Meno cambi difensivi, una scelta (quanto voluta e quanto invece “suggerita” da una Sassari poco incline a pungere con il pick and roll?) che in ogni caso ha pagato, nascondendo quei gap fisici che si sono manifestati any given Sunday sin qui.
E poi la voglia di attaccare il ferro, di fare quel passo in più dentro l’area per muovere l’attacco e di conseguenza la difesa. Un po’ di Moretti, un po’ di Hanlan, un po’ di Shahid (eppur si muove…) e un po’ di Librizzi finalmente nelle rotazioni (perché lui, questo livello, lo vale e lo ha già dimostrato…): manca il play? Vero, e si è visto contro il pressing isolano, ma allora via di Lucifero… Tre teste, anzi abbondiamo: quattro.
E poi ancora le rotazioni: più frequenti, più brasiane, soprattutto più mischiate. Se non cambi intere linee contemporaneamente, come nell’hockey, la panchina ti sembra meno corta di quella che è.
E infine l’intensità, che sta crescendo in una squadra che rimane sbagliata o meglio incompleta, ma è fatta di giocatori che sputano l’anima per cercare di incollarsi l’uno all’altro, che ci provano sempre e oggi ce l’hanno anche fatta. Proprio quando non poteva sbagliare.
Ci prendiamo questi miglioramenti tangibili e ci prendiamo questa vittoria che non dice nulla di più di quello che è: una boccata d’ossigeno. Chi aveva in mente le Dinamo degli ultimi dieci anni sarà rimasto deluso: quella vista a Masnago - ma va sottolineata più volte la mancanza di un fuoriclasse come Bendzius e quella di un giovane rampante come Diop, entrambe sotto le plance - è una versione sbiadita e un po’ scollata, generosa nell’aiutare Varese a ritrovare ritmo e fiducia. Dopo aver affrontato, tuttavia, il peggior calendario della Serie A, lo scollinamento era previsto, con l’avvertenza che contro Napoli e Scafati molto probabilmente si ricomincerà a salire.
In piccolo oggi la Openjobmetis ha fatto, soprattutto davanti, quello che faceva lo scorso anno: far girare la palla (21 assist, miglior prestazione stagionale in campionato) per trovare il tiro più rapido ma anche - possibilmente - il migliore. Niente champagne, ma la gazzosa a tratti è stata gustosa, seppur ancora dosata. L’importante è che si sia potuta apprezzare una differenza sostanziale tra la Varese che fa (prende i rimbalzi, corre, tira pulita e difende) e la Varese che non fa (quella stantia sull’arco, quella che si fa sfuggire le carambole, quella che cambia sempre e suggerisce agli avversari come farle male).
Menzione per Moretti, per il suo senso del canestro, per i suoi 9 assist, per non aver sbagliato una scelta. E menzione per Cauley-Stein, che continua e continuerà a farci imbestialire con le sue pause sceniche, ma oggi - va ammesso - non è stato solo numeri, ma anche senso (il +19 di plus/minus dice tutto).
Lavori in corso, in attesa di un intervento correttivo che prima o poi - quando sarà possibile - dovrà arrivare per forza. Più vittorie verranno messe in saccoccia, però, più sarà preciso l’intervento.