Calcio - 14 novembre 2023, 19:19

Fabrizio Castori, l'allenatore che ogni tifoso vorrebbe avere. «Del contratto non m'importa, qui bisogna incendiare la piazza»

L'ex tecnico del Varese recordman di promozioni e imprese impossibili torna sulla panchina dell'Ascoli a 69 anni con una scarica di adrenalina e passione che ci fa ancora amare il calcio e le persone come lui. Sanguigno e tutto d'un pezzo, per Fabrizio i tifosi sono ancora il primo interlocutore

Umile, vero, unico: Fabrizio Castori (foto Ezio Macchi)

Umile, vero, unico: Fabrizio Castori (foto Ezio Macchi)

«Del contratto non m’importa, sono qui per l’affetto e l’amore che ho per questa piazza, quest’anno avevo bisogno di passione e calore, aspetti importanti per un passionale come me. Qui bisogna incendiare la piazza, qui ci dobbiamo salvare, anche se ci sono limiti tecnici questi passano in secondo piano perché si sopperisce con cattiveria, con la determinazione e con la voglia di fare risultato. Bisogna mettere il fuoco in campo. I calciatori si devono guadagnare il posto ogni giorno perché faccio la formazione l’ultimo giorno, dopo l’ultimo allenamento».

Fabrizio Castori, recordman di promozioni e imprese impossibili, a 69 anni si rigetta in mischia facendoci amare ancora questo sport. Perché nelle sue primissime parole dopo il ritorno sulla panchina dell'Ascoli quart'ultimo in B c'è tutto quello che nel calcio non ascoltiamo più da tempo, Ranieri a parte.

Ci sono le parole "tifosi" e "piazza", ormai scomparse dal panorama di ogni proprietà, dirigenza e staff tecnico, dalla serie A alla D. «Qui bisogna incendiare la piazza, qui ci dobbiamo salvare»: come fai a non tornare allo stadio di fronte a chi ti si rivolge così?

C'è la parola "contratto", ma nel senso opposto di quello che ci si può aspettare: «Del contratto non m’importa. Poi è chiaro che ci sono clausole, ma lasciano il tempo che trovano. Se stiamo bene si può continuare insieme, altrimenti ci separiamo».

Ci sono altre parole solitamente dette tanto per dire e che invece qui valgono tutto, "passione", "affetto", "calore", "cattiveria", "fuoco" e poi un avviso pane al pane e vino al vino per i giocatori, a cui i nomi sulla maglia e i contratti da oggi andranno di traverso se non si guadagneranno il posto «ogni giorno perché faccio la formazione l’ultimo giorno, dopo l’ultimo allenamento».

Noi non avevamo dubbi su tutto ciò, ma sentirselo ripetere ci fa ancora amare un calcio dove esiste uno spazio piccolo, ma state certo che lui lo allargherà a mani nude fino a farlo diventare immenso, per una persona come Castori. 

Fabrizio per noi non sarà mai "mister 10 promozioni", conquistate a ogni latitudine e in ogni luogo, ma l'uomo che, dopo un 1-1 di Pucino al 90' segnato sotto la curva varesina al Menti di Vicenza - una curva che lo sosteneva contro tutti e tutto, perfino contro un dirigente che alla fine riuscì a esonerarlo, rovinando il campionato del Varese - corse sotto l'acqua dalla panchina e andò a incastrarsi tra le grate che dividevano campo e tifosi per toccare e fondere la sua anima con quelle di chi aveva di fronte, in un tutt'uno indissolubile ancora oggi, dieci anni dopo.

Duro o forse semplicemente forte, puro, "povero" nel modo di rapportarsi agli altri e nelle origini, ricco d'umanità e spirito, sempre dalla parte giusta, quella di chi rimane orgogliosamente ad abitare al piano basso del calcio (ma non sorridete, gli spari sopra sono per voi): Fabrizio Castori è l'allenatore che ogni tifoso vorrebbe avere sulla panchina della sua squadra. 

Andrea Confalonieri


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