“Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. E’ il passo 19,13-15 del Vangelo di Matteo che il parroco di Gazzada Schianno, don Stefano Silipigni, ha scelto per l’omelia del funerale del piccolo Daniele Paitoni (leggi QUI i ricordi commossi letti da parenti e amici, QUI il commento e guarda QUI le foto).
Un passo ricco di significati che, nello spiegare il valore dei bambini agli adulti, li ammonisce e condanna se non si prendono cura di loro. «Siamo riuniti insieme per te e grazie a te, Daniele – ha detto rivolgendosi direttamente alla piccola bara bianca - Perché ci sentiamo molto fragili, siamo tribolati, sconvolti, colpiti. Abbiamo nel cuore la morte perché non possiamo accettare la tua morte, così come è avvenuta. Ci sentiamo impotenti e vogliamo vendicarci, ma stiamo insieme per aiutarci l'un l'altro, per non scoraggiarci. Vogliamo volgere lo sguardo al cielo e ascoltare una parola che ci indichi la via».
Matteo l’evangelista racconta che spesso Gesù ha parlato di bambini, e che li abbracciava e li benediceva. «Un giorno Gesù ha detto: “Se non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli”. Un regno che è realizzabile anche sulla terra, un regno nel quale il valore fondamentale consiste nel vivere e crescere come i bambini: nell'amore in cui ricevono e che restituiscono. E tu caro Daniele, con il tuo sorriso e l'entusiasmo ci hai fatto capire che questo amore lo hai già assaggiato sulla terra con l'amore di mamma Silvia e dei nonni Mariangela e Davide. Hai sperimentato le cure e le attenzioni del personale scolastico. Anche qui in oratorio ci ricordiamo della tua vivacità. Questo, secondo Gesù, è il regno dei cieli».
Gesù però non era ingenuo e buonista. «Sapeva bene che il regno dei cieli è minacciato dal male, che l’amore non è amato e che alcuni adulti si lasciano confondere su chi è il più grande e si corrompono a vicenda, si contendono il potere e si dimenticano di ascoltare i più piccoli. Gesù aveva condannato i grandi che hanno disprezzato i piccoli. Aveva puntato il dito sui grandi senza misericordia e diceva “questo non è il regno dei cieli”. La libertà è legata alla verità e la verità è amore: "A chi scandalizza i piccoli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare", perché che umanità è quella in cui spariscono umanità e amore?».
E poi l’ammonimento alla luce delle polemiche legate alla possibilità che il padre aveva di vedere il figlio nonostante i precedenti. «Caro Daniele, abbiamo l’impressione che noi adulti dovremmo ascoltare di più voi bambini e voi ragazzi. La vostra voce troppe volte è inascoltata. I diritti degli adulti a volte hanno il sopravvento sul diritto che voi avete di essere protetti. Ogni presunto diritto nei vostri confronti deve decadere se non coincide con il dovere da parte dell’adulto di curarvi adeguatamente e prendersi cura di voi: di cercare prima il vostro bene che il suo».
«I bambini parlano con i silenzi e con i pianti e noi adulti dobbiamo ascoltarli senza rifugiarci dietro alle leggi. Non possiamo semplicemente dire “la legge lo consente”, è troppo comodo. Gesù ha insegnato che tutta la legge è buona, ma si prendeva le sue responsabilità e quando si è trattato di disobbedire alla legge, andava oltre in nome di un bene più grande. Davanti alla cura non c’è legge che tenga e responsabilità che si debba attivare».
Don Stefano ha poi ripreso un ricordo di Daniele delle sue catechiste. «Quando ti hanno chiesto cosa avresti regalato a Gesù per la sua nascita, hai risposto “un abbraccio”. Gesù aveva ragione: il regno dei cieli appartiene a voi bambini e tu avevi già pensato di ricambiare l’abbraccio di Gesù con il tuo: amore all’amore. Anche tu come Gesù volevi vivere e gioire della vita, ma anche tu innocente sei stato travolto dalla violenza e dalla morte e noi, davanti alla tua piccola bara bianca, sperimentiamo il buio della tua assenza, della violenza agita contro un innocente. La tenerezza, la compassione, l’affetto profondo e la commozione che sprigionano da te in questo momento e dal tuo ricordo, si sono già trasformati nei nostri cuori in desiderio di bene. Dalla tua piccola bara bianca sta germogliando il desiderio di essere più umani. Si sta realizzando quel regno dei cieli che ci meritiamo. Ti promettiamo che il tuo sacrifico ci restituirà la forza. La tua memoria ci salverà. Grazie Daniele, un abbraccio infinito da tutti noi. E’ solo questione di tempo, ci vedremo tutti nel regno dei cieli».