Territorio - 21 luglio 2024, 07:33

Il calciatore Libera e l'oculista Esempio, ragazzi degli Anni 60 sul lago Maggiore cresciuti all'oratorio di Ispra: «Partitelle infinite e poi a casa ad aiutare i genitori»

Intervista doppia con il campione di Inter e Varese e con il noto medico di origini sarde che ricordano aneddoti ed emozioni di quel periodo: «Le interminabili partite a sette con i fratelli Cistoldi. Fiorenzo Binda e Sergio Mainetti, le gite con don Giulio e don Luigi, i bagni alla spiaggetta di Carlo, le gite alle Fornaci e la pesca delle alborelle. Ci si divertiva davvero con poco e con quel poco eravamo davvero felici»

Giacomo Libera e Giovanni Esempio

Giacomo Libera e Giovanni Esempio

Giovanni Esempio e Giacomo Libera, sono due ragazzi che negli anni Sessanta hanno frequentato l’oratorio di Ispra e passato i loro anni più belli in una delle cittadine più suggestive affacciate sul lago Maggiore.

Il "Gianni" com'è chiamato il noto oculista e Giacomo campione di calcio, hanno intrapreso percorsi di carriera completamente diversi tra loro. Il primo si è laureato in medicina, con specializzazione in oculistica con un eccellente curriculum professionale, l’altro è stato un calciatore che ha giocato in varie squadre, Varese, Inter, Atalanta, Bari e che dopo il ritiro ha avviato insieme alla moglie Bianca ed al figlio Alessandro, anch’egli ex calciatore nel Novara, un'importante attività commerciale nel settore dell’abbigliamento a Casamassima, in provincia di Bari, dove vive attualmente.

Sono proprio questi due personaggi a raccontarci la storia di uno spaccato di realtà locale di quel periodo, quando stava iniziando un cambiamento epocale per l'Italia, noto come boom economico. 

E’ il medico oculista Giovanni Esempio, nato a Ispra ma profondamente legato a Buggerru (Comune sardo dove proveniva il padre) a ricordare i momenti felici d'infanzia. «Con Giacomino eravamo assidui frequentatore dell’oratorio San Giovanni Bosco con i coadiutori del tempo don Giulio Rivolta e don Luigi Milani. Ricordo le nostre giornate che erano fatte di momenti di preghiera, ma soprattutto di lunghe partite di calcio a sette al campetto dell'oratorio. Si sceglievano a sorte i capitani, che poi sceglievano i giocatori. La prima scelta era per il Giacomino che già da bambino aveva doti particolari, poi c’erano altri ragazzi che erano bravi con il pallone ma poi non hanno sfondato nel panorama calcistico nazionale. Vorrei citare tra i tanti i fratelli Marco e Leonardo Cistoldi, Fiorenzo Binda, Sergio Mainetti che proprio in quel periodo si era rotto la tibia. Sono stati anche loro calciatori che poi hanno giocato in serie minori mostrando buone qualità senza riuscire a "sfondare" come ha fatto il Giacomino che era obiettivamente una spanna superiore».

«Ricordo con grande piacere le gite con i nostri parroci alle fornace e i bagni alla spiaggetta di San Carlo. La grande socialità e convivialità, ci si divertiva davvero con poco e con quel poco eravamo davvero felici» aggiunge il dottor Esempio. 

Anche Libera ricorda i momenti di adolescenza trascorsi all’oratorio di Ispra. «Con malinconia ogni tanto mi sovvengono i momenti vissuti alla Cascine San Giacomo, dove unico divertimento era giocare a calcio, con un vecchio e pesante pallone, che spesso ci veniva requisito dalle mamme perché rompevamo qualche vetro. Ricordo le stalle e gli animali, perché in quegli anni la nostra zona era prettamente rurale e solo qualche anno dopo si è cominciato ad andare a lavorare nelle fabbriche quasi sempre  a conduzione familiare». 

«Ricordo mio padre che in bicicletta mi accompagnava all’oratorio prima di andare a lavorare in una ditta di Angera che produceva aghi - prosegue l'ex calciatore - l'oratorio era un'evasione, un luogo di incontro, un momento di libertà, dove con i fratelli Cistoldi ed il Sergio Mainetti organizzavamo partite lunghissime. Poi c’era il ritorno a casa e dovevamo in qualche maniera aiutare i nostri genitori nelle faccende di casa. Con mia sorella Mariella, spesso anche con i miei amichetti della Cascina, si andava a prendere i funghi e le castagne nella "Pinera" o si arrivava al Laghetasch, oppure si andava al lago a pescare le alborelle».

L'oratorio di Ispra è stato importante anche dal punto di vista "professionale" per Giacomo Libera. 

«Mi ha formato e poi grazie all’oratorio sono stato scelto dal Luino e poi dal Varese e così ho iniziato a giocare nei professionisti. Era consuetudine organizzare tornei tra le parrocchie limitrofe. Nel torneo di Brebbia, organizzato da don Guido Macchi un osservatore del Luino, il signor Coppa, mi ha visto e mi ha portato a giocare negli allievi del Luino. Avevo anche un'opportunità con un'altra società, solo che Coppa mi aumentò di tre anni l’età. Giocai nel Luino due anni poi andai nel Varese con Caldani, giocando e studiando da geometra al De Filippi. Mi è anche spesso capitato di non giocare alla domenica, perché il mio rendimento scolastico non era positivo e su questo il mister era intransigente. Da questo punto di vista fu la mia fortuna».

Ma sono le esperienze, le emozioni e i sentimenti vissuti in quel periodo che Giovanni Esempio e Giacomo Libera porteranno sempre con sé. 

«L'emozione più grande è stata quando con i primi soldi che ho guadagnato col calcio ho costruito la casa a miei genitori» ricorda Libera che non torna spesso ad Ispra. 

«Sono un po' pigro, forse perché sto bene in Puglia, a Ispra venivo prima quando mio figlio Alessandro giocava nel Novara e ogni tanto vengo a Busto Arsizio a trovare mia sorella e i nipoti; faccio una visita fugace al cimitero a trovare i miei genitori. Poi affiorano i momenti belli di allora e divento triste, Ispra mi è rimasta nel cuore. Adesso quando mia moglie Bianca e mio figlio leggeranno questa intervista, mi sproneranno a tornare a Ispra perché sono innamorati del Lago Maggiore e dei suoi stupendi tramonti».

Claudio Ferretti

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