«Puoi vincere o perdere ma non puoi non presentarti in campo, che è quello che è successo con Brescia. Non abbiamo mai dato l’idea di poter stare in partita e questo non può succedere di nuovo».
La fotografia è nitida, leggibile, scevra di qualsivoglia post-produzione sensibile di edulcorare la pillola e modificare la realtà: Varese contro Brescia è stata sotto il livello minimo della professionalità applicata alla pallacanestro. Herman Mandole non cerca di nascondere la verità, te la butta lì, anzi, ancor prima della domanda, evidentemente consapevole - e non è un’evenienza scontata in un mondo dello sport dove le responsabilità si cercano sempre un po’ ovunque - che la certezza di aver toccato il fondo sia la prima spinta per risalire.
Sarà dura, contro Milano… Il derby numero 191 (114-76 per le Scarpette Rosse il bilancio) della storia, ovvero una delle partite più difficile che il menù di ogni stagione propone, subito dopo la peggior sconfitta casalinga in ottant’anni di storia: se non è un K2, poi ci manca.
Il memento del coach argentino però non è rimandabile per nessuna ragione: «Dobbiamo cambiare faccia rispetto all'ultima partita. I ragazzi penso abbiano capito che una situazione del genere non può più accadere, mi aspetto di vedere una reazione. Come? Mettendoci molta più energia in campo. Nel basket si può giocare in tanti modi, noi abbiamo il nostro, ma tutti dipendono dall’energia con cui si fanno le cose».
Come dargli torto? Ma anche come non chiedersi perché le montagne russe della grinta continuino a essere una costante di questa Openjobmetis? «È vero, ci è successo tantissime volte, è un problema per noi e lo è stato anche quando abbiamo vinto. Ci manca esperienza in alcune situazioni, anche se abbiamo giocatori esperti. Abbiamo momenti molto buoni e altri fin troppo brutti e questa alternanza così evidente non va bene. Sulla partita con Brescia, però, penso non si possa fare nessun tipo di analisi perché non siamo mai stati presenti in campo…».
Già. E lui, l’Herman solitario come solo gli allenatori nei momenti duri possono essere (brutta grana questo lavoro…) come sta? Come sta dopo i fischi, dopo le critiche, dopo una contestazione perdurante che purtroppo non è una novità su questi schermi? «Io penso a lavorare e a come cambiare questo momento, come dopo Cremona, dove in classifica eravamo messi molto peggio. Se facciamo una comparazione rispetto all’anno scorso, in classifica siamo messi meglio, ma non a livello di gioco nell’ultima partita e mezza. Dobbiamo tornare a performare come sappiamo per stare più tranquilli soprattutto a livello ambientale».
Ebbene Milano. La Milano reduce dall’impresa di Eurolega con il Pana, ma anche la Milano che in campionato non ha ancora messo in moto tutti i propri cilindri, vittima degli infortuni (Nebo, Causeur, Mirotic, Diop, Ricci e ora anche Flaccadori) e fiatone da maratone europee: quinto posto in classifica a quattro punti dalla vetta, ma anche un bilancio di cinque vittorie nelle ultime sei gare dopo le tre sconfitte consecutive dei mesi scorsi.
Il confronto, va da sé, è impari, anche se i numeri di questo campionato lo dipingono meno sproporzionato di quello che in realtà è, se non nel dato dei rimbalzi (ultima Varese nella percentuale di carambole, l’Ea7 sesta). “Dietro” la squadra di coach Ettore Messina sta vivendo problemi storicamente a lei avulsi (terzultima nel defensive rating, solo Scafati e… la Openjobmetis fanno molto peggio), mentre in attacco punti e rating sono diversi ma non così distanti, così come le percentuali di tiro.
Il vero problema è ciò di cui è capace una squadra come quella dell’ex Nico Mannion («Ogni tanto lo sento» ha detto Mandole), di sicuro intenzionata a non sottovalutare l’impegno dopo la sconfitta dell’andata. E con Brooks, Shields ma soprattutto LeDay in forma smagliante, senza dimenticare proprio il Red Mamba, i rischi che corre Varese non si contano.
I biancorossi dal canto loro recupereranno Keifer Sykes, come da programma. Al posto di chi rientrerà il playmaker? Gray, ammalato, pare escludersi da solo: «Dobbiamo ancora decidere - afferma l’entrenador argentino - Oggi Gray non si è allenato dopo che ha vomitato tutto ieri sera, martedì Johnson ha preso una botta. Vediamo domani se rientra Justin con chi giocare a Milano». Su Sykes: «Si è allenato tutta la settimana, mercoledì ha avuto un piccolo affaticamento ma non ci preoccupa. E’ normale dopo due anni in G-League e 8 mesi fermo. Ora ha recuperato la forma fisica e può tornare nuovamente a darci una mano. Era già pronto a giocare con Brescia 5-10 minuti ma sono io che non ho voluto portarlo e stare lì a pensare di dosarlo con la squadra che, tolto il secondo tempo di Pistoia, aveva trovato un suo equilibrio. Salvatore della patria? No, però certamente la sua leadership ci può aiutare molto. Da Assui a Tyus tutti dobbiamo metterci più energia, perché se giochiamo come sabato che ci sia Sykes o chiunque altro non cambierebbe la situazione».
Come dargli torto?