La Varese Nascosta - 26 agosto 2023, 07:50

LA VARESE NASCOSTA. 26 agosto 1848, quella volta che Garibaldi fu sorpreso dal nemico a Morazzone

Oggi facciamo un salto nella storia di 175 indietro: era il 26 agosto 1848 quando Giuseppe Garibaldi dovette trovare riparo in Svizzera dopo un attacco nel Varesotto

LA VARESE NASCOSTA. 26 agosto 1848, quella volta che Garibaldi fu sorpreso dal nemico a Morazzone

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Oggi facciamo un salto di 175 anni indietro nella storia: era il 26 agosto 1848 quando Giuseppe Garibaldi fu sorpreso dal nemico a Morazzone e dovette trovare riparo in Svizzera.

Porta il suo nome la “main street” del centro storico di Biumo Inferiore dove, il 26 maggio del 1859, al comando dei suoi Cacciatori delle Alpi, Giuseppe Garibaldi respinse l’assalto delle truppe austrungariche comandate dal tenente maresciallo Karl von Urban. Con la vittoriosa “battaglia di Biumo” cominciò la liberazione della Lombardia nordoccidentale dal giogo straniero e sbocciò la “relazione sentimentale” tra l’Eroe dei Due Mondi e la città di Varese.

Giuseppe Garibaldi, che era nato a Nizza, sottratta al Regno di Sardegna e annessa all’Impero dal Bonaparte, il 4 luglio del 1807, aveva già combattuto in terra varesina nel 1848, nel corso della Prima guerra d’Indipendenza. Il 15 agosto ebbe il primo vittorioso scontro con le truppe austriache a Luino e, raggiunta Varese, pronunciò, dal balcone del Palazzo Pretorio in piazza Podestà, un applaudito discorso con cui chiamava i varesini alle armi.

Ma il 26 agosto fu sorpreso dal nemico a Morazzone e dovette trovare riparo in Svizzera. Garibaldi ebbe la sua rivincita in terra varesina undici anni dopo. Sbarcato con i Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende il 23 maggio 1859, il generale entrò in Varese e diresse dalla Villa Ponti Napoleonica, sul colle di Biumo, la battaglia che costrinse il nemico a una precipitosa fuga verso Como, alle cui porte, a San Fermo, il 27 maggio i volontari garibaldini riportarono una nuova vittoria. A San Fermo fu ferito a morte uno dei più valorosi ufficiali del generale, il capitano Carlo De Cristoforis. Liberate Varese e Como, Garibaldi pensò di “bonificare” il nord del Varesotto dalla presenza austriaca attaccando il fortino di Laveno.

L’impresa però non andò a buon fine e nel frattempo la città, lasciata senza difesa, fu accerchiata dalle truppe di Urban e bombardata due volte dalle alture delle castellanze di Bosto e di Giubiano. Con gran parte della popolazione che si era rifugiata nelle alture a nord di Varese, toccò al pretore Sopransi il delicato compito di trattare con il comandante austriaco il pagamento di un iperbolico “riscatto”, che però non fu mai pagato versato perché, con Garibaldi di nuovo alle porte di Varese, il tenente maresciallo Karl von Urban fu chiamato a rinforzare le truppe che cercarono invano di contrastare i franco-piemontesi a Magenta.

La digressione di Garibaldi, che costò a Varese gravi danni di cui si conservano ancora le tracce nel campanile del Bernascone, non incrinò però il rapporto tra il generale e la città. “La Città di Varese – si legge in un indirizzo del Municipio – sebbene assoggettata, per aver lui e i suoi festosamente accolti, alla vendetta austriaca, pure non cessa d’ammirarlo”.

Tanto è vero che il collegio di Varese lo elesse deputato al Parlamento subalpino il 29 marzo 1960, ma il Gran Nizzardo optò per l’elezione nel collegio di Nizza Marittima e lasciò poi il seggio in segno di protesta per la cessione della sua Nizza alla Francia. Il Consiglio comunale, su proposta del sindaco, già podestà, Carlo Carcano concesse a Garibaldi la cittadinanza onoraria il 10 maggio 1860. E la vittoria garibaldina fu celebrata dal sacerdote-patriota varesino don Giuseppe Della Valle nel libro “Varese, Garibaldi e Urban nel 1859”.

Il generale fu più volte ospite, a Varese e nel castello di Besozzo, di Domenico Adamoli, a cui è intitolata una via di Biumo, della consorte Lucia Prinetti e del figlio Giulio, politico, scrittore, geografo ed esploratore, che seguì Garibaldi in Aspromonte, nella Terza guerra d’indipendenza e a Mentana. Non va infine dimenticato il sodalizio tra l’Eroe dei Due Mondi e un altro varesino illustre, Felice Orrigoni, anch’egli ricordato nella toponomastica cittadina. Capitano di mare, aveva conosciuto Garibaldi in America Latina e tra i due si era stabilita un’intima amicizia, cementata dai comuni ideali risorgimentali.

Il patriota varesino si trovava a Montevideo quando, il 15 aprile del 1848, Garibaldi decise di salpare con lui per l’Italia. Da quel momento Felice Orrigoni fece parte dello stato maggiore del generale fino all’impresa dei Mille (fu lui, capitano del Franklin, a traghettare le camicie rosse dalla Sicilia alla Calabria).

A Garibaldi, stabilitosi a Caprera dopo l’impresa dei Mille, Orrigoni inviò in dono dall’Inghilterra un’avveniristica casa prefabbricata, la “casa di ferro”, che oggi ospita la biblioteca garibaldina. La casa fu spedita in trentotto casse, una delle quali contenente gli attrezzi per il montaggio. A Caprera Garibaldi si spense il 2 agosto 1882.

Fausto Bonoldi da La Varese Nascosta

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