterei la sede della polizia locale per controllare piazza Repubblica»

L'INTERVISTA. La Varese di Babini Cattaneo: «Vivace e mondana. Ora manca un'identità»

Roberto Babini Cattaneo arriva puntualissimo, scende dalla sua Volkswagen Up - «con questa piccolina vado al Sacro Monte, così trovo parcheggio, da qualche parte la infilo» - e ci raggiunge al Sartorelli di via Sanvito per una chiacchierata sulla bella Varese dei tempi andati, quando viveva a villa Mylius prima di trasferirsi a Lugano e passare in città ogni tanto nei fine settimana.

Polo “Paul & Shark” blu navy, capelli candidi e occhi azzurrissimi, Babini Cattaneo, come tutta la sua famiglia, a partire dal nonno, il Cavalier Achille Cattaneo e dalla madre Ferdinanda, ha dato molto a Varese ma non ne è stato sufficientemente ricambiato. Ne fa fede lo “sfogo” di alcuni giorni addietro su “La Prealpina”, di cui è ancora azionista ma non più presidente, una lettera dove si dichiarava pentito di aver donato nel 2007 al comune, assieme al fratello Achille, la Villa Mylius.

«Ormai sono trascorsi 17 anni, e non si è fatto niente. Il parco è degradato, i vialetti invasi da erbacce, hanno abbattuto alberi, ma non tutti erano compromessi. Ora che non sono più presidente, da normale lettore mi sono sentito di scrivere per denunciare l’incuria e l’indifferenza», dice amareggiato.

È una storia lunga e virtuosa quella della famiglia Cattaneo, con il capostipite Achille, di origine bergamasca, che nel 1911 viene a Varese a dirigere una piccola conceria, la Cornelia, che piano piano ingrandisce acquistandone le quote e trasformandola in una grande azienda con oltre mille dipendenti, dando lavoro a molte famiglie nel difficile periodo della Grande Guerra. Il rione di Valle Olona presto si trasforma, grazie alla munificenza di Cattaneo, che costruisce le case per gli operai, la chiesa, l’oratorio e i campi sportivi, seguito dalla figlia Ferdinanda, madre di Roberto e Achille, filantropa, grazie alla quale fu costruito il reparto di Geriatria dell’Ospedale di Circolo, oggi purtroppo demolito.

«È stato il primo reparto in Italia interamente dedicato alla cura degli anziani. La demolizione dell’edificio, che certo avrebbe avuto necessità di un rinnovo ma non di essere distrutto, mi ha profondamente addolorato. Mi avevano proposto di mettere una targa commemorativa in memoria dei miei familiari... L’ospedale di una città come Verona, per esempio, conta su un reparto geriatrico grandissimo e all’avanguardia, a Varese gli anziani sono dimenticati».

Oltre all’attività industriale, Achille Cattaneo fu un grandissimo appassionato di musica, e durante il periodo bellico anche direttore del Liceo musicale “Pergolesi” di Varese.

«Mio nonno aveva il palco alla Scala e organizzava concerti in città con l’associazione “Raduno della Arti” e il “Gruppo Amici della Musica”. Collezionava spartiti e libri, che ho poi donato al Liceo musicale. In città portò nomi illustri da Arturo Benedetti Michelangeli a Carlo Zecchi e Claudio Arrau, sostenne la scuola e la Società Corale Varesina. Mia mamma Ferdinanda era diplomata in pianoforte al Conservatorio di Torino e in casa ogni tanto si metteva a suonare. È mancata vent’anni fa, avevo un rapporto molto bello e stretto con lei, era una donna generosa che aiutava tutti senza apparire», aggiunge Babini Cattaneo, classe 1949, e una laurea in giurisprudenza, dopo aver frequentato come tanti varesini illustri il Liceo classico “Ernesto Cairoli”.

La passione per la musica condusse Achille Cattaneo ad acquistare azioni della storica Casa Ricordi, fondata nel 1808 da Giovanni Ricordi e portata al massimo splendore dal nipote Giulio, l’editore di Verdi e Puccini.

«Alla fine fu mio padre Gianni Babini a rilevare un grosso pacchetto di azioni da una importante famiglia milanese e a diventare il socio di maggioranza della Ricordi. Lui era stato un pilota da guerra, prima faceva parte della Squadriglia dei “Sorci verdi” poi fu negli aerosiluranti fino al ’43, mandato in missione in Grecia e pluridecorato al valore. Mi ero appena laureato quando lui ingrandì anche la nostra attività conciaria, acquisendo il concorrente, la SAP, che non navigava in buone acque. Poi il settore conciario declinò, le lavorazioni venivano fatte in Paesi dove la manodopera era a basso costo, occorreva mettersi a norma con costosi impianti di depurazione che spesso funzionavano male, così alla fine degli anni ’90 l’azienda chiuse i battenti e cedemmo anche la Ricordi».

Roberto Babini Cattaneo è nato e ha vissuto quasi mezzo secolo a Villa Mylius, abitata anche dai cugini Lidia e Mario Beretta, e ha splendidi ricordi di una Varese vivace e mondana purtroppo scomparsa.

«Mario Beretta negli anni ’50 era il presidente dell’Ente provinciale per il Turismo, di cui Manlio Raffo era direttore: aveva organizzato la Mostra Canina, fatto affrescare Arcumeggia da artisti famosi creando il “paese dipinto” e creato il concorso cinematografico “Noci d’oro”. Così in villa c’era un via vai di attori e attrici, ricordo Gina Lollobrigida, Silvana Pampanini e Giulietta Masina, allora si faceva molta vita di società, i miei erano amici delle famiglie in vista di Varese, in estate si davano feste e ci si bagnava nella piscina che nonno Achille aveva fatto progettare dall’architetto Pietro Porcinai».

Sulla Varese di oggi, l’imprenditore è molto critico: «Ha perso la sua identità, è anonima, tante vetrine sono vuote. Poi lavori interminabili, come quello delle stazioni, o della caserma, dove a mio avviso dovrebbero collocare la Polizia locale, sorveglierebbe così la piazza della Repubblica. Adesso per esempio asfaltano finalmente le strade, quando dovrebbe essere normale per una amministrazione farlo senza proclami. Poi si parla da anni di una Varese turistica che però si vede ben poco: manca l’accoglienza, tolto il Sacro Monte, con la funicolare che va a singhiozzo, non rimane molto da vedere. Lo stesso accade per il teatro, con il tendone che avrebbe dovuto essere provvisorio ma è ancora lì e non si vede all’orizzonte una sala adeguata a musica e prosa».

Babini Cattaneo, tennista e sciatore, è un grande appassionato di basket fin dai tempi della grande Ignis: «Entrammo anche in società assieme a Bulgheroni quando la rilevò perché non navigava in buone acque. Ho anche giocato per molti anni, assieme ad Aldo Ossola, Gergati, Lepori e altri ex giocatori avevamo fondato lo Sporting Varese, facevamo le partite nella storica palestra di via XXV Aprile. Il basket varesino non sta attraversando un buon momento, ma nello sport ci sono alti e bassi. Però è cambiato tutto, una volta c’era il gruppo, si stava assieme e si cresceva nel tempo. Ora i giocatori sono presi a contratto e cambiati spesso nel corso della stagione, non hanno tempo di amalgamarsi e fare squadra. Così ormai al Palazzetto ci vado poco, ma sottoscriverò lo stesso l’abbonamento, per la cinquantanovesima volta di seguito, penso sia un record».

Mario Chiodetti

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