Dal 22 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024, Fondazione Stelline organizza una grande personale dedicata a Vittore Frattini (nato a Varese nel 1937, dove vive e lavora), fra i pochissimi artisti ad aver provato a ripensare con coerenza e continuità al destino della forma plastica e della pittura, pur senza mai perdere di vista la delicatezza e la pregnanza dinamica del suo tipico segno.
La mostra Tra linea e luce, a cura di Domenico de Chirico, presenta circa quaranta opere che rappresentano una selezione significativa della produzione recente dell’artista lombardo e consentono di comprendere il suo percorso incominciato alla fine degli anni Cinquanta sotto la guida del padre, lo scultore Angelo Frattini. L’essenzialità del gesto creativo di Frattini porta in superficie il segno della linea; non una linea geometrica, ma la linea naturale dello sguardo verso l’orizzonte.
Nella sua lunghissima produzione artistica Vittore Frattini sperimenta diversi linguaggi e si esprime utilizzando materiali eterogenei, pur mantenendo una lunghissima fedeltà a pochi elementi essenziali, e, soprattutto, alla vita di questo segno mosso e dinamico che, prendendo spunto dal “gesto” informale, viene purificato fino a realizzarsi come elemento generativo di forma e di spazio, indipendentemente dai materiali scelti. Questa linea, che delinea il confine e apre all’infinito, si ritrova in tutte le sue opere, senza mai essere ripetizione, ma anzi moltiplicando esponenzialmente il suo significato di apertura verso lo spazio e il tempo senza fine.
Nello sviluppo stilistico di Frattini, ha giocato un ruolo altresì fondamentale anche il suo forte interesse verso i fenomeni naturali come temporali e fulmini, i quali sono risultati significativi ai fini dello studio della luce poiché, grazie alla loro evanescenza, in relazione al rapporto tra essa stessa e la materia e tra lo spazio e il tempo, egli è riuscito a comprendere perfettamente come quest'ultimo si faccia largo scavando lo spazio attraverso solchi di atemporalità.
La linea dialoga con la luce, la luce dialoga con l'oscurità, la materia con lo spazio vuoto, i colori più vivaci conversano con trasparenze assolute. La linea e la luce si ritrovano costanti in tutto il suo corpus di opere, pur in una dialettica espressiva che utilizza materiali e tecniche diverse. La vocazione spaziale è un altro aspetto centrale nella sua ricerca, così come il dialogo e il confronto continuo con le visioni e gli orientamenti internazionali portati avanti dal suo amico e collezionista, fra i più importanti dell'arte contemporanea della seconda metà del Novecento - Giuseppe Panza di Biumo, che sul rapporto con lo spazio e la luce ha trascritto gran parte dei suoi interessi e delle sue passioni.
Il percorso espositivo, suggerito dal regista teatrale Davide Livermore e allestito nel visual da Antonio Frana, definisce e compone lo spazio espositivo in due grandi sezioni.
La prima è dedicata alle opere su tela, con l’installazione Linee di Luce, composta da sedici Shangai e da una selezione di opere Lumen, le famose tele in cui utilizza colori acrilici luminescenti, che reagiscono alla visione notturna. Nella seconda sezione troviamo le bellissime sfere in vetro pieno di Murano. L’installazione Sinfonia Planetaria presenta, infatti, quindici globi, costruzioni sferiche che costituiscono un esempio di grande maestria estetica, risultato dell'antica tecnica a sommersione la quale permette di creare vortici diafani che assecondano il colore e sostengono la luce su molteplici e differenti strati di densità materica.
La mostra, organizzata da Fondazione Stelline con il contributo di Regione Lombardia e con il patrocinio del Comune di Milano, è accompagnata da un catalogo con testi del curatore, di Anna Bernardini e di Alessandra Klimciuk.
A supporto della narrazione è in programma domenica 7 gennaio alle ore 16.30 un laboratorio per bambini e famiglie gratuito a cura di PlayArt, sezione didattica della Fondazione Stelline.
Vittore Fratini (nato a Varese nel 1937, dove vive e lavora) si forma nello studio del padre Angelo, scultore. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera vincendo il Premio Titta e per la Pittura il secondo Premio internazionale per le Accademie di belle Arti, con premiazione in Campidoglio a Roma. Espone al Grand Palais des Champs Eliseès al ‘Salon’ di Parigi. Successivamente espone alla Galleria Spotorno di Milano presentato da Carlo Munari.
Ottiene un premio acquisto al IX Premio Città di Gallarate e vince il premio Bignami al “Premio Ina Turing” a Palazzo Reale di Milano, 1964. Partecipa nel 1965 ad “Artisti Italiani in America”, con rassegne a New York e a Washington, ricevuto con Emilio Scanavino alla Casa Bianca dal Presidente Lyndon B. Johnson. Fra le personali si ricordano quella al Museo della Permanente Milano 1965, presentata da Renato Guttuso.
Espone i primi Lumen nel 1975, alla Galleria Montrasio di Monza e al Palace Pier di Toronto a cura di Roberto Sanesi, all'Atelier Donati a Zurigo, e a Milano nel 1978 in due mostre a Milano in contemporanea alle Galleria Annunciata, in via Manzoni e alla Galleria Vismara, in via Brera. Collabora per alcuni anni con la Galleria Falchi. Mostre antologiche ai Musei Civici di Villa Mirabello di Varese nel 1984 e nel 2018, alla Georgetown University a Washington D.C. 1986, alla Civica Galleria d'Arte Moderna di Gallarate 1988.
La casa editrice SKIRA gli ha dedicato una ampia monografia presentata alla Fondazione Stelline a Milano 2002 da Giuseppe Panza di Biumo e da Philippe Daverio. La Galleria Civica di Arte Moderna di Spoleto nel 2005 gli ha dedicato un’ampia mostra antologica, a cura di Martina Corgnati, catalogo Mazzotta. Nel 2009 presenta le sue recenti sculture al “Cortile della seta”, Milano a cura di Angela Madesani.
Nel 2014, SEA e il Museo MAGA di Gallarate realizzano un’ampia rassegna presso l’Aeroporto di Malpensa, dove c’è in permanenza dal 2002 la sua grande scultura “Grande Volo”. Sue opere si trovano alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto, al Museo Maga di Gallarate, ai Musei Civici di Villa Mirabello, nella Collezione di Giovanna e Giuseppe Panza di Biumo, nella Collezione della Fondazione Cariplo, alla Fondazione Stelline. Di lui hanno scritto numerosi Critici e Storici dell’Arte che hanno saputo cogliere e sottolineare nel passato come oggi la coerenza e l’attualità del suo lavoro.