Basket - 15 febbraio 2022, 20:29

VIDEO - L'onestà del Meo: «Varese, sei stata il mio tutto, ma ora non c'è più il tempo per tornare»

Il ct Sacchetti all'Ultima Contesa e a tutto tondo: «Quest'estate un'altra occasione non si è concretizzata, così come anni fa, quando cercavano un gm e non un allenatore...». Poi le parole sul momento biancorosso, sul futuro della nazionale e un imperdibile siparietto a distanza con Guglielmo Caruso (che replica in diretta): «Rispondimi al telefono, se no non ti convoco!»

VIDEO - L'onestà del Meo: «Varese, sei stata il mio tutto, ma ora non c'è più il tempo per tornare»

«Io di Varese sono stato tifoso, giocatore, capitano, ma non l’ho mai allenata… Quest’estate ho perso la mia ultima occasione ed è finita, ora non c'è più il tempo. Anche qualche anno fa ci sarebbe stata l’opportunità, per la verità, ma alla fine avevano deciso di prendere un general manager e non un allenatore... Non ho rimpianti comunque, anche se non posso non ammettere che mi sarebbe piaciuto…»

Con queste parole si è segnato uno dei passaggi più veri e sotto certi aspetti anche struggenti (per chi ha sempre amato uno dei simboli della storia cestistica varesina) dell’intervista a tutto tondo fatta a coach Meo Sacchetti ieri nella puntata numero 13 dell’Ultima Contesa.

L’allenatore della nazionale italiana ha parlato davvero di tutto, oltre che delle occasioni sfumate che non lo hanno mai portato sulla panchina della squadra del suo cuore, chiudendo il cerchio della storia: della rinascita dei biancorossi in campionato, dei giovani, del suo futuro e di quello dell’Italia e dei sogni ancora da realizzare.

Tra le righe anche un imperdibile “siparietto” a distanza con il pivot della Openjobemtis Guglielmo Caruso. Sul quale il Meo nazionale si era inizialmente espresso così: «Sono contento per lui, anche se ne ha avuto una dietro l’altra ultimamente…Ha la mano morbida, ha un tiro molto alto sulla testa: vediamo che garra avrà di dimostrare qualcosa, oltre le sue qualità tecniche… Ma ora sono arrabbiato con lui, perché gli ho telefonato e non mi ha risposto…La prossima volta non lo chiamo in nazionale se non risponde al telefono…».

Passano i minuti e arriva, a sorpresa, la risposta del giovane giocatore, in diretta, tramite un video: «…Un saluto al coach, volevo scusarmi se non avevo visto la sua chiamata. Ti prometto che la prossima volta non mi sfuggirà…». Sorniona e immediata la controreplica di Sacchetti: «… Scemo, volevo solo sapere come stavi! Adesso memorizza il mio numero».

In mezzo, tante gli argomenti trattati dal ct. Ve ne diamo un estratto.

Sulla rinascita di Varese

«C’è un entusiasmo importante, in campo e in panchina. Hanno liberato la testa e hanno un’aggressività mentale che si trasmette sul campo e sopperisce a qualsiasi deficienza tecnica. La Openjobmetis ha un gioco molto spinto in velocità, Keene quando è in giornata è immarcabile. La vittoria a Venezia mi ha stupito: non pensavo Varese potesse essere in grado, perché la Reyer aveva appena dominato in Eurocup a Boducnost. E ho visto l’atmosfera di Masnago, c’è grande empatia con il pubblico».

Sulle chance di giocare date ai giocatori italiani

«L’opportunità di far giocare i giovani italiani è solo legata ai risultati. Sono quelli ad aver dato ragione a Varese, a Roijakkers e alle sue scelte: le vittorie aiutano a fare tutto. I giocatori per migliorare devono stare in campo a sbagliare, avere un’altra opportunità, avere la fiducia»

Sul suo rapporto con la nazionale e il contratto in scadenza

«Penso solo alla prima partita con l’Islanda, non più in là. Non all’Europeo di settembre, né alla fine del mio contratto con la Fip che scadrà proprio dopo la manifestazione continentale. Ho sempre fatto così, nella mia carriera e in nazionale. Il mestiere dell’allenatore è che deve vincere o ottenere risultati di livello: su questo do ragione a Petrucci. In nazionale funziona così, come nei club: il coach è sempre la ruota debole della struttura. Però posso dire questo: quando vado in nazionale mi trovo benissimo, ho allenato un gruppo di giocatori che mi hanno fatto divertire e stare bene. Queste situazioni, certi legami, non hanno prezzo, vanno oltre i risultati». 

Sui sogni ancora rimasti

«Una medaglia da allenatore mi piacerebbe ancora averla. E poi tra qualche anno, quando smetterò di allenare ad alto livello, mi piacerebbe prendere e guidare una squadra di 15enni, per trasmettere loro quello che penso». 

Alghero o Varese? La seconda, decide Olimpia...

«A me piace stare a Varese, ma mia moglie Olimpia è proprio innamorata di questa città… Però ad Alghero c’è il mio mare… Lei mi dice sempre: se vuoi andare a vivere lì, ci vai da solo. E sarebbe un po’ dura, perché io senza di lei farei proprio fatica»

E poi la Coppa Italia che sta per iniziare, il problema dell’assenza dei lunghi tra i giocatori italiani, i "paragoni" tra la Divarese di Isaac e la Varese di Roijakkers e tanto altro… Ecco tutta la puntata integrale, da non perdere.

F. Gan.


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