Il Rino, anzi “Orca Balèna” come lo chiamavano tutti in omaggio alla simpatica espressione da lui spesso calata. Quello che si è preso cura dei giovani di Sant’Edoardo come degli anziani, che la sua prima scrivania l’ha avuta 88 anni, all’oratorio, per distribuire palloni. Quello che si è presentato all’ultima festa patronale in carrozzina, perché non poteva mancare.
Rino Gaetano Resmini se n'è andato così, a 96 anni, a trascorrere il suo primo Natale in cielo.
Un riferimento, per ogni generazione. Nato a Lonate Pozzolo nel ’26, quando questa parrocchia di Busto Arsizio non c’era ancora: doveva sorgere con la mobilitazione di don Ambrogio Gianotti. Rino è stato un cardine, di quelli veri, che non fanno nulla per mettersi in mostra: fanno e basta. E fanno funzionare le cose.
Un motore di umiltà e di fede, a cui Sant’Edoardo dirà addio giovedì 22 dicembre alle ore 14. «Lui era una persona di fede, capace di trasformarsi in umanità che parla con tutti – ricorda il parroco don Antonio Corvi – Sapeva organizzare le cose più complicate della vita parrocchiale, dai pellegrinaggi ad altre iniziative, si metteva al servizio per distribuire i palloni o si vestiva d’angelo per chiamare i bimbi alla Novena. Trasformava la sua fede in servizio, per ogni fascia d’età. Sapeva voler bene».
La sua parrocchia era sempre nel cuore e all’ultima festa patronale lo scorso ottobre, in un giorno freddo in cui si erano anche dovuti cancellare degli eventi, Rino Resmini è arrivato in carrozzina.
Lo ricorda con affetto anche il presidente dell’Ardor Alessandro Meraviglia: «Era chiamato l’angelo dell’oratorio, ha sempre fatto tantissime cose, una persona attiva, animatore al centro Serenità».
Sempre pronto ad aiutare, a darsi da fare, e così si presentò a 88 anni dall’allora coadiutore don Stefano Borri con un desiderio. O meglio, una voglia matta – racconta il sacerdote – di dare una mano all’oratorio, allora ecco che gli viene affidato un compito: «Gli ho messo lì una scrivania e una panchetta e si è messo a distribuire i palloni. Lui non aveva mai avuto una scrivania ed era felicissimo». Per i ragazzi un volto solare, un amico: «Per i suoi novant’anni gli abbiamo fatto la festa di compleanno con i fuochi d’artificio. Un uomo di grandissima fede. Se non è in Paradiso lui – dice don Stefano – non c’è nessuno».
Su Rino, tutti sapevano di poter contare. Tanti ricordi, oggi non dolorosi ma carichi di gratitudine, si fondono nelle immagini che ciascuno si porta nel cuore e che fanno dunque anche sorridere in questo momento di addio. Come una scena recente che ricorda don Antonio: «Un ragazzino musulmano è entrato all’oratorio e ha chiesto “Dov’è Orca Nalèna?"».