Primi dall'inizio alla fine. Il Caldaro è campione: complimenti dai nemici preferiti di Varese. Perché una "squadra", anche di fronte alle individualità più numerose - non sappiamo se più forti - alla fine vince sempre. E il Caldaro è l'esempio di una squadra, ed è la più forte, altrimenti non avrebbe rimontato dallo 0-2 iniziale della serie al 4-2 finale. L'abitudine e la capacità naturale di lottare per il vertice non sono solo innate, ma anche sostenute e difese da una società serissima, fatta di zero parole e molti fatti, tutta d'un pezzo e quadrata come il suono dei campanacci dei suoi tifosi, incessante anche stasera ad Aosta. È il terzo titolo in IHL dopo quelli del 2019 e 2021, il quinto in serie B.
È il titolo di chi ha messo le individualità al servizio del collettivo e di uno spogliatoio che si vuole bene e sta bene assieme, lo abbiamo visto anche nei dopo partita contro i Mastini ma, soprattutto, dopo la sconfitta nella finale di Coppa contro il Feltre. È il titolo dell'ormai quarantenne Marko Virtala in pista - l'età non conta quando stai bene e sei un vincente, anzi ti rende ancora più vincente e decisivo in IHL - e del fratello Teemu fuori, che era già allenatore quando giocava (chi vi ricorda?), capace di mettere i giocatori nelle condizioni migliori per fare ciò che sanno fare meglio. Sempre un passo indietro Teemu, anche se il suo sale e il suo pepe hanno dato il tocco in più al trionfo, un tocco fatto di semplicità, linearità e un gioco riconoscibile dal primo all'ultimo giorno di campionato: chiusure dove non passa uno spillo, ripartenze micidiali e situazioni di superiorità o inferiorità numerica come dio comanda sono stata la cornice del titolo, insieme al portiere, quel Samuel Rohregger, 23 anni a fine maggio, senza rivali per continuità e capacità di essere decisivo.
Ma è soprattutto il titolo di chi ha pensato a superare gli avversari con la propria identità sul ghiaccio, senza fare il cinema, senza ricorrere mai a falli e falletti fini a sé stessi, se non quando provocato o in situazioni ambientali estreme a cui non è abituato (come a Varese o in casa proprio di fronte al muro del popolo giallonero, mai facile da subire per chicchessia). Ecco, se c'è stata e c'è una squadra capace di battere il Caldaro, e che avrebbe potuto farlo anche in finale, sono i Mastini e, anche nel momento del trionfo, i rivali per antonomasia di questi anni lo riconosceranno. Ma questo era il loro campionato: complimenti, Lucci, ve lo siete strameritato. Chiunque ami l'hockey, lo ammetterà.
La partita
Dopo nemmeno 4 minuti il Caldaro passa con un gran diagonale da fuori di Felderer che Marinelli (Tura è ancora squalificato, anche questo è un fattore) non riesce a vedere nè a fermare, ma alla seconda superiorità i padroni di casa trovano il pari dopo 16' su rimbalzo con Rohregger - che fin lì aveva rischiato pochissimo - a terra: è Timpone a piombare sul disco come un falco e a insaccare l'1-1. Immediata e spietata replica altoatesina grazie al killer Wieser (se ha un'occasione, ti castiga), forse con un po' di complicità di Marinelli (1-2), che è a terra anche sul tris di Michael Soelva in superiorità a poco più di un minuto dalla prima sirena. Decisivi fin qui l'organizzazione, la compattezza, la visione di gioco in difesa, le rasoiate offensive studiate a memoria e i nervi saldissimi del Caldaro, oltre alla differenza in porta.
Il poker è servito a inizio ripresa grazie al gol al volo di Alex Oberrauch a porta praticamente sguarnita dopo l'assist spaziale di Wieser che sbilancia difesa e portiere aostano: è il 4-1 ospite. In superiorità i padroni di casa accorciano e tornano a -2 grazie alla deviazione vincente di Mocellin sul tiro di Christian Buono, ma con l'uomo in più e sull'ennesimo disco lasciato davanti alla porta Siiki non dà scampo: 5-2 per i Lucci, titolo ipotecato.
Terzo tempo in controllo per 11 minuti, finché un lampo d'orgoglio di Berger dopo controfuga in inferiorità prova a dare un senso al finale sul 3-5, ma lo splendido colpo del ko arriva grazie a un capolavoro di Siiki su azione alla Franchini. Il quarto gol aostano di Auvinen vale solo per le statistiche, come le penalità partita a Badoglio e Timpone, non il settimo ospite di Maximiliam Soelva. Perché è quello dell'apoteosi, con il rumore dei campanacci che arriva in paradiso.
Finale IHL - Serie: 4-2 Caldaro
Gara 6: Aosta-Caldaro 4-7 (1-3, 1-2, 2-2)
Reti: 3'54" Felderer (Schoepfer, Vinatzer) 0-1, 16'05" Timpone (Nimenko, Nardella) in sup. 1-1, 16'50' Wieser (Felderer, Virtala) 1-2, 18'47" Michael Soelva (Virtala, Wieser) in sup. 1-3; 21'08" Alex Oberrauch (Graf, Wieser) 1-4, 30'57" Mocellin (Nardella, Christian Buono) in sup. 2-4, 38'05 Siiki (Virtala, Wieser) in sup. 2-5; 51'09" Berger (De Nardin, Pfoestl) in inf. 3-5, 53'58" Siiki 3-6, 57'43" Auvinen (Nardella, Carmine Buono) 4-6, 59'24" Siiki (Maximilian Soelva) 4-7.
Note - Tiri Ao 22, Cal 23. Penalità Ao 61' (penalità partita a Thomas Badoglio e Patrick Timpone), Cal 16'. Spettatori: 800.