Storie - 18 luglio 2024, 08:30

Il Papo, una bandiera biancorossa vista da "dentro": «Ci ha insegnato l'amore, siamo orgogliosi di lui. E la gente gli vuole bene»

I figli Laura e Andrea e il nipote Stefano in un racconto inedito e intimo di Silvio Papini, una vita spesa per il Varese: «Per questi colori ha dato tutto ciò che aveva e avrebbe meritato di più. Ma soprattutto è stato ed è un padre esemplare e affabile e un nonno premuroso». Quella volta che battè il Trap colpendo 10 traverse consecutive e il rocambolesco provino in biancorosso

Silvio Papini e la sua splendida famiglia

Silvio Papini e la sua splendida famiglia

Silvio Papini nasce a Cellina, una piccola frazione del territorio leggiunese.

Inizia a giocare in piazza nel suo rione, per poi andare giovanissimo a 10 anni nel CSI Laveno. Qualche anno dopo ritorna nel suo paese per indossare la maglia da titolare nella formazione composta da calciatori adulti della Condor Leggiuno, allenata da Elio Binda, ex calciatore compaesano che giocò sia nel Vicenza che nella Juventus anni 50.

Siamo nel 1965: il quindicenne "Sisso" (cosi era conosciuto  sul Lago) fa un provino con esito positivo nel Varese, dove fa tutta la trafila dagli allievi nazionali sino ad arrivare in prima squadra con Nils Liedholm e Peo Maroso. Passa in prestito alla Biellese, al Castrovillari e all'Imperia, per poi essere ceduto al Lugano dove ritrova il biancorosso Chicco Prato. In Canton Ticino "Papo" gioca facendo anche il dirigente nel Morbio insieme ad un giovane Stefano Bettinelli e ad Antonio Criscimanni. Prima di appendere le scarpette al chiodo ritorna nel Laveno, per qualche anno, allenato allora da Domenico Parola.

Ecco quindi che arriva la fatidica chiamata della famiglia Sogliano, di Peo Maroso e di Paolo Maccecchini: Papini risponde presente e contribuisce alla rinascita dei biancorossi, che ripartono dall'Eccellenza e arrivano ad un passo dalla serie A, perdendo prima la semifinale playoff con il Padova e, l'anno dopo, la finale con la Sampdoria.

Questa è in estrema sintesi la carriera nel mondo del calcio del "Papo". Oggi però facciamo un viaggio più intimo e profondo: a farci conoscere qualcosa di davvero speciale sono i suoi figli Andrea e Laura ed il nipotino Stefano, che tuttora gioca nell'Accademia Varese.

È proprio "Stefanino" a parlarci del suo eroe "nonno Silvio": «Ho iniziato ad andare allo stadio da piccolino, con la mamma, e la passione per il pallone mi è stata trasmessa assieme agli omogeneizzanti  che mi davano per farmi crescere. Il nonno è straordinario in tutto: mi portava in spiaggia a Reno di Leggiuno. Tra i tanti ricordi mi riaffiorano alla mente i tiri che calciava per farmi buttare nella sabbia. Quando decisi di iniziare la scuola calcio, sia Caccianiga che Gedeone Carmignani (grandi amici tuttora del nonno) mi misero tra i pali, forse con la complicità di qualcuno che posso immaginare... Fecero la scelta giusta, mi piace tantissimo questo ruolo, mi diverto e cerco di migliorarmi sempre. Poi, per dirla tutta, non ho il sinistro preciso del nonno...».

«Come calciava da mancino mio padre mi ha sempre affascinato - dice invece Andrea, figlio di Silvio, ex calciatore anche lui militante in alcuni squadre  del Canton Ticino - Era di una precisione unica. Per questo vi racconto un aneddoto: papà ha giocato nel Varese per un certo periodo con Giovanni Trapattoni. Alcuni amici di quel tempo mi hanno raccontato di una scommessa tra il "Trap" e papà su chi colpiva più volte la traversa su 10 tiri piazzati. Ebbene l'ex ct della nazionale si fermò a 4 traverse, papà le centrò tutte 10. Il "Trap" però non pagò la scommessa asserendo che non era bravura ma pura fortuna… Erano evidentemente tempi così, era dura anche allora per i giovani. Per il resto di mio padre ho molta ammirazione per quello che ha fatto, sia nel calcio ma che sotto l’aspetto umano. Purtroppo il mio rammarico è non averlo visto giocare, ma ho avuto la fortuna di vederlo nel ruolo di dirigente del Varese e i fatti parlano da soli. Nel Varese ci ha messo davvero tanto amore, passione e dedizione: forse poteva finire diversamente ma il calcio è come la vita: le cose vanno diversamente dalle nostre aspettative e bisogna avere la forza di andare avanti senza momenti di nostalgia e rimpianti. Questo è il destino».

Di fatalità parla la figlia Laura: «Senza peccare di presunzione papà avrebbe meritato di più nel calcio. Per me che lo adoro va bene così, e ne sono fiera, anche perché ha sempre avuto un comportamento esemplare: non ho mai sentito nessuno reclamare un torto subito da lui... Certo che la vita riserva strane storie, come quella che mi ha raccontato lo zio Franco, che insieme a zia Lucia ha sempre sostenuto ed aiutato papà, anche portandolo agli allenamenti e alle partite domenicali. Lo zio mi ha raccontato del rocambolesco primo provino a Masnago: papà fece la partitella e fu subito messo nelle prime selezioni. Solo che sbagliarono il numero della sua maglia e quando fecero l’appello per la partita successiva non venne chiamato. Fu per fortuna l’occhio attento dello zio Franco a far valere di santa ragione l’errore di trascrizione. Ogni tanto penso ancora a come sarebbe stata la vita di papà senza  calcio, se avesse lavorato come congegnatore meccanico, la scuola professionale che allora aveva scelto. Sarebbe stato ugualmente un padre esemplare e semplice e affabile come è adesso, così come un grande nonno premuroso. Forse poteva avere più fortuna, ma a noi figli va bene così perché ci ha insegnato il rispetto, la semplicità, l’onesta, la sincerità, l’amore, la vicinanza, la comprensione e il rispetto per le parola data. Proprio per questo siamo fieri di lui... E quando ci capita di parlare con diversi ex calciatori biancorossi che dicono "Il Papo è stato per noi un secondo padre", ci sentiamo super orgogliosi di questo».

Claudio Ferretti


Vuoi rimanere informato sul Varese e dire la tua?
Iscriviti al nostro servizio gratuito! Ecco come fare:
- aggiungere alla lista di contatti WhatsApp il numero 0039 340 4631748
- inviare un messaggio con il testo VARESE CALCIO
- la doppia spunta conferma la ricezione della richiesta.
I messaggi saranno inviati in modalità broadcast, quindi nessun iscritto potrà vedere i contatti altrui, il vostro anonimato è garantito rispetto a chiunque altro.
VareseNoi.it li utilizzerà solo per le finalità di questo servizio e non li condividerà con nessun altro.
Per disattivare il servizio, basta inviare in qualunque momento un messaggio WhatsApp con testo STOP VARESE CALCIO sempre al numero 0039 340 4631748.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

SU