Tra passeggiate, animali e viste mozzafiato, le vacanze di Mario Chiodetti, 64 anni, giornalista e fotografo freelance e organizzatore di spettacoli musicali da più di 30 anni, si svolgevano a Rima San Giuseppe, ex comune più alto della Valsesia e ora frazione di Alto Sermenza a 1.417 metri, in provincia di Vercelli. Rima, per Mario, è un paradiso, ricco di fiori, mirtilli e panorami stupendi.
Questo piccolo borgo ha anche "inventato" il marmo artificiale ed è possibile imparare la tecnica per lavorarlo nel laboratorio apposito.
Che cosa l'ha fatta innamorare di questa meta?
«Molte cose, come il fatto che non si possa circolare con la macchina: quando arrivi la parcheggi e te la devi scordare. È un borgo piccolissimo di case Walser, tenute benissimo, che d'inverno è abitato da dieci persone, mentre in estate si riempie di turisti, ma sono solo di passaggio. Rima è un paradiso: le escursioni sono fantastiche e si arriva a 3mila metri facilmente. Inoltre, è pieno di tantissimi fiori e buoni mirtilli. Sono dieci anni che non ci vado e spero sia ancora così».
Un aneddoto legato a questa meta.
«Ero in affitto in uno chalet isolato e dormivo nella camera sotto il tetto. Una mattina, all'improvviso, sento un forte rumore e mi spavento: era un corvo imperiale, una bestia enorme. La sera, invece, venivano sempre volpi e caprioli a bere lì vicino».
Con chi è andato la prima volta? Chi vorrebbe portarci?
«Sono sempre andato da solo. Rima San Giuseppe l'ho scoperta perché avevo conosciuto a Villa Della Porta Bozzolo, a Casalzuigno, la proprietaria di alcuni chalet e da quel momento ho iniziato a recarmi a Rima in vacanza. Mi piacerebbe portarci quelli che fanno la guerra e distruggono l'ambiente per far vedere loro cosa stanno distruggendo».
Come si svolgeva la giornata ideale in questa località?
«Al mattino presto mi svegliavo, facevo colazione e poi una camminata. A pranzo mangiavo qualcosa e mi rilassavo leggendo, mentre nel tardo pomeriggio mi aspettava un'altra passeggiata. Andavo sempre alla fonte di Rima a leggere. Ogni tanto, però, mi recavo anche al Sacro Monte di Varallo, sempre in Valsesia».
C'è un piatto, un sapore, un odore o un panorama indissolubilmente legato a questo luogo?
«Sì, il panorama che si vedeva salendo verso gli alpeggi. Lì ce n'erano diversi vicini e da uno di questi vedi Rima, piccolina e circondata da pascoli: una meraviglia».
Il sentiero o il percorso preferito?
«Il sentiero nel bosco che dalla chiesa saliva alla capanna del pastore. Quest'uomo viveva come un eremita e faceva formaggio che poi vendeva in paese. Eravamo diventati amici».
Cosa porterebbe a Varese del luogo delle sue vacanze?
«L'aria pura e la bellezza dei boschi».