Territorio - 12 agosto 2023, 14:30

LA GUIDA. Ferragosto da riscoprire, le cinque passeggiate "nascoste" per una scampagnata alternativa nel Varesotto

A Ferragosto il mondo si ferma e aumenta la frenesia per la gita fuori porta con la voglia di scoprire angoli nascosti di paradiso: dalla Valganna alla Veddasca, ecco cinque mete meno tradizionali ma capaci di far riscoprire il nostro territorio

LA GUIDA. Ferragosto da riscoprire, le cinque passeggiate "nascoste" per una scampagnata alternativa nel Varesotto

A Ferragosto il mondo si ferma, è una legge non scritta, un atavico passaparola. Il giorno 15, Annunciazione della Beata Vergine Maria, aumenta la frenesia per la gita fuori porta, la mangiata con la famiglia e/o con gli amici, la voglia di scoprire angoli nascosti di paradiso che, per fortuna, nella nostra provincia sono ancora abbondanti, anche se a volte colpevolmente dimenticati.

Non sembra esserci scampo, le ultime previsioni indicano per la ricorrenza ancora il dannato caldo tropicale quasi ai massimi livelli, quindi ecco la necessità o di un tuffo nei laghi balneabili, o della fuga verso i boschi e la montagna. Dove andare quindi a rilassarsi senza l’assillo del condizionatore e dei ventilatori, evitando magari le “solite” Grotte di Valganna, il Campo dei Fiori o il Lido della Schiranna

MONDONICO, IL BALCONE SULLE VALLI 
(Valganna)

Un luogo magico e antico, dove è possibile villeggiare ma anche fare una passeggiata corroborante, magari dopo aver pranzato allo storico Ristorante Bellavista, sta proprio in Valganna, ed è la frazione di Mondonico, appollaiata sulla cima del monte omonimo, dalla quale si gode una vista spettacolare sulle nostre valli. Il paesino si può raggiungere sia da Bedero Valcuvia, sia da Ganna (con splendida vista sul laghetto), inerpicandosi su una strada piuttosto stretta a tornanti, immersa nel verde. Da Bedero, è anche possibile partire a piedi, e percorrere un tratto della Linea Cadorna, con i manufatti e le trincee della Frontiera Nord, fino ad arrivare a Mondonico per la via Garibaldi. 

Spulciando la guida di Giannetto Bongiovanni e Mario Rivoire “Varese e la sua provincia”, pubblicata nel 1931, si legge: «Appartiene al comune di Valganna il paesello montano di Mondonico, cui si arriva per la strada di Bedero. Esso fu rimodernato da un munifico cittadino che lo fornì di acque a luce; sulla piazzetta ricordo ai Caduti, e una lupa e un leone, calchi di quelli che ornano la nuova Stazione di Milano». La lupa capitolina e il leone della Stazione Centrale sono ancora lì, assieme alla statua déco di una donna, nascosta tra il verde, sul sentiero che dalla piazzetta conduce al centro del paese. 


BOAREZZO, TRA STORIA E... DRAGHILUMACA

(Valganna)
Sempre sulla strada della Valganna, si può fare un salto a Boarezzo, dove il pittore varesino Mario Alioli, che qui soggiornò, rilanciò il borgo con la creazione del “Villaggio Dipinto”, dedicato ai due illustri scultori di Ganna, Odoardo Tabacchi (in realtà originario di Ardena) e Giuseppe Grandi, autore del Monumento alle Cinque Giornate di Milano e tra i protagonisti della Scapigliatura. Sedici artisti, tra cui Vittorio Tavernari, Albino Reggiori, Aldo Ambrosini, Luigi Bennati e Silvio Monti, hanno eseguito pannelli dipinti e affrescati collocati sui muri delle case, dedicati agli antichi mestieri legati alla vita contadina, facendo di Boarezzo una piccola Arcumeggia. 

Da segnalare anche la Villa Chini, che si incontra salendo verso il paese, a testimoniare la presenza della famiglia, originaria di Arezzo, migrata dalle nostre parti alla ricerca di legname da trasformare in carbone di legna, trasportato poi a Milano con i buoi, “quelli di Arezzo”, da cui probabilmente deriva il nome di Boarezzo. Nel bosco appena fuori dal paese, i “taglialegna” Lorenzo Piran e Antonio Colella, hanno realizzato imponenti “sculture” con i ciocchi di legna, un enorme dragolumaca, un gufo e un gigantesco sole, oltre a una famiglia di cinghiali, un cervo e un “omino del bosco” che porta fortuna ai viandanti.


