Francesca ed Elisa lavorano insieme da anni, ognuna conosce il sentire dell’altra, ogni giorno si raccontano la loro vita, condividono le realtà e i sogni, le passioni. Francesca va a cavallo da quando era bambina, equitazione a livello agonistico, ma anche ora che ha smesso le gare, ogni mattina prima di andare in ufficio, passa al maneggio per cavalcare. È il 2022, un giorno come un altro, l’aria è elettrica, il cavallo percepisce ogni più piccolo disagio, si impenna e Francesca cade di schiena. Al momento non sembra una cosa grave, ma con il trascorrere delle ore arriva il peggio, la donna viene sedata, il dolore non è più sopportabile, la sua vita è a rischio, solo un delicatissimo intervento la può salvare.
Elisa Origi, la collega, non l’abbandona, ne segue il calvario fino alla completa e quasi miracolosa guarigione, ma Francesca ha qualcosa di eccezionale da raccontare, un’esperienza di premorte, in inglese “near-death-experience”, una sorta di allontanamento dall’io terreno per entrare in una dimensione sconosciuta, che la scienza ancora non riesce completamente a spiegare.
Elisa Origi è una scrittrice, arrivata alla pubblicazione del suo nono libro, ma il racconto dell’esperienza di Francesca l’ha toccata nel profondo, spingendola ad approfondire il delicato argomento e affidandosi, per la prefazione del volume, a un medico esperto di queste tematiche come Piero Calvi-Parisetti, ricercatore all’università di Northampton, e membro della Society for Psychical Research nel Regno Unito e della International Association for NDE (Near-Death-Experience) Studies negli Stati Uniti.
«Non voglio dire facili verità ai lettori, ciò che ho scritto è il racconto in presa diretta che Francesca mi ha fatto, abbiamo condiviso ogni pagina, è stato un percorso comune. Il libro “Il battito periodico delle palpebre”, pubblicato dall’editore Giacovelli, riprende nel titolo quel movimento cadenzato che hanno le palpebre quando il malato sta per uscire dal coma, una sorta di segnale di rinascita. Ma ciò che ho voluto esplicitare è cosa Francesca ha visto e sentito durante il “sonno” forzato, un viaggio nei quattro elementi naturali, con l’apparizione di lamelle di fuoco che riscaldavano senza bruciarla, e poi l’acqua, con un messaggio importante, il suo minacciato esaurimento, segno di un’aspirazione spirituale bisognosa di arricchimento», spiega Elisa Origi, che lavora come segretaria all’Openjobmetis di Gallarate.
«Nel coma, Francesca percepiva immagini di paesaggi, musiche celestiali e profumi intensi e dolci, e quando si è risvegliata ricordava ogni cosa e l’ha appuntata in un diario. Il sogno svanisce presto e lo dimentichiamo, invece questa esperienza rimane per sempre impressa nella memoria e cambia la vita. Moltissime persone hanno vissuto l’esperienza di premorte, e ci sono tratti comuni, come percepire una forte luce che accoglie, oppure veder passare velocemente tutta l’esistenza, tutto però più reale del reale. Tutti hanno raccontato di essersi sentiti accolti e compresi, amati. C’è una sorta di metafisica della coscienza che non sappiamo spiegare, ma la stessa coscienza ci sopravvive, e chi ha vissuto questa esperienza lo sa. Francesca è felice, ora vive a Santa Margherita Ligure, è andata dove l’acqua l’ha chiamata, ed è riuscita a dar voce a ciò che ha visto e sentito».
L’intento del libro è che il messaggio arrivi anche a chi lavora nel settore sanitario, infermieri e medici, in modo da far sì che si conosca quanto possa essere intensa l’attività interiore di chi si trova a un passo dalla fine. Dopo una “near-death-experience”, infatti, la persona ha un’alta concezione della vita, dà meno importanza al lavoro, al guadagno, all’ambizione di ricchezza, ma più attenzione al benessere collettivo.
La postfazione del libro è affidata alla tanatologa Valentina Dorigo, che scrive: «Francesca incontra gli occhi che trasfondono Amore come da una fonte universale, dove permea un’energia dalla polarità femminile, lei matura e non solo nella sua visione ai confini tra vita e morte, perché quel cambiamento agisce anche al suo risveglio: da assaggiatrice di premorte, porta in primis il nobilissimo sentimento della gratitudine per l’amore che ha cercato in tutti i modi di trattenerla nel suo letto di rianimazione, e infine, come antidoto universale in questo mondo dove vige il tabù della morte.» Una morte che, nelle parole di Elisa Origi mutuate dalla straordinaria esperienza vissuta da Francesca, appare come una vita diversamente esperita.