Politica - 10 settembre 2021, 17:08

Ascolto e coinvolgimento: la sfida di Coletto e Azione. «Parliamo con i cittadini e risolviamo i problemi di Varese»

Il candidato sindaco per il partito di Calenda: «Siamo per una politica propositiva, non contro l'avversario. L'obiettivo è iniziare a creare la città del 2030, un luogo che accolga e attragga i nostri figli, non che li faccia scappare...»

Ascolto e coinvolgimento: la sfida di Coletto e Azione. «Parliamo con i cittadini e risolviamo i problemi di Varese»

«Nessun proclama in stile “nei primi cento giorni faccio”… Se sarò eletto sindaco la prima cosa che farò sarà creare dei gruppi di lavoro, delle consulte, con le associazioni per ascoltare, verificare e risolvere davvero i problemi di questa città».

Ascolto e coinvolgimento: sono i concetti basilari del programma varesino di Azione e del suo candidato sindaco, Carlo Alberto Coletto. Cinquantanove anni, commercialista, alle amministrative 2021 coronerà un cammino di passione per un tipo di politica che ha trovato la sua casa proprio nel partito fondato da Carlo Calenda: «Azione è l’unico movimento del panorama politico italiano che mette i progetti e i programmi al primo posto, non le ideologie. Siamo a favore di una politica propositiva, per il Paese e non contro l’avversario, abitudine che purtroppo in questi anni si è incancrenita in Italia. Mi è stato chiesto di candidarmi e ho accettato per la passione che nutro verso questo tipo di politica, ma anche perché abbiamo il dovere di pensare ai nostri figli: rischiamo di lasciare un’eredità pesante che graverà sulle loro spalle per tutta la vita. Onde evitare che siano costretti a scappare da un’Italia diventata invivibile, dobbiamo cercare di modificare fin da ora il contesto. Come sta facendo Calenda a Roma: progetti concreti, non sparate elettorali…».

Obiettivo 2030: la visione programmatica è entrata dritta addirittura nel simbolo che Azione ha ideato per la sua corsa elettorale. «Varese deve capire dove vorrà arrivare fra 10 anni e come vorrà arrestare il declino che la affligge da almeno il doppio. Non basta più la città solo operosa e produttiva: deve trovare un posto e una connotazione precisa nel nuovo scenario globale».

E se ascolto («che significa ascolto dal basso, quindi dei cittadini e delle associazioni culturali, sportive e di categoria: in tanti ci stanno già contattando ai nostri banchetti») e coinvolgimento («ovvero tradurre l’ascolto in azioni concrete») saranno le chiavi generali per affrontare ogni tema amministrativo, lo specifico chiama diverse idee e altrettante urgenze. Una di queste riguarda il mondo delle imprese, solo apparentemente lontano dalle amministrazioni locali: «Il ruolo di un Comune all’interno di un tessuto produttivo non può essere enorme, perché lo stesso non ha la possibilità di utilizzare leve fiscali o incentivi particolari. Ciò non significa però che sia inesistente: rimane innanzitutto possibile uno snellimento della burocrazia, che passi da iter più brevi per autorizzazioni e permessi e da una revisione del PGT che consenta delle modifiche di destinazione d’uso più rapide. Poi ci sono gli aspetti occupazionali, questione che va analizzata partendo dalla formazione. Per legge i Comuni possono essere tra i fondatori degli Istituti Tecnici Superiori insieme ad associazioni di categoria e imprese. In provincia di Varese ci sono pochi ITS e il Comune di Varese non è socio di nessuno di essi. Eppure funzionano: se è vero che in Italia sono seguiti solo da 18 mila persone (contro per esempio le 800 mila della Germania), lo è altrettanto che l’82% di queste trova lavoro subito alla fine del corso e il 18% ancora prima di arrivare al diploma. Quindi si tratta di uno strumento di aiuto alle imprese che non trovano queste professionalità e di aiuto all’occupazione, verso il quale il Comune può avere un ruolo propositivo».

Ma impresa è sinonimo anche di lavoratori. E allora occuparsi di questo mondo significa anche occuparsi della conciliazione tra famiglia e lavoro: «A Varese ci sono solo 4 asili nido comunali: l’amministrazione Galimberti, con un intervento demagogico, ha recentemente previsto la gratuità delle rette per il prossimo anno, ma è una misura che non può durare per l’impatto molto forte che ha sulle casse comunali. Cosa andrebbe fatto? Sfruttando anche le risorse del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza, che in quest’ambito stanzierà oltre 4 miliardi di euro, andranno potenziati sia il numero degli stessi sia - utilizzando risorse del bilancio comunale - andranno improntate iniziative di sostegno alle famiglie che ne hanno davvero bisogno, magari tarandosi sull’Isee. I contributi economici devono avere criterio, infatti, non andare a pioggia come nella pura filosofia dei 5 Stelle».

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