Basket - 26 settembre 2021, 20:19

Tra Bob Dylan, Pupo e canti senza regola, oggi pure l'ottimismo pare un'opzione

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Contava vincere e si è vinto: il tragico cappotto negativo suggerito dal calendario e dai problemi non ci sarà. In questa Varese il talento offensivo esiste, ma serve qualcuno che lo metta insieme. Discorso diverso per tiro da fuori e difesa

Foto di Fabio Averna

Foto di Fabio Averna

Con Virtus Bologna, Milano e la “fatal Cremona” all’orizzonte, nella prima di Masnago contava solo vincere. Talmente tanto che potrebbe persino risultare inutile chiedersi come ci si è riusciti.

Lo spettro di una partenza griffata 0-3 (o peggio 0-4) già aleggiava pronto a seminare zizzania, con stuoli di emuli di Bartali («l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare») pronti a cantare il loro pessimisticamente celestiale canto e a dimenticarsi che in posizione 1 la Openjobmetis versione 2021/2022 schiera (e non si sa fino a quando) Andrea Amato e non Trey Kell. Bene: non succederà. Alla peggio sarà 1-3, bisogna festeggiare.

Scritto ciò, due parole due conviene spenderle su questo incipit. Provate a mettere su un palco Stevie Wonder, John Lennon, Paul McCartney e Bon Dylan (i nomi di grandi cantanti potrebbero essere “n” mila: scegliete voi quelli che più vi aggradano) e fateli cantare tutti insieme. Nello stesso momento. Senza una regia. Senza coordinare l’orchestra. Senza silenziare l’uno mentre canta l’altro. Risultato? Vedrete diventare quattro grandi cantanti quattro grandi ciofeche. E il concerto un fiasco.

Cosa vogliamo intendere? Che la mancanza di Trey Kell oggi rende ingiudicabile “l’insieme” Varese. Contro Brescia e in tutta la SuperCoppa la squadra è vissuta degli acuti di un talento dei singoli che - ed è questa una delle sottolineature che ci preme di più fare - non pare per nulla banale dal punto di vista offensivo. 

Gentile è un totem: riteniamo che non più del 20% dei giocatori di questa serie A possa tenere il suo post basso. Jones è una delle ali forti più veloci che abbiamo visto calcare il campo di Masnago. Beane oggi è stato zuppa e pan bagnato, ma quando è stato zuppa l’ha vinta lui. Metteteci anche un Egbunu che un pallone pulito in attacco non l’ha visto nemmeno pregando tutte e tre le religioni monoteiste, ma che da pastorello dormiente si è svegliato e ha fatto tuonare il cielo, e capite che oggi, 26 settembre, l’ottimismo è un’opzione da considerare. Nonostante tutto.

Certo, non è che ci siano solo Top Chart tra gli interpreti della nuova Varese: guardando bene il roster si trovano anche i Pupo, i Jalisse e gli Olmo: così, a primo naso, Wilson, Sorokas e l’incolpevole Amato…

Il tempo va lasciato anche a loro per affinare la voce e cavare qualcosa; per tutti, invece, serve semplicemente un playmaker. Altrimenti sarà sempre e solo disordine, lo stesso che oggi ha portato la squadra di Adriano Vertemati al +17 del primo quarto così come a farsi rimontare e a provare diverse volte a perderla.

Il vero limite riconoscibile e forse invalicabile, la vera mancanza, offensivamente scrivendo, ci pare sempre essere il tiro da tre. Difensivamente intendendo, invece, la casa è tutta da costruire: se è vero che oggi il “cagnone” John si è fatto sentire, è altrettanto vero che abbiamo visto almeno 10 volte la retroguardia biancorossa aprirsi come il Mar Rosso davanti agli ebrei erranti.

Non va mica bene.

Fabio Gandini


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