Gallarate - 13 luglio 2023, 15:44

Edoardo Guenzani e i suoi due vicesindaco: «Persona al servizio di Gallarate»

Carattere a volte spigoloso ma sorriso ampio e pronto, impeccabile per competenza e approccio alla politica. Giovanni Pignataro: «Non ha mai riposto agli attacchi ricevuti. È stato un signore». Angelo Senaldi: « Ha vissuto l’incarico come una sorta di riconoscimento personale. E come una missione per il bene della città, non si è mai tirato indietro»

Edoardo Guenzani

Edoardo Guenzani

Edoardo Guenzani è un nome che resterà nella storia di Gallarate. «Perché Edoardo è nome regale» avrebbe scherzato lui. La sua firma di professionista è arrivata su progetti di rilievo nazionale e internazionale, visto l’importante studio di ingegneria con sede nella città dei due galli. Firma Guenzani sul recupero del teatro “La fenice” di Venezia, l’Arengario a Milano, la reggia di Venaria. E sulle vecchie strutture industriali, consegnate alla formazione universitaria, a Castellanza, per la Liuc – Università Cattaneo.

Assessore comunale all’Urbanistica in un passato piuttosto remoto, vicesindaco nella giunta Di Lella (governo che fu più o meno tipica espressione dei partiti anni Ottanta, con qualche maretta), Guenzani è diventato sindaco di Gallarate dopo una lunga pausa dalla politica, in un periodo di contrasti aspri, siccitoso per il reperimento di risorse da parte dei Comuni. Prevalse al termine di una campagna elettorale, quella del 2011, per tanti aspetti drammatica. Lui che fu a capo di una coalizione quasi nuova, lui che amava il gioco personale: tennis e golf, anche se poi tifava Milan.

Quando prevalse, i suoi avversari di maggiore peso si chiamavano Massimo Bossi (ex assessore di centrodestra,  generoso sindaco facente funzioni per un breve periodo, di Forza Italia) e Giovanna Bianchi (Lega Nord, profilo alto, voluta in lizza, dopo vicende confuse, da Umberto Bossi). Guenzani agguantò il ballottaggio per un pugno di voti. Poi vinse.

Era il periodo dell’arancione, quello di Giuliano Pisapia, diventato sindaco a Milano. E uno striscione a lettere arancioni, colore anche della formazione civica “Città è vita”, fu esposto nella affollatissima sala consiliare di palazzo Broletto, la sera dell’esito. “Gallarate liberata”, recitava, con riferimento allo spostamento degli equilibri politici da Forza Italia al centrosinistra. «No, dai – disse Guenzani – fate i bravi, togliete lo striscione». La vittoria era evidente, non c'era bisogno d'altro.

Passarono pochi giorni. E, in Consiglio comunale, all’insediamento,il neosindaco ebbe un pensiero per il suo predecessore, Nicola Mucci: «Fa parte della storia della città». Fu poi sconfitto, Guenzani, da Andrea Cassani, fra i primi a comunicare, oggi, le sue condoglianze.

Guenzani ha governato Gallarate in un momento difficilissimo, dal punto di vista amministrativo. «Era ferrato, – ricorda Angelo Senaldi, vicesindaco nel primo periodo dell’amministrazione targata centrosinistra, poi deputato – quando ho iniziato a frequentare gli ambienti politici lui era già dentro. E si percepivano chiaramente le qualità, la brillantezza. Nell’ambito professionale come in quello politico. Fin da allora ho avuto l’impressione di uno tosto che si misurava con gente tosta. Quando si trattò di affrontare la possibilità di una nostra Variante al Piano di Governo del Territorio, il suo apporto fu importante sia dal punto di vista della decisione complessiva, sia del lavoro su aspetti di tipo culturale e ambientale. Allora non accadeva tanto spesso di ragionare sul consumo di suolo. Con lui, invece…».  Un giudizio sul suo mandato: «Lo ha certamente vissuto come una realizzazione personale. Ma anche come una missione. Non fu semplice convincerlo a mettersi in gioco, con qualità tecniche e amministrative notevoli. Dal punto di vista politico, è stato una grande figura di moderazione».

Giovanni Pignataro, secondo vicesindaco durante l’Amministrazione Guenzani: «È stato un signore. Non ha mai risposto ai tanti attacchi che ha ricevuto. Basta cercare: hanno provato a metterlo in cattiva luce, hanno insinuato… Si ha notizia di come siano andate a finire certe iniziative? Politicamente ha vinto una battaglia che sembrava impossibile. E poi, anche a costo di risultare rigido, è stato coerente nella gestione di un tema allora sotto i riflettori. Quello dei bilanci, con l’assessore Alberto Lovazzano, sua scelta. Un neo? Guenzani non lo contenevi. Lui, quello che faceva, te lo diceva. Dopo averlo fatto».

Stefano Tosi


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