IN BICI PER AMMIRARE IL LAGO DI LUGANO DAL CIELO
(Ghirla e Marzio)
Se invece si vuole fare una bella gita panoramica, magari in moto o in bicicletta, ecco la salita da Ghirla verso Marzio, splendido paese collinare sul pendio del monte omonimo, da cui si gode una vista panoramica sui monti della Svizzera e sul lago di Lugano. Bongiovanni e Rivoire così lo descrivevano nelle pagine della loro guida: «È frequentato dai villeggianti nel periodo estivo, soprattutto numerosi sono i milanesi fra cui parecchi proprietari di ville che abbelliscono il comune. Una volta era la classica villeggiatura dei varesini e dei milanesi. Magnifiche passeggiate con comode strade fra boschi e pinete e molte vedute panoramiche sul Ceresio». Il padre di chi scrive, nato nel 1921, raccontava di aver trascorso da bambino diverse estati alla Colonia “Carolina Bolchini”, allora parte dell’Opera Nazionale Balilla. Da Marzio è splendida la discesa dalla frazione Roncate verso Ardena, dove si può sostare a visitare la chiesa della Madonna del Campaccio, con la pala d’altare dedicata alla Madonna del Latte, prima di “planare” su Brusimpiano, con lo spettacolo del lago di Lugano e di Morcote alla riva opposta. 


AGA, SUGGESTIONI VERTICALI
(Casalzuigno)
Un luogo di straordinaria suggestione, raggiungibile con una stradina quasi verticale (meglio salire a piedi), è la minuscola frazione di Aga, nel comune di Casalzuigno, sul pendio del monte Nudo. La guida di “Varese e la sua provincia” raccontava: «Nell’Oratorio di San Bernardino, in frazione Aga, c’è una tela attribuita al Morazzone», ma la notizia non ha mai avuto conferma. La chiesetta, risalente al XII secolo ed edificata sulle fondamenta di una chiesa preromanica, è uno dei primi edifici cristiani della valle e ha un curioso campanile triangolare. Interessanti sono gli affreschi del XV secolo, attribuiti a un “Maestro di Aga”, e tra il presbiterio e il catino absidale si può ammirare un ciclo dedicato a San Bernardino. Ad Aga, Isabella Corti ha creato l’azienda agricola Abete Bianco, totalmente biodinamica, con la vendita di frutta, verdura e uova.


MUSIGNANO, IL BORGO DEI 25 ABITANTI E DELLE SAGOME UMANE
(Val Veddasca)
Un viaggetto più lungo è necessario per raggiungere una vera e propria perla semisconosciuta della nostra provincia, una piccola frazione di Maccagno superiore posta a 740 metri di altezza dove la popolazione è composta da... pezzi di legno in sagome umane, sculture che Fabio Maccario, carrozziere in pensione, ha realizzato negli anni e collocato nelle viuzze del paesino. A Musignano, che conta non più di 25 abitanti in carne e ossa, si arriva da Campagnano, Val Veddasca, con la prima bella vista sul Maggiore, che da qui appare enorme, incastonato tra i monti, con la punta di Caldé che svetta come un piccolo Pan di Zucchero. Fino a 30 anni fa c’era il turismo delle seconde case, con i milanesi che vi trascorrevano l’estate, ma nel borgo non esistono negozi né trattorie, soltanto figure realizzate da Maccario con il legno recuperato nei boschi e sagomato.

Sotto a un portico ha allestito un tavolo da osteria con i giocatori di carte, mentre intorno c’è chi costruisce le gambe delle sedie e chi sgrana il granturco, con gli attrezzi originali rinvenuti nelle cascine della valle, né manca un Fabio Maccario in legno di castagno vecchio, seduto davanti alla porta di casa, con cappello e sciarpetta e un secchio in mano.

A Musignano, comune al tempo degli austriaci, i sentieri sono quasi tutti spariti, cancellati dai rovi e dall’incuria, nessuno cura più i boschi, e delle grandi tavolate estive per la festa di San Bernardino, la prima settimana di agosto, e della Madonna del Pane, resta purtroppo soltanto il ricordo.

Mario Chiodetti

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