- 06 aprile 2022, 09:11

IL RICORDO. «Ciao don Luigi, quanto hai amato la tua parrocchia e Busto. Quando tu parlavi non volava una mosca e tutti ti seguivamo»

Dall'impegno per valorizzare la chiesa di San Michele con la "banda del badile" e restaurarla a quello per il quartiere. Ma prima di tutto c'erano le persone per don Brambillasca, scomparso ieri: «In ogni momento della nostra vita era al nostro fianco». Ha ispirato molte persone che si sono dedicate al sociale

Don Luigi Brambillasca fotografato da Daniele Belosio mentre indica la Croce nella sua chiesa

Don Luigi Brambillasca fotografato da Daniele Belosio mentre indica la Croce nella sua chiesa

Parla don Luigi Brambillasca, tutti in silenzio. Inizia sottovoce spesso, poi il volume si alza, strappa alla tentazione di abituarsi. Cambia le vite, perché è accanto ai suoi fedeli in ogni momento del loro cammino. A Busto Arsizio, tra i tanti che piangono lo storico parroco di don Michele ci sono persone che semplicemente sanno che lui c'era e ogni momento condiviso era ancora più significativo. Matrimoni, battesimi, tutti i riti che sono il cardine dell'esistenza di un cristiano. Fino all'ultimo saluto, quello che per don Luigi non poteva che avvenire nella sua chiesa, giovedì.

Uomo di Dio e della gente, l'ha definito monsignor Luca Raimondi, che qui fu giovane coadiutore accanto a lui (LEGGI QUI). Ha saputo guidare la comunità negli anni in cui c'era una forte immigrazione dal Sud, dalla Sicilia in primis, e bisognava aiutare nell'integrazione. Si è preso cura della chiesa con la "banda del badile", mobilitando i volontari. Ha saputo, con don Luca, forgiare negli anni Novanta una generazione che poi si è spesso diretta verso impegni sociali. E da quella comunità non si è mai allontanato, anche quando ha lasciato le redini della parrocchia.

La commozione

Commosso il cittadino benemerito e storico della città Luigi Giavini dice: «Dovevo portargli stamattina la foto di una cappellina con San Luigi e Santa Rosalia! Santi di ieri e Santi di oggi. Quanti ricordi. Quante iniziative. Quanto ha fatto per San Michele! Speriamo che il tempo renda davvero luminoso il suo esempio! Come fu contento quando lanciammo e realizzammo le Settimane di Musica e Poesia in San Rocco. Don Luigi, proteggici tutti».

I giovani correvano a San Michele e all'oratorio San Filippo, attirati da ciò che stava fiorendo. Racconta Luca Cirigliano, che poi si è dedicato ad esempio ai detenuti in carcere ed è attivo nel sociale :«Don Luigi, un figo pazzesco. Era il mio confessore. I suoi racconti li porterò sempre con me. Quando mi raccontava dei deboli, degli emarginati e quelli costretti a vivere dietro le sbarre... Qualche anno più tardi ho scoperto quanto mi diceva durante l'ora di religione». Le parole e la vita, connesse: «A scuola eravamo un po tutti piacevolmente affascinati dal suo modo di fare e spiegare. Non volava una mosca! Strano alle superiori seguire così la lezione. Faceva in modo di avvicinarci al Signore attraverso le situazioni che accadevano in parrocchia. Ci raccontava con grande rispetto le storie di tanti».

Così spingeva verso assumersi impegni per gli altri.

Tra i ricordi affidati ai post, con emozione, quello dell'ex assessore ai Servizi sociali Miriam Arabini: «Con te Don Luigi ho conosciuto la grandezza del Signore, grazie a te mio padre confessore, mia guida spirituale ho fatto scelte che solo un uomo di fede, intelligenza e lungimiranza possono consigliare. Grazie per tutto quello che mi hai insegnato, l’umiltà dell’anima e del cuore che solo chi guarda con animo puro può cogliere...».

In ogni momento

Accanto a ciascuno, specialmente quando la vita presenta un conto doloroso. Patrizia Crosta, sanmichelina, lo descrive con comprensibile emozione. «Mi è stato molto vicino quando mi sono ammalata e quando è morto mio marito. Mio figlio era piccolo, venivamo in chiesa e don Luigi lo prendeva vicino e lo bagnava tutto con l'acqua benedetta... Era un uomo molto intelligente, ci ha voluto tanto bene e noi gliene abbiamo voluto. Mi è stato di molto supporto e non lo dimenticherò, non posso».

Anche per Giuseppe Martignoni, lui è stato fondamentale: «Il primo parroco in assoluto da quando ho iniziato a frequentare, a sei anni. Quando predicava, partiva con la voce bassa, poi la alzava... ti faceva risvegliare come da un sonno e ti faceva concentrare al cento per cento su quello che stava dicendo. Un grande oratore. Amava tantissimo la sua parrocchia e cercava in tutti modi di valorizzarla». Riusciva a sensibilizzare molti, ottenendo aiuto economico per opere importanti. 

«Era vulcanico, con un sacco di idee - prosegue Martignoni - Grazie a lui si è rifatto il pavimento della chiesa, un'opera incredibile. Ha coinvolto un sacco di volontari, il gruppo del badile. E quello del presepe... Un parroco sempre presente, sul campo e sul pezzo».

Un impegno che si era preso molto a cuore, il restauro degli angeli nella navata centrale. Tra gli angeli di una navata senza confini, ora lo vedono, lo sentono i parrocchiani.

Marilena Lualdi

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