La Deliberazione Regionale n° 1435 del 27/11/2023, stabilisce che verranno istituiti 11 nuovi Ospedali di Comunità in Lombardia, che forniranno un totale di 220 posti letto. Una distribuzione che ne prevede 2 a Milano, 3 in Insubria, 2 in Brianza, 3 a Brescia e 1 a Bergamo, con una capacità variabile tra 15 e 40 posti letto per ogni struttura.
«Nonostante l'indubbio valore di tale iniziativa - si legge in una nota del sindacato - UIL Lombardia evidenzia una notevole contraddizione: la gestione di questi ospedali è affidata a soggetti privati, nonostante le ripetute critiche dell'Assessore al Welfare per la loro scarsa collaborazione nell'abbattimento delle liste di attesa».
«Per la gestione dei posti letto in questi Ospedali di Comunità – evidenzia il segretario confederale Salvatore Monteduro - sono stati stanziati ben 12.304.369 milioni di euro, una cifra significativa che rafforza ulteriormente la posizione degli erogatori privati nel sistema sanitario lombardo. Questo approccio alimenta preoccupazioni in merito alla continua preferenza della Regione Lombardia verso gli erogatori privati a discapito del settore pubblico, soprattutto considerando l'assenza di vincoli chiari e rigorosi relativi alla tutela dei lavoratori. La mancanza di requisiti specifici per l'applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) maggiormente rappresentativi e l'assenza di garanzie sul rispetto dei rinnovi contrattuali sono questioni di fondamentale importanza che non possono essere trascurate».
La UIL Lombardia, critica, inoltre, «il mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nell'iter di approvazione della Deliberazione, un'esclusione che impedisce un dialogo sociale fondamentale per una completa valutazione delle implicazioni lavorative e dei diritti dei lavoratori coinvolti».
«Invitiamo la Regione Lombardia – conclude Monteduro - a rivedere la propria strategia, promuovendo un maggiore equilibrio tra settore pubblico e privato e ponendo al centro delle proprie politiche la tutela dei diritti dei lavoratori e la qualità del servizio sanitario offerto alla popolazione lombarda».