Storie - 01 settembre 2022, 14:00

Cinque ragazzi e un amore chiamato Kombucha: «È buona, fa bene e ti migliora la vita. Così la nostra passione è diventata un'impresa»

A Induno Olona un gruppo di trentenni produce e distribuisce in tutta Italia una bevanda millenaria che sta prendendo sempre più piede: «Grazie alla fermentazione ha benefici per l'organismo ed è tutta da gustare». Dal Varesotto al Salento sono già un centinaio i locali dove trovarla: «Puntiamo a diecimila litri al mese e a diffondere la cultura di questo prodotto». Per farlo lanciata anche una campagna di crowdfunding

Ivan, Battista, Simone e Mattia nella sala di produzione della Mia Kombucha a Induno. Insieme a Gabriele portano avanti un'impresa che sta conquistando il palato di sempre più italiani

Ivan, Battista, Simone e Mattia nella sala di produzione della Mia Kombucha a Induno. Insieme a Gabriele portano avanti un'impresa che sta conquistando il palato di sempre più italiani

Un prodotto millenario, spirito imprenditoriale, voglia di far conoscere uno stile di vita nuovo e tanta passione. Sono forse questi gli ingredienti più importanti della Mia Kombucha, la bevanda che cinque ragazzi varesini hanno deciso di produrre e lanciare sul mercato di tutta Italia partendo dalla nostra provincia.

«Fa bene, è buona ed è anche bella - dicono Mattia Baggiani, Battista Maconi, Ivan Parenti, Simone Vertemati e Gabriele Mezzadri mentre lavorano nel loro laboratorio a Induno Olona tra fermentatori e lieviti - la Mia Kombucha, una bevanda che nasce dall'unione di tè verde gunpouder e tè nero africano lasciati fermentare con aggiunta di zucchero di canna e aromi variabili, ha duemila anni di storia e che noi vogliamo far conoscere, offrendola non solo agli appassionati del genere ma anche al grande pubblico».

Proprio qui, alle porte di Varese, hanno il loro quartier generale dove seguono l'intera produzione e dove custodiscono gelosamente i contenitori con la madre batterica che sarà poi protagonista della fermentazione. Un vero e proprio tesoro verso il quale i cinque nutrono il dovuto rispetto: «Non si può mai parlare male delle madri batteriche perché loro ti ascoltano e per il risultato finale servono le giuste vibrazioni» scherza ma non troppo Mattia.

I cinque ragazzi hanno le idee chiare e guardano lontano: «Ho iniziato a fare Kombucha un paio d'anni fa - spiega Mattia - e da un anno ci siamo uniti con Ivan creando una nuova società, produciamo attualmente 1.200 litri al mese ma puntiamo a raddoppiare questa quantità entro ottobre e salire ulteriormente nei mesi successivi. Possiamo arrivare a 10 mila litri».

Sì, perché il mercato della Kombucha è in costante crescita: «Ho conosciuto questa bevanda in Australia, dove ho lavorato per anni, e me ne sono innamorato. Tornato in Italia la cercavo nei negozi specializzati e avevo difficoltà: ho quindi deciso di produrla da solo e ho presto capito che c'era no mercato e margini di crescita imprenditoriale», aggiunge Mattia.

In pochi mesi la Kombucha made in Varese ha conquistato un centinaio tra bar, enoteche e ristoranti in tutta Italia («Riforniamo il nord Italia ma anche Firenze e Roma fino al Salento») con i suoi 4 gusti al momento disponibili: naturale, zenzero, lampone e limone. Ma ben presto la gamma si amplierà: è già in programma infatti la versione alla canapa e al luppolo, sfruttando anche la capacità di Ivan che nasce proprio come mastro birraio. Curando anche il marketing: il colorato design delle lattine è infatti creato dagli stessi ragazzi. 

«La Kombucha mi ha aiutato anche a cambiare stile di vita e abitudini - continua Mattia - questa bevanda 100% naturale ha benefici per l'organismo grazie alla fermentazione e alla presenza di microbioti. Appassionarmi a questo mondo mi ha portato a prendermi maggiormente cura di me stesso, nell'alimentazione e nella vita di tutti i giorni».

Ma non è solo business e consumo. I cinque ragazzi si sono fatti anche promotori dell'Associazione Kombucha Italia, il cui scopo è quello di veicolare la cultura di questa bevanda nata in Cina millenni fa, facendola conoscere anche al grande pubblico come già avviene in alcuni paesi anglosassoni: «In Australia questo prodotto - aggiunge Battista - è diffuso come tante altre bevande gasate che si comprano al supermercato. Con tutti i benefici che ne derivano a livello nutrizionale grazie anche alle poche calorie».

«Vogliamo farla conoscere ma anche proteggerla - gli fa eco Mattia - arrivando magari anche a un disciplinare che al momento manca e che certifichi la produzione dell'autentica Kombucha».

La missione dei cinque è già a buon punto, come dimostra anche la richiesta di questa bevanda che molti varesini fanno al Cill, il nuovo chiosco aperto a Ferragosto al Parco Mantegazza proprio da Mattia e suo fratello (leggi QUI): «C'è tanta curiosità e molte persone che la provano sono curiose di gustarla in tutte le sue varietà». 

La strada è intrapresa, ma Mattia, Ivan, Battista, Gabriele e Simone non vogliono fermarsi e, nonostante il continuo aumento delle richieste, puntano a crescere ancora e per questo hanno lanciato una campagna crowdfunding per coinvolgere imprenditori e appassionati di questa realtà in questa avventura (per chi fosse interessato, può trovare tutte le informazioni QUI). 

B. Mel - A. Con.

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