Mattia Zulianello ha 33 anni ed è un ricercatore del dipartimento di Scienze politiche e studi internazionale dell’università di Birmingham con diverse pubblicazioni alle spalle, tra articoli accademici e libri, e che ora è impegnato, insieme ad alcuni colleghi sparsi per l’Europa, in un progetto finanziato dall'ESRC (Il Consiglio per la ricerca economica e sociale): "La sopravvivenza del partito di massa: valutazione dell'attivismo e della partecipazione tra i partiti della destra radicale populista in Europa".
Sono quattro le realtà politiche che la ricerca andrà ad analizzare: la Lega in Italia, l’Udc Svp in Svizzera, Vlaams Belang in Belgio e i Veri Finlandesi in Finlandia. «Per capire cosa spinge le persone a partecipare da attivisti alla vita politica - spiega Zulianello - e quindi stabilire perché gli esponenti di un partito hanno a cuore il mantenimento della struttura organizzativa e, dall’altro lato della medaglia, il senso della militanza».
Zulianello intervisterà i militanti e i rappresentanti della Lega nelle sue roccaforti, quindi partendo da Varese dove nasce il partito che fu di Umberto Bossi, in Veneto e in Emilia, «con la logica di intervistare la base in una grande città, dove c’è una sede storica della Lega e in un paese o una realtà rurale limitrofa». Le domande che saranno rivolte ai militanti verteranno su cose concrete come: come sei entrato nella Lega, perché ci rimani, cosa ne pensi del leader, come funziona l’organizzazione, qual è il significato di partecipare ad un gazebo o di fare volantinaggio… «L’idea di base è che, a differenza di quello che si dice, chi è attivista nella Lega, o in un partito, è una persona normalissima. Questo per ridare dignità alla partecipazione ad un partito oggi, cosa che gli altri movimenti tendono invece a non favorire più, per diverse ragioni».
Tra queste c'è il rischio che nel partito ci siano “infiltrati”. «La Lega ha forse uno dei sistemi di partecipazione più sicuri e intelligenti perché prevede due livelli di membership. E’ un modello molto efficiente perché per entrare in Lega si comincia con l’essere soci sostenitori e dopo un anno e tre mesi si può fare domanda di militanza, che deve essere approvata a livello provinciale poi nazionale e poi federale». Il leghista vero viene valutato in base all’attivismo effettivo, rendendo tutto il sistema organizzativo del partivo davvero funzionale. E Bossi, che ha inventato questo meccanismo, pare sia considerato un genio nell’ambiente.
Zulianello ha già incontrato alcuni esponenti della Lega di Varese, Emanuele Monti, Fabio Binelli e Roberto Maroni, e tornerà in città nei prossimi mesi per incontrare anche i militanti. Nel frattempo il 21 dicembre la Lega andrà a congresso e sarà curioso vedere come i militanti reagiranno ai cambiamenti che inevitabilmente verranno proposti, dal momento che sono cambiati gli obiettivi del partito. A cominciare dal nome che potrebbe per la prima volta fare riferimento al suo leader Matteo Salvini, «che in certi ambiti è più conosciuto del suo partito – analizza -, ma in un sistema come quello italiano, per cui non si vota direttamente il premier, ha poco senso». Per finire con lo statuto. «Toccare lo statuto dal punto di vista simbolico fa tanto – conclude - Apportare delle modifiche, che a prima vista paiono insignificanti, come cambiare nome alle Nazioni o ridefinire le Entità Regionali in Articolazioni Territoriali Regionali, può avere un grosso impatto sulla base».