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Calcio | 14 febbraio 2025, 16:01

Vitofrancesco, un vero capitano del Varese: «Vorremmo fare accadere qualcosa di straordinario»

Indossa la fascia biancorossa incarnando valori antichi di questa maglia come la capacità di giocare da "tifoso" del Varese, quella di vincere sfide impossibili e di farsi seguire in battaglia. «Curva e fedelissimi sono la nostra adrenalina. Gruppo coeso, mentalità vincente e compagni straordinari: non c'è tempo per pensare al futuro perché abbiamo voglia di vivere fino all'ultimo secondo il presente»

Ferdinando Vitofrancesco, 36 anni, capitano e condottiero biancorosso (foto Ezio Macchi)

Ferdinando Vitofrancesco, 36 anni, capitano e condottiero biancorosso (foto Ezio Macchi)

Essere capitani del Varese (così lo chiama la gente che lo va a vedere e quella che lo segue da casa nelle dirette, così lo chiamano i giocatori che ne indossano la maglia in questi anni, così lo chiamano gli avversari e gli ex di ogni tempo e grado e così lo chiama perfino lo speaker, quindi così lo chiamiamo anche noi) presuppone poche ma rare e preziose capacità.
Primo: sentire "addosso" i tifosi del Varese facendosi interprete dei loro sentimenti profondi o, meglio ancora, sentirsi un tifoso del Varese ed essere pronto a comportarsi da tale in campo e fuori, qualunque siano le conseguenze.
Secondo: entrare in collegamento con il vento del Franco Ossola, un vento che porta il Varese a vincere i campionati e le sfide più grandi quando pochi o nessuno, al di fuori dello spogliatoio e dei suoi tifosi più fedeli, gli dà credito, piuttosto che quando è favorito.
Terzo, e forse siamo al compito più difficile: essere capitani del Varese significa, come disse Peo Maroso nel libro di Stefano Affolti, "sentire arrivare le cose prima che arrivino davvero". Se c'è aria di battaglia o tempesta, preparare i compagni e il pubblico alla battaglia e alla tempesta, facendoli poi giocare in campo insieme a te, in dodici, perché il capitano biancorosso racchiude tutti, soprattutto il dodicesimo uomo. 
Per tutti questi motivi Ferdinando Vitofrancesco è un vero capitano del Varese. (confa)

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Ferdinando Vitofrancesco, colonna e capitano del Varese, nasce a Foggia il 4 agosto 1988. A cinque anni inizia a giocare a Tradate, dove si è trasferita la famiglia per motivi di lavoro del padre, ed è proprio grazie alla grande passione del papà per il calcio che a 9 anni "Vito" fa un provino nell'Atalanta, senza successo, in quanto viene giudicato dotato di "poca personalità". Ma in casa Vitofrancesco non si molla facilmente, e così segue un provino al Milan, che invece è superato: colpiscono la sua capacità di giocare velocemente la palla e di impostare l’azione offensiva, con buone caratteristiche tecniche sia nel ruolo di terzino destro che da esterno di centrocampo. Vito cresce nel vivaio rossonero: ironia del destino, Ancelotti lo manda in campo al posto di Maldini in amichevole a 19 anni al Franco Ossola contro il Varese. Nel 2007 ecco il passaggio alla Cremonese, dove rimane per tre campionati, prima di Grosseto, Cittadella, Perugia, Alessandria, Lecce, Feralpisalò, Audace Cerignola, Rende, Lavello, Casarano e, dal 2023, Varese.

Come mai Varese?
Scelta di vita: avevo intenzione di tornare al nord, anche per agevolare il lavoro di mia moglie che è insegnante di scuola primaria, e così eccomi a Varese, un ritorno a casa a tutti gli effetti. Devo dire che è stata una scelta vincente visto che mi sono subito trovato benissimo perché adoro la città e le stupende zone della "nostra" provincia.

Rapporto con la tifoseria?
Sono la nostra scarica di adrenalina, ci aiutano e ci supportano nei momenti di difficoltà. Personalmente e a nome della squadra e di tutto lo staff ci tengo a ringraziarli e a dire che li sentiamo molto vicini, e questo ci dà sempre una carica in più. Questa tifoseria e la città meritano di giocare su palcoscenici diversi.

Tra i mister avuti in carriera, chi porti nel cuore?
Maurizio Sarri quando giocavo nel Grosseto mi ha insegnato molto. Padalino al Lecce  mi ha trasmesso idee innovative di gioco, Corrado Cotta nel campionato scorso con un bellissimo cammino e il terzo posto finale ha dato la mentalità giusta a questo Varese. 

Siete a -6 dal Bra dopo 9 vittorie nelle ultime 10 gare quando mancano 11 partite dalla fine: come vedi la volata per la promozione?
Entusiasmante. Potrebbe accadere qualcosa di straordinario, ma non dobbiamo mollare. Il mio attaccamento alla maglia lo trasmetto anche ai compagni, che sono eccezionali e non smettono mai di crederci. Questo è un bel gruppo, siamo coesi, abbiamo la giusta mentalità vincente che il mister e il suo staff ci trasmettono con tanta professionalità e serietà. Soffriremo fine ala fine per dare una grande soddisfazione ai nostri tifosi davvero unici. E se ci saranno momenti di difficolta farò valere la mia esperienza e motiverò tutti per dare il massimo e onorare questa maglia.

Programmi futuri?
Per adesso penso a continuare a giocare e a dare supporto al Varese perché fisicamente sto molto bene. Tra qualche anno chissà, magari avrò la fortuna di rimanere nel calcio. Ma non pensiamoci adesso, ora c'è solo un obiettivo importante davanti a me e ai miei compagni.

Claudio Ferretti (in collaborazione con Andrea Confalonieri)


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