Ventunesima puntata stagionale de L’Ultima Contesa andata in onda ieri sera, il giorno dopo la vittoria 95-82 della Openjobmetis Varese sulla Givova Scafati, avversaria diretta nella corsa salvezza.
Uno dei protagonisti del match e della stagione della Openjobmetis è stato l’ospite di ieri sera: Davide Alviti. Con l’ala ciociara si è parlato ovviamente della partita di ieri, ma anche degli ostacoli incontrati nel corso della stagione e dell’arrivo di coach Kastritis.
Altri ospiti sono stati Enrico Salomi, giornalista di Malpensa24, e Orazio Cauchi, firma di punta del basket mercato italiano e reporter per Backdoor Podcast e Basketnews.com, con cui si è dato uno sguardo generale al campionato italiano e ad alcuni temi caldi, come lo sbarco in Europa della NBA.
Di seguito alcune delle dichiarazioni di Alviti.
Sulla vittoria di domenica: «A freddo l’apprezzi ancora di più soprattutto dopo un grande digiuno. Abbiamo fatto una partita solida, e non era scontato visto che loro stanno attraversando un periodo di difficoltà. Era una partita facile da poter sbagliare, e invece siamo stati solidi e continuativi: da quando è arrivato il nuovo coach abbiamo sempre offerto prestazioni positive, a parte Reggio Emilia, in cui abbiamo giocato molto bene in difesa».
Cosa è cambiato con l’arrivo di coach Kastritis? «A livello filosofico è cambiata la priorità: facevamo tanta fatica in difesa e ovviamente è diventato il nostro focus. Ovvio che quando hai un tipo di gioco fatto molto di su e giù, come è stato con Mandole, l’energia le concentri più sulla fase offensiva. Al contrario, se metti tanta aggressività poi correre è un po’ più faticoso sui quaranta minuti».
Differenze tra Mandole e Kastritis: «Ogni allenatore ha il suo stile di gioco: Mandole aveva il suo, Kastritis ne ha un altro, più improntato su difesa, aggressività e sull’aiutarsi molto, ci dice sempre di marcare la palla, e non i giocatori. La cosa su cui dobbiamo lavorare ancora tanto sono i rimbalzi, è sotto gli occhi di tutti. Inoltre, il coach vuole che andiamo forte sui close-out, perché possiamo essere sicuri che poi c’è il nostro compagno che ci aiuta dietro».
Sul suo adattarsi al sistema di gioco di Varese: «All’inizio ho fatto fatica, è un gioco molto diverso dalle altre squadre, anche se ora si vede un po’ di più. Alla fine mi sono integrato abbastanza bene, se capisci i meccanismi e come sfruttarli viene tuto in tuo favore. È un sistema che ti porta a sbilanciarti un po’ ma anche a raddoppiare i punti di forza».
Come valuta la sua stagione a livello personale: «Super positiva. Penso che i numeri di quest’anno siano frutto di tutte le esperienze fatte in precedenza: gli ultimi quattro anni mi hanno dato tanto. E poi ci metto anche il lavoro quotidiano, soprattutto ora che gioco una partita a settimana. Sono contento che sto aiutando la squadra».
Sul suo essere un giocare totale: «Più sali di livello e più servono specialisti. Ho sempre cercato di avere più armi possibili: quando giocavo nelle giovanili dell’Eurobasket Roma, coach Davide Bonora mi faceva giocare da 5, e da lì ho iniziato a cercare di carpire qualcosa da tutti».
Se abbia avuto qualche screzio con lo staff tecnico nel finale di domenica: «No. Ero arrabbiato per un fischio brutto, non c’entra assolutamente nessuno. Sono cose che con l’adrenalina e l’agonismo nascono e muoiono lì».
Sui tifosi di Varese: «Sono fantastici i tifosi, ci danno una forza incredibile. Ho capito cosa vuol dire giocare per Varese e con questo pubblico: entri a fare riscaldamento ed è già tutto pieno, i tifosi ti supportano sempre, quando vado in giro sento tanto affetto. Quando segniamo e facciamo belle giocate è infuocato, e non possiamo chiedere di più».
Qui sotto il video della puntata integrale.